Categorie: Arte antica

Diego Velázquez, ospite illustre e grandioso: la mostra alle Gallerie d’Italia a Napoli

di - 20 Maggio 2024

Inaugurata nel 2022 a Napoli in via Toledo 177, trasferitasi dal vicino Palazzo Zevallos Stigliano, la nuova sede partenopea delle Gallerie d’Italia (braccio museale e culturale di Banca Intesa Sanpaolo) è sbocciata dallo storico edificio del Banco di Napoli, aperto al pubblico nel 1940 come moderna sede centrale dell’antico Istituto su progetto di Marcello Piacentini, dal quale l’importante, intelligente, funzionale e rispettoso intervento architettonico di Michele De Lucchi ha creato un moderno e razionale museo su cinque piani e di 10mila metri quadrati, di cui 4mila destinati ai percorsi espositivi. L’edificio sorge su parte del lotto anticamente occupato dal grande “complesso di San Giacomo” dove, dal terzo decennio del ’500, su iniziativa di Pedro de Toledo, viceré dell’imperatore spagnolo Carlo V, sono edificati una chiesa e un ospedale dedicati al patrono di Spagna quali istituzioni religiosa e assistenziale per gli Spagnoli ivi residenti e, dal 1597, il Banco di San Giacomo e Vittoria, nel decennio francese confluito nel Banco delle Due Sicilie e dopo l’Unità in quello di Napoli.

Incardinata con successo crescente nel tessuto culturale nazionale e internazionale, oggi tale sede aggiunge un ulteriore elemento di attrazione alla sua già ricca offerta grazie a L’Ospite illustre – rassegna curata e promossa dalla stessa Intesa Sanpaolo e giunta alla 14ma edizione – che ospita in prestito temporaneo capolavori da prestigiosi musei italiani e internazionali ricambiando con analoga e significativa cessione pro tempore di propri tesori: non solo scambio, ma affascinante e fruttuosa sinergia foriera di accurati studi e preziosi approfondimenti nonché di valorizzazione delle reciproche collezioni museali.

L’Ospite illustre alle Gallerie d’Italia: le opere di Velázquez a Napoli

Nell’ottica del suddetto progetto, fino al 14 luglio le Gallerie d’Italia – Napoli hanno il grande privilegio di ospitare nella mostra Velázquez. “Un segno grandioso” l’Immacolata Concezione e il San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos, una coppia di affascinanti e coinvolgenti capolavori giovanili di Diego Velázquez (Siviglia 1599 – Madrid 1660), grande ritrattista e tra gli artisti più rappresentativi del periodo barocco spagnolo. Tali tesori – provenienti dalla National Gallery di Londra – sono probabilmente dipinti per la sala capitolare di El Carmen (Monastero dei Carmelitani calzati di Nuestra Señora del Carmen) a Siviglia e ivi rimasti fino all’Ottocento, quando furono acquistati da un Ministro plenipotenziario appartenente alla famiglia Frere, finché a metà del XX secolo vennero acquisiti dalla National Gallery.

Diego Velázquez Siviglia 1599 – Madrid 1660 Immacolata Concezione 1618-1619 Olio su tela 135 x 101,6 cm Londra, The National Gallery. Acquistato con il supporto dell’Art Fund, 1974. © The National Gallery, London

La sala partenopea che li ospita è al primo piano dove normalmente si può ammirare il Martirio di sant’Orsola (l’ultima opera di Caravaggio) da Intesa Sanpaolo prestata nell’ambito di tale progetto al prestigioso museo britannico per renderne più frizzanti i festeggiamenti del bicentenario ed esposta fino al 21 luglio 2024 nella mostra The Last Caravaggio in cui è confrontata con Salomè riceve la testa di San Giovanni, altro suo dipinto tardo di proprietà della National Gallery.

