Categorie: Arte antica

San Francesco, tra Cimabue e Perugino: l’iconografia sacra in mostra a Roma

di - 28 Gennaio 2025

Intima e raccolta. Sono questi i due aggettivi che, all’istante, distinguono e definiscono la minuta mostra San Francesco, tra Cimabue e Perugino. Nel Giubileo con il Cantico delle Creature. Proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, il piccolo gruppo di opere, approntato in maniera essenziale e minimale nella Sala Capitolare di Palazzo Minerva, è carico di molteplici proponimenti e, al contempo, esprime alcune eccellenze, a cominciare dalle collaborazioni. Tra il Senato della Repubblica, la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Sacro Convento di San Francesco in Assisi. E diverse sono le ricorrenze che vuole celebrare, soprattutto nello spirito dell’Anno Giubilare, inaugurato poche settimane fa da papa Francesco.

Cenni di Pepo detto Cimabue, San Francesco d’Assisi, 1280-1290 circa, tempera su tavola, Assisi, Santa Maria degli Angeli, Museo della Porziuncola; © Provincia Serafica di San Francesco OFM, Museo della Porziuncola, Assisi; Photo Marco Giugliarelli

Innegabile la portata storica e spirituale che il Poverello di Assisi incarna, la cui «Aspirazione più alta […] la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente […] la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo», Tommaso da Celano, Vita Prima. Un grande valore spirituale, a partire dall’essere Patrono d’Italia, anche se la festività è stata oramai soppressa da anni e, probabilmente, molti ne hanno persa memoria.

Pietro Vannucci detto Perugino, Gonfalone della Giustizia, 1496, olio su tela, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Quindi, alla chiusura dell’ottavo centenario delle Stimmate e all’inizio dell’ottavo centenario del Cantico delle Creature e del Giubileo, i curatori Costantino D’Orazio e Veruska Picchiarelli si sono prefissati di restituire sinteticamente un ipotetico sviluppo dell’iconografia del Santo che si è andata a determinare tra il Medioevo e il Rinascimento, per esaltare, come lapidariamente sottolineato nel comunicato stampa, «Il suo ruolo nell’ambito della definizione dell’identità nazionale».

Prendendo, per l’appunto, come estremi artistico-temporali, Cimabue e Perugino, la piccola mostra salta a piè pari due elementi che, parlando proprio di san Francesco, e di san Francesco a Roma, dovrebbero essere fondamentali: il territorio e gli immediati riferimenti artistici. È vero che l’esposizione vuole evidenziare la stretta collaborazione tra diverse istituzioni, nonché condividere il prezioso patrimonio culturale dell’Umbria, sotto l’egida del Poverello, ma non indicare minimamente il legame di san Francesco con Roma e, conseguentemente, le relative rappresentazioni allora realizzate nella culla del Cristianesimo, significa partire senza passare dal via. Per san Francesco, recarsi a Roma al cospetto del Santo Padre, significava ricevere il massimo riconoscimento religioso e ottenere l’approvazione della Regola della sua piccola congregazione religiosa, voleva dire immettersi nel solco della “legalità” e porsi completamente sotto l’autorità della Chiesa Romana, scampando il rischio di essere tacciato di eretismo.

Benozzo di Lese detto Benozzo Gozzoli, Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria e i santi Bartolomeo, Francesco d’Assisi e Lucia, 1466, firmato e datato, tempera su tavola, Terni, Museo d’arte moderna e contemporanea “Aurelio de Felice”

