Categorie: Arte antica

Percorsi d’estate: la Cappella degli Scrovegni

di - 25 Agosto 2022

Padova, città d’arte, in otto edifici e complessi monumentali conserva cicli pittorici patrimonio UNESCO, dal 2021, tra cui la Cappella degli Scrovegni di Giotto e gli affreschi del Palazzo della Ragione: ben 3694 metri lineari di affreschi consegnati alla storia dai maestri del Trecento. La Cappella degli Scrovegni si ammira in soli 15 minuti concessi al visitatore, dove lo sguardo si perde in una prospettiva spaziale dai cromatismi innovativi concentrati in 900mq di superficie dipinta da Giotto tra il 1303 al 1305. A naso in su ci immergiamo con lo sguardo in un blu sfavillante (ricavato dall’azzurrite, più economica dei lapislazzuli, come emerso dai restauri del 2000) degli sfondi e del cielo incastonato nella volta, su cui luccicano più di quattrocento stelle dorate, grazie all’impianto innovativo illuminotecnico definito di “restauro percettivo” ideato ad hoc dai iGuzzini.

Cappella degli Scrovegni, Padova, Foto di Cristian Fattinnanzi

Il progetto di illuminazione per la Cappella degli Scrovegni permette al visitatore di “toccare con gli occhi” l’incanto del cielo e in particolare la lettura delle tonalità “calde” (giallo-arancio—rosso), esaltando le aureole dorate all’interno, a prescindere dalla luce naturale che accomuna molte scene dell’intero ciclo giottesco.
Di nuovo, in questa illuminazione ad hoc sul piano conservativo, c’è la coerenza della concezione iconografica con l’impianto sofisticato, dallo zoccolo a finti marmi dove sono rappresentate su sfondi monocromi i Vizi e Virtù, fino alla volta con i tondi dedicati agli Evangelisti e i Dottori della Chiesa, in cui balzano agli occhi effetti narrativi, gesti, posture e le espressioni dei soggetti dipinti.
Dopo il Cenacolo di Leonardo da Vinci a Milano questa azienda leader marchigiana, nota a livello internazionale nel settore dell’illuminazione d’architettura, fondata nel 1959, riprende la collaborazione con il Comune di Padova, con la supervisione della Commissione Scientifica Interdisciplinare per la Conservazione e Gestione della Cappella degli Scrovegni, in stretta collaborazione con Sezione di Fotometria dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, illuminando con un sistema innovativo IoT il capolavoro di Giotto: luci “intelligenti” migliorano la percezione dello spazio, luce e colore e garantiscono un risparmio energetico pari al 60%.

Cappella degli Scrovegni, Padova, Foto di Cristian Fattinnanzi

L’impianto porta inoltre un miglioramento immediato delle già ottimali condizioni conservative, con un azzeramento delle emissioni UV e IR per evitare il rischio di danneggiamento del ciclo pittorico. L’utilizzo di prodotti con tecnologia Tunable White consente di regolare tonalità di luce bianca in modo dinamico al variare dell’intensità della luce naturale e assicura la percezione ottimale degli affreschi in tutti i momenti della giornata. Così le figure hanno un volume ancora più reale che quelle di Assisi, grazie a sensori ideati per misurare le variazioni della luce, che adatta i livelli di emissione della luce naturale e garantisce una eccellente resa cromatica dei dettagli che si inserisce in un programma di valorizzazione architettonica dei beni culturali di Padova e di efficientismo energetico della città, che interesserà anche l’osservatorio astronomico della Specola e il Palazzo della Ragione con la messa in opera di nuovi impianti di illuminazione.
Questo sistema dinamico di luce in grado di adattare la luce artificiale al modificarsi delle condizioni ambientali, nella Cappella degli Scrovegni coglie il significato dell’intero ciclo giottesco: la salvezza in bilico tra solennità e sacralità. Ed è un significato simbolico incluso nella luce, a cominciare dall’apparizione di Dio (sopra l’arco dell’abside) sino al Giudizio Universale (dalla parte opposta).

Cappella degli Scrovegni, Padova, Foto di Cristian Fattinnanzi

Il programma iconografico è ispirato alla dottrina salvezza attraverso la relazione operata da Gesù, si completa con il Giudizio Universale.
Ogni episodio raffigurato nelle fasce è un’opera autoreferenziale per la qualità compositiva e il naturalismo proprio allo stile giottesco. Tra gli altri episodi non si dimentica, il primo bacio della storia dell’arte tra Gioacchino accolto affettuosamente da Anna, in cui si evince l’emozione dell’incontro anche nello sguardo e sorriso dei protagonisti, ed è così diverso dal bacio di Giuda a Cristo: il gesto di tradimento, di un dinamismo drammatico grazie a uno sfondo blu, frammentato dall’agitarsi nel cielo di picche, torce e lanterne.
Di Giotto sorprende una spontaneità narrativa non conforme alle deroghe iconografiche del tempo, in cui prevalgono i sentimenti, la naturalezza senza rinunciare al ritmo narrativo e sotto la luce iGuzzini balzano agli occhi le emozioni dei personaggi che partecipano alle scene ritratte, come il dolore, lo stupore, la gioia, la disperazione, l’attesa e la spiritualità.
Lungo la parte sinistra della Cappella, Giotto utilizza maggiore spazio disponibile per inserire tra le scene larghe fasce decorative, con piccoli episodi biblici da interpretare come prefigurazione dei fatti evangelici. Sorprende il profeta inghiottito e dopo tre giorni uscito dal ventre del cetaceo di impressionate naturalismo dipinto tra le scene della Crocefissione e del Compianto morto, in cui l’impianto di iGuzzini permette di fruire il paesaggio non come sfondo, bensì elemento importane della composizione giottesca e soprattutto “incendia” le aureole dorate dei santi. Sorprendente è San Giovanni, con le braccia aperte in senso perpendicolare rispetto al piano d’immagine, che sembra “sfondare” lo spazio. Domina l’intera controfacciata il Giudizio Universale: beati e dannati, apostoli e schiere angeliche attorno a Cristo giudice sembrano una scenografia pronta per essere “arrotolata” dai due angeli in alto; il Regno dei cieli sta per prender posto.

Cappella degli Scrovegni, Padova

Il progetto di illuminazione permette una percezione quasi tridimensionale degli affreschi, è diventato un modello di nuovo approccio di convergenza tra tecnologia e valorizzazione conservativa del nostro patrimonio artistico, consente una fruizione non soltanto più emozionale , ma più veritiera anche sul piano formale e compositivo, permettendo la visione di ogni singolo dettaglio delle figure suddivise in fasce sulle pareti.
Lo sguardo dello spettatore entra dentro, come in un film senza sonoro, nelle storie di Giacchino e di Anna e quelle della Vergine (in alto) e di Gesù Cristo (nelle due fasce sottostanti), per fermarsi sulle allegorie dipinte alla base delle parteti laterali, dove impressionano sette vizi e virtù che sembrano “scolpiti” dalla luce, in particolare impressiona l’invidia quasi un bassorilievo inscritto in una luce marmorea: un’icona di ieri e di oggi.

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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