A Napoli i due Velázquez sono accostati a due opere raffiguranti l’Immacolata Concezione: una del secondo o terzo decennio del’600, opera di Giovanni Battista Caracciolo detto il Battistello (Napoli 1575/1580 – 1635) – uno dei più grandi caravaggeschi – conservata nella chiesa della Natività della Beata Maria Vergine a Roccadaspide nel Cilento, l’altra (proveniente dal convento francescano di San Lorenzo Maggiore a Napoli) del 1630-1631 ca. di Paolo Finoglio (Orta di Atella o Napoli 1590 – Conversano 1645), attivo tra Napoli, Puglia e Spagna, che partendo dal primo naturalismo del Battistello arriva a eleganti effetti serici nei tessuti. La reiterazione di questo tema è dovuta al fatto che il culto dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria è antichissimo e lo si trova celebrato dal secolo XI, mentre il dogma che lo sancisce è proclamato da Pio IX nel 1854.

La presenza dei due Velázquez a Napoli non solo permette di ammirare le qualità pittoriche e gli esiti di bellezza del giovane artista, ma ha anche favorito interessanti approfondimenti sulla sua vita e sui suoi due soggiorni nella capitale del Viceregno anche in relazione agli scambi figurativi e alle contiguità tra la pittura spagnola e napoletana nella prima metà del ‘600. Peraltro analisi molto puntigliose possono creare una deminutio della godibilità di un artista il cui valore è dato dalle infinite componenti che si amalgamano in ogni animo umano e che vanno delibate secondo la sensibilità di ciascuno: ogni opera deve parlare a chi la vede creando rapporti personali e originali.

Giovanni Battista (Battistello) Caracciolo Napoli 1578-1635 Madonna Immacolata Secondo o terzo decennio del XVII secolo Olio su tela 228 x 135 cm Roccadaspide, chiesa della Natività della Beata Vergine Maria. © Archivio dell’arte/Pedicini Fotografi

Diego Velázquez, vita e opere

Ripercorriamo un po’ di biografia del Nostro per comprenderlo meglio. Diego Rodríguez de Silva y Velázquez primogenito di sei figli nasce a Siviglia in una casa costruita alcuni lustri prima della sua nascita e dell’arrivo nel 1597 dei suoi genitori (che si sposano nella chiesa di San Pedro) nel cuore del quartiere moresco e conservatasi fino a oggi come una delle più antiche passando di mano in mano. Il padre Juan Rodríguez de Silva di origine portoghese, notaio testamentario del capitolo della cattedrale della città, non si può definire particolarmente abbiente e Gerónima Velázquez forse appartiene alla nobiltà minore degli hidalgo: Diego come usa in Andalusia ne utilizza il cognome.

A 11 anni, Velázquez effettua un anno di apprendistato presso Herrera il Vecchio e poi sei anni con Francisco Pacheco finché nel 1617 è ammesso nella corporazione dei pittori e può iniziare la sua vita professionale non senza avere ricevuto una seria impostazione religiosa e una preparazione linguistica e filosofica favorite anche dal dinamico contesto cittadino. Siviglia, adagiata su una dolce ansa del fiume Guadalquivir a circa 90 chilometri dal mare, all’epoca detiene il monopolio del commercio transatlantico dell’impero spagnolo e la scintillante Giralda (minareto trasformato in campanile) è punto di riferimento per le navi che arrivano arricchendola d’argento.

Il maestro Pacheco è un amante del sapere come mostra l’Arte de la pintura, trattato da lui scritto (completato nel 1638 e pubblicato postumo nel 1649) che comprende anche una biografia del genero (infatti Diego ne sposerà la figlia ed esegue uno splendido ritratto del suocero che appare con una gorguera dal sontuoso tessuto riccamente increspato) di cui esalta l’eccezionale capacità di osservare e registrare la realtà esercitandosi indefessamente tramite i bodegones (che in ambito spagnolo designano dal 17° sec. la pittura di genere quali scene di taverna, cucina, mercato… e in particolare le nature morte) e l’ingenio, termine di grande pregnanza a significare i molti attributi della genialità del Nostro su cui si è ipotizzata da subito un’influenza di Caravaggio. Al riguardo si potrebbe obiettare che Diego non avendo ancora compiuto viaggi nella nostra penisola non può averne ammirato gli originali, ma nulla vieta che ne abbia visto copie.

