Una leggendaria principessa, la cui vita e la cui morte, nei secoli, hanno ispirato arte e letteratura. Un potente cardinale, figura di spicco nella storia della Santa Romana Chiesa, appassionato mecenate e collezionista. Tra queste due figure c’è un legame che va oltre la storia e la rappresentazione, entrambe sono ritratte, in particolare, in due capolavori dell’arte del ‘600: “La morte di Cleopatra”, di Giovanni Lanfranco (Parma 1582 – Roma 1647) e il “Ritratto del Cardinale Antonio Barberini” di Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648). Le due opere, un olio su tela e un olio su carta, realizzate, rispettivamente, nel 1630 e nel 1631, sono entrate a far parte della collezione delle Gallerie Nazionale di Arte Antica di Roma, grazie all’acquisizione da parte dello Stato, su indicazione dello stesso museo.
«L’acquisizione da parte dello Stato di due opere per le Gallerie Nazionali di Arte Antica è motivo di festa e di orgoglio per tutti i musei italiani, che ancora una volta dimostrano di essere luoghi di riferimento culturale, con un ruolo attivo e dinamico per la conoscenza del patrimonio culturale e per la promozione della sua fruizione: attività che lo Stato è continuamente chiamato a svolgere in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione», ha dichiarato Massimo Osanna, intervenuto ieri, 23 maggio, alla presentazione dell’acquisizione, insieme a Flaminia Gennari Santori, Direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, che ha sottolineato l’importanza delle nuove acquisizioni. «Riportare a Palazzo Barberini opere che un tempo si trovavano qui e che sono state disperse nel corso dei secoli, e in maniera definiva negli anni Trenta del Novecento, è operazione culturale di fondamentale rilevanza».
La direttrice ha quindi ricordato come i Barberini siano stati tra i principali mecenati europei del XVII secolo e la loro collezione di opere d’arte possa essere considerata il “manifesto” del loro progetto culturale. Ha poi proseguito ricordando che: «In meno di cinque anni grazie alle acquisizioni compiute dalle Gallerie Nazionali e dalla Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, servizio IV e dalla Direzione Generale Musei, servizio I, del Ministero della Cultura sono state acquistate dallo Stato quattro opere straordinarie: il “Ritratto di Abbondio Rezzonico” di Pompeo Batoni, il modello per il monumento funebre di Papa Innocenzo XI di Pierre-Étienne Monnot e infine La morte di Cleopatra di Giovanni Lanfranco e il Ritratto del Cardinale Antonio Barberini di Simone Cantarini».
Il capolavoro di Lanfranco è stato allestito al piano nobile, accanto alla “Venere che suona l’arpa” dello stesso autore, il quale probabilmente si avvalse della medesima modella per la realizzazione delle due opere. I due dipinti presentano forti affinità stilistiche e compositive e furono commissionati da Marco Marazzoli (1602-1662) musicista di corte del cardinale Antonio Barberini fin dal 1629, il quale scelse di esprimere la sua amicizia e profonda gratitudine per la famiglia papale attraverso il dono delle tre opere di sua proprietà eseguite da Lanfranco. L’acquisizione de “La morte di Cleopatra” ricompone il nucleo storico della donazione, che comprende anche l’Erminia fra i pastori (una versione è oggi ai Musei Capitolini).
Acquisito da Brun Fine Art di Milano, “La morte di Cleopatra”, cm 100 x 143, è stata dichiarata di particolare interesse culturale nel 1999 ed è stata esposta alla mostra “L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano”, a Palazzo Barberini, dal novembre 2020 al febbraio 2021
Il ritratto del Cardinale Antonio Barberini di Simone Cantarini è stato esposto accanto ai ritratti dipinti e scolpiti di Urbano VIII e dei suoi nipoti realizzati da Gian Lorenzo Bernini, Giuliano Finelli, Carlo Maratti, Lorenzo Ottoni nella sala della Divina Sapienza, dedicata a illustrare i protagonisti della famiglia Barberini.
Proveniente dalla collezione della Fondazione Gennaro Santilli, nel 1974 il ritratto del Cardinale Antonio Barberini era stato notificato dalla Soprintendenza con l’attribuzione a Jacob Ferdinand Voet in occasione della vendita all’asta Finarte della collezione del principe Marcello Del Drago a cui era appartenuta, e ritrovato in occasione dell’asta Finarte di Dipinti antichi tenutasi a Roma lo scorso 15 settembre 2020.
Il dipinto, un olio su carta applicata su tela delle dimensioni di 48×36 cm, attribuito all’artista pesarese da Anna Maria Ambrosini Massari, autrice di un importante libro sull’artista, è uno studio preparatorio per il ritratto del giovane nipote di Urbano VIII, appena asceso alla porpora, poi realizzato dallo stesso pittore su tela in due versioni, di cui una conservata alla Galleria Corsini.
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…