15 giugno 2023

Maestri della storia dell’arte in dialogo tra collezioni: Capodimonte al Louvre

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Evento clou della stagione culturale parigina, la mostra dei tesori del Museo di Capodimonte al Louvre apre un dialogo serrato tra prestigiose collezioni di grandi maestri della storia dell’arte

Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1615-1618. Olio su tela, 192 x 264 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte © Luciano Romano

“Naples à Paris. Le Louvre invite le musée de Capodimonte” è un evento inedito che mette in dialogo due grandi collezioni europee con capolavori della pittura italiana dal XV al XVII secolo, ceramiche pregiate e cartoni unici, in un allestimento innovativo, fino all’8 gennaio 2024. Il Louvre di Parigi e il Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli sono uniti in un progetto comune per mettere in evidenza percorsi di grandi artisti come Caravaggio o Jusepe de Ribera, ma anche per colmare alcune lacune del museo parigino con opere del Parmigianino e del Masaccio.

La Grande galerie, la Salle de la Chapelle e la Salle de l’horloge, accolgono una settantina di capolavori del museo partenopeo, si va dai grandi maestri dell’arte italiana, alle ceramiche della collezione Farnese, fino agli splendidi cartoni di Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio per opere destinate al Vaticano. Lunga 450 metri e larga 13, la Grande galerie, insieme agli attigui Salon carré e la Salle Rosa accolgono 32 opere del museo napoletano, come la Crocifissione (1426) del Masaccio in dialogo con opere di Masolino da Panicale del museo parigino, che danno il via alla mostra.

Capodimonte Louvre collezioni

Le opere si susseguono in un ricco dialogo, fra sacro e profano, stravolgendo l’abituale percorso sull’arte italiana per una nuova lettura della sua storia. Jusepe de Ribera è sempre stato nella sezione spagnola del Louvre, mentre ora viene presentato come un gran maestro del barocco napoletano. Il visitatore scopre che l’espressione figurativa di questo movimento artistico cambia da un centro culturale all’altro, sicché il barocco romano è molto diverso da quello napoletano. Quest’ultimo è rappresentato qui da due nature morte, una di Giuseppe Recco, l’altra di Giuseppe Ruoppolo e Abraham Brueghel, al loro centro si erige la Madonna del Rosario o Del Baldacchino (1685), magnifica realizzazione di Luca Giordano, uno dei più brillanti pittori del Seicento e discepolo di Jusepe de Ribera. Di Colantonio è presente il magnifico San Girolamo nello studio, che illustra a pieno titolo l’ambiente artistico napoletano nel quindicesimo secolo. Seguono Sant’Agata (olio su tela, 1637-1640) di Francesco Guarino, e San Nicola in estasi (olio su tela, 1653) di Mattia Preti.

Capodimonte Louvre collezioni
Musée du Louvre, 2023, ph. Nicolas Bousser

Marcata da una forza espressiva e drammatica esemplari, la scuola napoletana non è molto presente nelle collezioni francesi. Perché? I curatori generali dell’esposizione Sébastien Allard, direttore del Dipartimento di Pittura del Museo del Louvre, e Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, hanno sottolineato che le collezioni francesi sin dall’inizio si sono concentrate per lo più sulla pittura romana e bolognese, vedi Guido Reni e Guercino. Invece, il barocco napoletano, più realistico e drammatico, è stato meno considerato. Addirittura, fino al 1817 gli artisti residenti all’Accademia di Francia a Roma non avevano il diritto di andare più a sud della capitale.

Capodimonte Louvre collezioni
Sébastien Allard e Sylvain Bellenger, i curatori della mostra Napoli a Parigi durante il vernissage

L’esclusione di Napoli è dunque storica e, per ovviare a questa omissione, non si poteva se non ricorrere alle pregevoli collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte. La raccolta dell’istituzione infatti copre tutte le scuole della pittura italiana, possiede ben 7mila porcellane e il suo Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, secondo solo a quello degli Uffizi, contiene ben 30mila opere. Il museo ha già collaborato con diverse istituzioni francesi, vedi la straordinaria mostra “Luca Giordano, le triomphe de la peinture napolitaine”, che contava ben 120 dipinti su tela e una ventina di disegni preparatori, al Petit Palais, nel 2020.