Se per il genere dei bodegones, sviluppato motu proprio, Diego non può essere paragonato al maestro, diverso è il caso delle composizioni religiose con il tema dell’Immacolata Concezione che a Siviglia nel primo decennio del ‘600 va per la maggiore. Pacheco nel 1619 finisce di dipingere l’Immacolata Concezione (Cattedrale di Siviglia) con il ritratto di Miguel Cid, chierico e poeta passato alla storia per i versi scritti a difesa di tale tematica.

Diego Velázquez Siviglia 1599 – Madrid 1660 San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos 1618-1619 Olio su tela 135,5 x 102,2 cm Londra, The National Gallery. Acquistato con una sovvenzione speciale e i contributi del Pilgrim Trust e dell’Art Fund, 1956. © The National Gallery, London

Se si paragona tale tela con l’Immacolata Concezione e anche con il San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos (i soggetti dei due dipinti si adattano perfettamente anche allo spirito dei Carmelitani devotissimi alla Vergine Immacolata e depositari della mitra di San Giovanni acquistata nel corso del ‘500) di Velázquez, le diversità tra maestro e allievo risultano evidenti immediatamente soprattutto nel tratto. Nel dittico sono presenti modelli visivi della tradizione quali il tempio, la fontana e l’hortus conclusus per la prima e l’aquila per il secondo.

Pur seguendo l’alunno le indicazioni di Pacheco relativamente all’età della Vergine più giovane di quanto non indichi la tradizione, se ne stacca invece per San Giovanni dipingendolo decisamente poco più che giovinetto. Pacheco risulta più statico e convenzionale mentre Velázquez che utilizza probabilmente modelli dal vivo volge al naturalismo dando prova di qualità straordinarie nel rendere il dolce sguardo schivo della Vergine e quello estaticamente indagatore della figura semplice del santo.

Nel 1618, Velázquez si sposa, come accennato, con Juana Pacheco, figlia del suo maestro, nella Chiesa di San Miguel dove nel 1602 la giovane sposa ha ricevuto il battesimo. Alcuni hanno voluto ipotizzare che Diego nei due quadri ospiti a Napoli abbia voluto ritrarre sé stesso nel S. Giovanni e Juana nell’Immacolata: tesi tenerissima e romantica non sufficientemente suffragata. Nascono due figlie: la più piccola si spegne bambina e l’altra, Francisca, sposerà nel 1633 il principale assistente di bottega del padre.

Dopo l’ascesa al trono del sedicenne Filippo IV nel 1621, l’anno successivo Diego si reca a Madrid dove visita El Escorial e dipinge un ritratto del poeta Luis de Góngora y Argote. Appena il re si accorge delle sue qualità (grazie a un ritratto del sovrano che da quel momento, scrive orgogliosamente il suocero, non accetta di essere ritratto da nessun altro) inizia l’ascesa che gradualmente lo porterà a ricoprire ambite cariche a cominciare da quella di ‘Pittore di Corte’ con uno stipendio mensile da integrarsi con i pagamenti per le singole opere e una casa a Madrid cui si aggiunge la carica di ‘Usciere di Camera’ per avere vinto un concorso tra i pittori del re con una tela sull’espulsione dei Moriscos.

