La mostra “L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini” in corso a Palazzo Barberini raccoglie i capolavori della collezione Barberini, oggi sparsi per il mondo in vari musei e collezioni private, nella loro sede originaria. In concomitanza con questa esposizione, nella Sala dei Ritratti si mostra al pubblico anche un inedito dipinto che cattura particolarmente l’attenzione degli storici dell’arte. Si tratta del Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), dall’autore anonimo, oggi facente parte di una collezione privata. Recentemente, il Salone Pietro da Cortona di Palazzo Barberini ha ospitato una conferenza di Maria Cristina Terzaghi completamente dedicata a quest’opera.
Non conosciamo l’autore del Ritratto di giovane donna, attualmente esposto nella Sala dei Ritratti di Palazzo Barberini grazie alla direttrice Flaminia Gennari Santori. Ci sono poche notizie e quasi nessuna certezza su quest’opera, risalente al periodo tra fine Cinquecento e inizio Seicento. Storica dell’arte moderna, Maria Cristina Terzaghi ha dedicato uno studio a questo ritratto misterioso per cercare di scoprire qualcosa in più. Per la prima volta La ragazza col ciuffo compare tra le opere del cardinale Antonio Barberini nel 1644 e in seguito anche nel suo inventario post mortem (1672), diversi anni dopo la scomparsa di Caravaggio: «Ritratto di una donna con il ciuffo di palmi 3 incirca, con cornice indorata intagliata, mano di Caravaggio».
All’epoca, il dipinto era valutato 80 scudi: una cifra alta, giustificabile solo con l’attribuzione a un grande autore, in questo caso presunto. Infatti, non ci sono sufficienti informazioni per essere certi che questo dipinto, senza dubbio caravaggesco, sia effettivamente di Caravaggio. Riconducibile al genere della ritrattistica di fine Cinquecento, la ragazza col ciuffo dai capelli neri è ritratta a mezzo busto in una tela di 80×65 centimetri, voltata leggermente di tre quarti. La donna di questo dipinto veste un abito nero dalla scollatura merlettata bianca, in contrasto con la sua pelle chiara.
La Santa Caterina del Museo Thyssen di Madrid, la Maddalena, la Marta e Maddalena conservato al Detroit Institute of Arts: in queste opere di Caravaggio, diversi critici sono d’accordo sul fatto che la donna raffigurata sia la stessa. Forse, anche la stessa della Giuditta di Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini. Una donna, contemporanea del Merisi, che era nota a Roma per la sua condotta “scandalosa”. Era Filide Melandroni (1581-1614), cortigiana di origine senese che giunse a Roma molto giovane, amante di Ranuccio Tomassoni, ucciso da Caravaggio e in seguito legata al poeta e letterato Giulio Strozzi. Proprio a quest’ultimo, come si legge nel suo testamento del 1614, la Filide Melandroni lasciava il suo “ritratto eseguito da Caravaggio”.
Ciò che avvicina il Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo) esposto a Palazzo Barberini alla mano di Caravaggio secondo alcuni studiosi è proprio la somiglianza con il Ritratto di Fillide, di Caravaggio, certamente proveniente dalla collezione romana del banchiere genovese Vincenzo Giustiniani. Questo ritratto, già a Berlino, andò perduto con i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e oggi possiamo vederlo solo in foto. Da questo paragone nasce un nutrito dibattito fra gli storici dell’arte.
Alcuni sostengono che le due opere siano affatto paragonabili, per questioni di stile. Altri, come Fiora Bellini, esperta della figura di Filide Melandroni, fanno presente che la misteriosa ragazza col ciuffo potrebbe essere effettivamente la cortigiana senese. Altri ancora pongono l’attenzione sull’abito e i gioielli della donna per ricostruire ulteriori piste. Anche il corso della moda a cavallo tra XVI e XVII secolo potrebbe essere un riferimento. Lo storico Yuri Primarosa di Palazzo Barberini ha osservato in particolar modo la capigliatura della donna, il “ciuffo”, acconciatura molto in voga nella prima decade del Seicento. In ogni caso, questo ritratto di giovane donna dalla notevole qualità pittorica, sta facendo parlare molto di sé, il dibattito è aperto.
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È plausibile che sia il ritratto di Fillide. Da un esame visivo la somiglianza è notevole, anche l’uso del fondo scuro avvicina questa tela alla mano di Caravaggio.