Capodimonte Louvre collezioni

Il Louvre possiede straordinari lavori di pittori veneti del Cinquecento, come Tiziano e Veronese ma meno opere di Giovanni Bellini, una mancanza colmata dall’eccezionale prestito della Trasfigurazione (1478-1479) di Capodimonte, una delle tavole più ambiziose del pittore veneziano – attualmente in una personale al museo parigino Jacquemart-André. Ci sono momenti in cui le due collezioni si rinforzano, il museo partenopeo possiede uno dei più bei nudi del Rinascimento ossia la Danae di Tiziano mentre il Louvre ha Il sonno di Antiope di Correggio: i due lavori sono l’uno di fronte all’altro per un confronto intenso e parlante.

I più bei ritratti di Raffaello, da Autoritratto con un amico a Baldassarre Castiglione dell’istituzione francese, dialogano con le più belle creazioni del Parmigianino di Capodimonte come Il Ritratto di giovane donna più noto come l’Antea, (1535). Mirabile capolavoro che vede, su uno sfondo uniforme, una donna in piedi riccamente vestita e ingioiellata, dall’incarnato luminoso e con uno sguardo che sfida chi la osserva. Ritroviamo una tra le ultime opere dell’artista parmense, cioè Lucrezia (1540), una donna con i capelli dorati e vesti preziose, che rimanda alla storia di una nobile romana che, vittima di stupro, si tolse la vita pugnalandosi all’addome. Una leggenda che ha ispirato Raffaello, Cranach o Reni, e che parla senza sottintesi della violenza di genere, tema che ci avvicina alla bellissima tela di Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne (1612-1613). Questo quadro guarda altresì a un evento biografico della pittrice, che venne violentata da Agostino Tassi, collaboratore del padre Orazio Gentileschi. Le espressioni drammatiche, la luce e il naturalismo del dipinto di Artemisia rimandano a Michelangelo Merisi qui con La Flagellazione, un capolavoro del museo napoletano.

La Salle de la Chapelle accoglie Des Farnèse aux Bourbons, histoire d’une collection, riflesso e testimone delle diverse età d’oro del Regno di Napoli, della collezione ritroviamo oggetti d’arte, sculture o dipinti come Ritratto di Papa Paolo III Farnese con i nipoti di Tiziano o Ritratto di Giulio Clovio di El Greco. Incantevole la Cassetta Farnese, una raffinata opera di oreficeria rinascimentale, ma anche Diana cacciatrice sul cervo (argento dorato, fine XVI-inizio XVII secolo), un automa destinato al divertimento di Jacob Miller il Vecchio, o La caduta dei giganti di Filippo Tagliolini della Real Fabbrica di Porcellana di Napoli, ossia il più grande biscuit del mondo, che lascia per la prima volta la capitale partenopea. Dal porto al Vesuvio, memorabili i paesaggi napoletani che si succedono nelle opere di Antonio Joli, Pierre-Jacques Volaire fino a Andy Warhol con Vesuvio (acrilico su tela, 1985).

La Salle de l’horloge accoglie Cartons italiens de la Renaissance, 1500-1550, con Il Mosè davanti al roveto ardente di Raffaello e il Gruppo di soldati di Michelangelo: entrambi sono disegni preparatori per le decorazioni del Vaticano e riconosciute come opere autografe. Un breve excursus storico e tecnico sul cartone è intercalato da opere della cerchia dei due maestri.

“Naples à Paris” è accompagnata da una stagione napoletana che propone una ricca programmazione culturale che copre tutta la durata dell’evento con cinema, musica e letteratura (qui il programma). Un’esposizione memorabile, che mette in luce le due grandi collezioni di due musei tra i più importanti al mondo, e in cui le opere d’arte sono le magnifiche ambasciatrici di un importante incontro diplomatico tra l’Italia e la Francia.

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