Paolo Finoglio Napoli circa 1593 – Conversano 1645 Immacolata Concezione 1630-1631 circa Olio su tela 246 x 156 cm Napoli, Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore, Museo dell’Opera. © Archivio dell’arte/Pedicini Fotografi

Gentiluomo del Guardaroba e di Camera: la fortuna di Velázquez

Fortunato l’incontro con Pieter Paul Rubens che presente a Madrid in missione diplomatica condivide lo studio con il Nostro e lo incoraggia a recarsi in Italia, permesso che gli è accordato dal re per motivi di studio – e forse anche di spionaggio – per cui Diego parte nell’estate del 1629 da Barcellona, arrivato a Genova, prosegue per Venezia, Ferrara, Cento, Bologna e Loreto fino a Roma dove è protetto dal cardinale Carlo de’ Medici. A Napoli, come testimonia il documento in mostra, Velázquez riceve un pagamento di 154 scudi – riscosso personalmente presso il Banco di San Giacomo là dove ora ci sono le Gallerie d’Italia – e dipinge un ritratto dell’infanta Maria Anna (sorella di Filippo IV in viaggio per unirsi in matrimonio con Ferdinando d’Asburgo e costretta ad aspettare a Napoli che l’epidemia di peste di manzoniana memoria si attenui permettendole di raggiungere Vienna). Ormai in queste date le opere di Caravaggio e dei suoi primi seguaci si sono conosciute sia a Napoli, sia in molte località spagnole Nel gennaio 1631 torna a Madrid.

Riceve i titoli di ‘Gentiluomo del Guardaroba’ nella casa reale poi quello di ‘Gentiluomo di Camera’, compie viaggi con il re e importanti incarichi di Corte come quando nel 1649, dovendo incontrare l’arciduchessa Mariana d’Austria (promessa seconda sposa di Filippo IV) parte da Malaga con una delegazione. Dopo la permanenza a Genova, il re ordina al viceré di Napoli di dargli una somma per sovvenzionarne il viaggio che durerà fino al 1651 con l’importante missione di acquistare pitture e sculture per l’Alcázar di Madrid e per il Monastero di San Lorenzo de El Escorial oltreché ingaggiare un frescante per le nuove sale dell’Alcázar e del palazzo del Buon Retiro (residenza secondaria e di svago).

Venezia, Modena, forse Bologna, Roma, Napoli e Gaeta sono le città frequentate fino al rientro nel gennaio 1651 a Madrid. Riceve la carica di ‘Ciambellano di Palazzo’ con un congruo compenso e la responsabilità dell’arredamento e della decorazione degli appartamenti del sovrano oltre a sovrintendere all’allestimento dell’Escorial con opere d’arte (tra cui alcune comprate da lui nella nostra Penisola) e dipinge Las Meninas. Nominato ‘Cavaliere dell’Ordine di Santiago’, si reca nel nord della Spagna per dirigere la costruzione del padiglione per le nozze dell’infanta María Teresa con Luigi XIV di Francia e al ritorno a Madrid ammalatosi spira.

Un misticismo da ammirare

Dopo questo viaggio nell’esistenza di un artista che ha contribuito con il suo geniale afflato vitale a rendere splendido il “Siglo de Oro” in Spagna (come è definito il periodo dal 1492 al 1681), soffermiamoci ancora a contemplare le sue due opere ospiti partenopee che ci portano nell’isola greca di Patmos in cui forte è la tradizione dell’apostolo Giovanni (esiste anche un imponente monastero a lui dedicato nell’XI secolo) che esiliato qui da Domiziano nell’ultimo lustro del I secolo d.C. vive in una grotta detta “dell’Apocalisse” in quanto vi avrebbe concepito tale testo.

Il dipinto di Velazquez ne fissa uno dei momenti di misticismo quando l’apostolo durante una notte ha una visione della Donna dell’Apocalisse che lo illumina comparendo in un angolo. Nel pendant, compare la Vergine Immacolata con le vesti rosa e blu e le mani giunte in una posa speculare a quella del San Giovanni e inondata da una luce in cui si fondono realtà e soprannaturale. Sinceramente vale la pena guardarli e riguardarli con estasiata ammirazione per arricchire il nostro tesoro interiore.

Per approfondire ulteriormente le tematiche imprescindibile è il catalogo di Gallerie d’Italia/Skira.

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