Si staglia nel cuore di Teramo un piccolo borgo medievale, sul colle di San Venanzio, che ha il suo culmine in una residenza neogotica, curiosa e imponente, di straordinaria forza e bellezza, il Castello Della Monica. Progettato e realizzato dal pittore, scultore e architetto teramano, nonché grande collezionista, Gennaro Della Monica, riapre al pubblico dopo importanti interventi di restauro e ospita oggi una mostra in collaborazione con il Museo Bagatti Valsecchi di Milano.
Caso unico nell’Italia centro meridionale per la caratteristica architettura, il Castello è stato la dimora e lo studio dell’artista, vissuto tra Ottocento e Novecento. Realizzato tra il 1889 e il 1917, anno della sua morte, è luogo di superstizione e leggende, che vedono Della Monica protagonista di presagi e profezie.
Formatosi all’ Accademia di Belle Arti di Napoli, l’artista soggiorna tra Roma, Milano e Firenze dove ha modo di conoscere i grandi della pittura a lui contemporanea, tra i tanti, Smargiassi, Cremona, Palizzi, Fattori, Signorini. Durante i suoi numerosi viaggi in Italia, senza escludere una conoscenza con i fratelli collezionisti Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, acquista pezzi di pregio da riportare nella sua casa, tralasciando in alcuni periodi addirittura l’arte della pittura, come traspare nelle parole tratte da una lettera allo storico Vincenzo Bindi. Scrive infatti a proposito del Castello: “Fabbrica medievale che costa fatiche e quattrini, non ho né tempo né testa per occuparmi di pittura”. Egli si dedica completamente alla costruzione dell’edificio come stuccatore, muratore, disegnatore, pittore, sviluppando nei suoi confronti una sorta di magica ossessione, pregna di esotismo, fantasia e creatività.
Esempio di eclettismo medievale e neogotico, di spirito romantico ottocentesco, il Castello racconta il gusto e la vita dell’artista, appassionato dell’anno Mille, ma anche conoscitore del mondo classico. La facciata, sicuramente intrisa dello sguardo attento dell’artista alla gotica Santa Maria del Fiore di Firenze, è infatti ricca di monofore e bifore, colonnine, capitelli, sculture mescolate con stili diversi, ad esempio putti e angioletti. Risalta un uomo pipistrello che sorregge il balcone, elemento tipico gotico dello stile di Notre Dame di Parigi.
Colmo di torri, torrette, merli, pinnacoli, paraste, cornici, edicole, nicchie, statue, l’edificio è decorato all’interno con affreschi, bassorilievi, pitture a secco e stucchi, eccezionali trompe – l’oeil, ritratti di antenati e personaggi storici, come fosse una grande stanza dipinta.
Le tecniche da lui impiegate uniscono l’antico e il moderno, come si nota nell’utilizzo del Bianco di Zinco o della Biacca, che affiancano la classica tavolozza dei colori ottocenteschi, composta di ocre, Terre di Siena, varie tipologie di Verde. Si nota anche l’attenzione che l’artista ha nei confronti della vita della città, come Docente e Direttore della Pinacoteca Civica di Teramo (notevole il suo contributo alla catalogazione delle opere del Museo), ma anche perché dipinge alcuni degli avvenimenti più importanti della storia locale: i primi abitanti, l’epoca romana, la vita di San Berardo, l’incendio e la distruzione di Teramo ad opera dei Normanni, gli scontri tra le famiglie Melatino e De Valle con scene belliche e religiose.
Notevole anche l’esterno, con uno stretto fossato nel retro, un minuscolo ponte levatoio, una torre campanaria, una cappella di due piani, dotata di un portale ad arco semicircolare con architrave a basso rilievo.
Se tanto sfarzoso e ammaliante appare l’esterno del Castello, sugli arredi interni non ci sono notizie. Tra motivi di gigli, vetrate policrome, corridoi e stanze, è possibile oggi dare al maniero un nuovo senso di Residenza d’epoca, grazie al prestito di oggetti di pregio, cassettine, forzieri, contenitori, coppe, armi e armature, rarità di gusto legato al Gotich Revival, che rimandano alla Wunderkammer rinascimentale. Il pittore Della Monica e Teramo si legano così ai fratelli Bagatti Valsecchi e a Milano, dove i due Baroni, nella seconda metà dell’Ottocento, ristrutturarono e arricchirono la loro dimora.
Tra gli oggetti esposti di grande pregio spiccano due cassoni. Il primo, nella struttura risalente alla fine del XV secolo, con coperchio ricostruito nell’ Ottocento, è un cassone nuziale e raffigura una scena cavalleresca incorniciata da un motivo floreale. Ai lati vi sono due angeli che portano probabilmente gli stemmi delle casate unite in matrimonio, tra i quali si distingue quello della famiglia senese Piccolomini, che aveva anche svariati feudi in Abruzzo. L’altro, in legno di noce e tarsie lignee, è sorretto da zampe leonine e, tra motivi vegetali e floreali, suddiviso in tre formelle raffiguranti ai lati scene mitologiche e al centro un paesaggio.
Una serie di cofanetti e oggetti dei più svariati materiali, avorio, legno, ebano, ferro, smalto, oro, adorna il percorso della Residenza, insieme a preziosi contenitori, tra cui risalta quello in rame dorato e corallo, di epoca seicentesca e sfera siciliana. Splendida la cassetta in ebano, osso e bronzo, di area toscana, decorata a marqueterie, ovvero bicromia e intarsi di forme geometriche, sostenuta da quattro piedi e un caratteristico manico in bronzo. Di grande carattere è anche la coppa realizzata con una conchiglia sorretta da un supporto in rame dorato, riferibile alla cultura orafa del Cinquecento, che coincide perfettamente con il gusto della Wunderkammer.
La “Camera” meraviglia ancora con una “Maschera detta da Giustizia”, in acciaio brunito, che ha il volto di un uomo di mezza età, realizzata in due epoche differenti, la parte inferiore e più raffinata nel Settecento, la superiore nel secolo successivo e la “Segreta”, nello stesso materiale, armatura diffusasi tra Seicento e Settecento, utilizzata come protezione da celare sotto il copricapo. Anche la “Barbuta”, esposta in mostra, aveva la stessa funzione protettiva.
Seguono una sequenza di armi, lame, pugnali, bastoni, canne, martelli, questi ultimi con manici in velluto pregiato e, a chiusura del percorso, due armature cinquecentesche di manifattura pesante in acciaio. “La Camera Delle Meraviglie”, curata dal Professor Stefano Papetti e dal Conservatore Antonio D’Amico, è un’esposizione che arricchisce gli interni con pregevoli oggetti di arredo di epoca tardorinascimentale, donando valore e ulteriore lustro alla Residenza d’epoca e stabilendo un contatto, probabilmente già presente in passato, tra le realtà di Milano e Teramo.
La Fondazione Pasquinelli di Milano ha ospitato una serata dedicata alla potenza trasformativa della poesia, unendo immaginazione, natura e vita…
Un nuovo record da Casa d’Aste Martini, a Sanremo, per l'importante vaso imperiale (dinastia Qing, marchio e periodo Qianlong). È…
Un viaggio tra le gallerie e gli spazi d’arte del centro storico di Roma, da Via Giulia al Portico di…
Roma Arte in Nuvola ha aperto le porte della sua quarta edizione con varie novità: diamo un’occhiata alla sezione Nuove…
Un anno di successi e riconoscimenti nell’arte contemporanea.
Doppio appuntamento, questa sera, alla Galleria d’Arte Ponti: apre la mostra La società “In Arte Libertas”, che proseguirà fino al…