Un dipinto di Artemisia Gentileschi raffigurante la scena di Susanna e i vecchioni è stato riscoperto nella Collezione Reale del Regno Unito. E in realtà è sempre stato sotto gli occhi di tutti o quasi: erroneamente attribuito alla Scuola francese, finora era rimasto a prendere polvere in un deposito dell’Hampton Court Palace, un palazzo reale situato nel distretto londinese di Richmond upon Thames. Invece l’opera fu realizzata proprio dalla grande artista barocca mentre lavorava con suo padre Orazio alla corte di re Carlo I, a Londra, negli anni Trenta del Seicento. Il capolavoro è stato salvato dall’incuria grazie all’intervento dello storico dell’arte Niko Munz e di un team di curatori della Collezione Reale, che stavano ricercando dove si trovassero i dipinti che si presume siano stati perduti o venduti dalla collezione reale, dopo la morte di Carlo I nel 1649.
Carlo I Stuart, re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia, è ricordato per la lotta contro il Parlamento inglese e per la guerra civile che ne conseguì. Non gli andò bene: fu il primo re condannato all’esecuzione capitale da un tribunale. Ma fu anche un appassionato collezionista d’arte e mecenate: tra le altre cose, possedeva ben sette dipinti di Artemisia ma per molto tempo si è creduto che solo uno, Autoritratto come allegoria della pittura (1638 – 16399 circa), fosse pervenuto a noi. Ma dopo un esame più attento delle opere conservate nei depositi reali, i curatori sono riusciti a far corrispondere la descrizione di Susanna e i vecchioni alla tela trascurata e che adesso è stata attribuita ad Artemisia.
Seguendo le indicazioni del team, il dipinto è stato ripulito e sul retro della tela è stata rinvenuto la dicitura “CR”, riferita a “Carolus Rex”, che indicava che l’opera era appartenuta a Carlo I. La sua storia è stata ricostruita grazie ai documenti ufficiali. Munz ha spiegato come il dipinto sia stato commissionato dalla stessa regina Enrichetta Maria di Francia tra il 1638 e il 1639, mentre i suoi appartamenti venivano ridecorati per celebrare una nascita reale. L’opera era appesa sopra il camino del suo salottino, una stanza privata dove rilassarsi e ricevere una ristretta cerchia di ospiti. La regina era conosciuta per il suo sostegno dato alle arti, in particolare al maestro Orazio Gentileschi, che giunse in Inghilterra nel 1626. Proprio Orazio e sua figlia Artemisia furono i maggiori decoratori dei soffitti della Queen’s House a Greenwich. Altro pittore favorito di Enrichetta Maria fu ancora un italiano, Guido Reni.
Il dipinto fu restituito al figlio del re, Carlo II, dopo un restauro del 1660, ed esposto nella Somerset House. Un acquerello del 1819 lo mostra a un muro della camera da letto della regina a Kensington Palace. A quel tempo, la reputazione di Artemisia era scemata e l’opera fu infine trasferita a Hampton Court Palace. Dalle ultime notizie risulta che fu sottoposta a un nuovo restauro nel 1862, che comportò una pesante ridipintura, prima di cadere nell’oblio.
Negli ultimi decenni però il nome di Artemisia è ritornato in auge, portando anche a una riscoperta delle artiste attive in epoca barocca, di grande interesse storico. La National Gallery di Londra, nel 2018, ha acquisito una sua opera, un Autoritratto come Santa Caterina d’Alessandria. Adesso, la “nuova” Susanna, dopo gli ultimi restauri, è stata esposta al pubblico, nel Castello di Windsor, insieme al suo Autoritratto e a un dipinto di suo padre, Giuseppe e la moglie di Potifar.
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