Per tale motivo si recò a Roma almeno sei volte, a partire dal 1209, per incontrare il Papa e con lui discutere della Regola francescana, approvata con la bolla Solet annuere il 29 novembre 1223 da Onorio III. Durante i suoi soggiorni fu accolto e ospitato nella scarna e semplice cella dell’allora ospizio di san Biagio, oggi l’attuale chiesa di san Francesco a Ripa. Luogo in cui Margaritone d’Arezzo eseguì, tra gli anni Sessanta e Settanta del Duecento, quelli che sono tra i primissimi ritratti del Santo. A fronte della grande richiesta da parte dei vari conventi, Margaritone e la sua bottega realizzarono numerose copie, ora sparse in diversi musei italiani. Ritratti i quali hanno fornito, in modi diversi, i canoni iconografici delle successive rappresentazioni. Che certamente hanno tenuto conto della descrizione lasciata sempre da Tommaso da Celano, nella Vita Prima: «Era uomo facondissimo, di aspetto gioviale, di sguardo buono, mai indolente e mai altezzoso. Di statura piuttosto piccola, testa regolare e rotonda, volto un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri, di misura normale e tutto semplicità, capelli pure oscuri, sopracciglia diritte, naso giusto, sottile e diritto, orecchie dritte ma piccole, tempie piane […], labbra piccole e sottili, barba nera e rara, spalle dritte, mani scarne, dita lunghe, unghie sporgenti, gambe snelle, piedi piccoli, pelle delicata, magro, veste ruvida […]».

Taddeo di Bartolo, San Francesco d’Assisi in gloria schiaccia l’Orgoglio, la Lussuria e l’Avarizia (elemento centrale del verso del Polittico di San Francesco al Prato), 1403, firmato e datato, tempera su tavola, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Premesso tutto questo, acquistano, agli occhi di chi guarda, particolare rilievo le opere presentate per rintracciare non solo il peso che la figura del Santo ebbe nei secoli successivi, ma anche quanto le rappresentazioni tenessero presenti i primigeni canoni illustrativi, tanto da fissare definitivamente tratti iconografici specifici e inconfondibili, a cominciare dalle stimmate. Quei tratti che, infatti, si riscontrano nel san Francesco di Cimabue, tempera su tavola (la leggenda vuole che sia quella utilizzata dal Poverello per dormire, a sua volta usata come coperchio del feretro del Santo), con la sostanziale differenza che qui il Santo, anziché calzare il cappuccio del saio, ha l’aureola in quanto già canonizzato. Opera, questa, che, come visto, segna, insieme a quelle di Perugino, l’arco cronologico entro il quale si collocano il Dossale bifacciale del Maestro di Paciano (post 1319); san Francesco d’Assisi in gloria schiaccia l’Orgoglio, la Lussuria e l’Avarizia di Taddeo di Bartolo (1403); Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria di Benozzo Gozzoli (1466); Tabernacolo con le stimmate di san Francesco di Nicolò del Priore (1496); Cristo in Pietà tra la Vergine, san Giovanni Evangelista e san Francesco (c. 1500) di Niccolò di Liberatore e Lattanzio di Niccolò; Gonfalone della Giustizia (1496) e la cosiddetta Pala dei cinque Santi del Perugino (1510-12), opere selezionate per tracciare l’iconografia del Santo.

Reliquiario della Chartula, ultimo quarto del XVI secolo – ante 1613, Assisi, Cappella di San Nicola, Basilica di San Francesco (chiesa inferiore); © Archivio fotografico del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi

Ma su tutte primeggia la santa reliquia della Chartula autografa del Santo datata 1224 dove sono riportate una benedizione del santo al compagno fra Leone e la lirica Lodi di Dio altissimo. Una piccola mostra che, con i suoi ricchi rimandi e bei lavori, insieme all’armonia del luogo, poco conosciuto, offre una breve pausa dal caos che la circonda e una gradevole boccata di armonia e grazia.

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  • Sono molti gli omaggi che vedono SAN FRANCESCO protagonista in occasione dell'Anniversario del Cantito delle Creature, questa mostra sintetizza il Passato ed il Futuro è stupenda
    nessuno come San Francesco ha indicato la strada fra CIELO e TERRA
    la Lombardia ha presentato in 13 Musei la Vita di San Francesco
    ASSISI ha inaugurato un nuovo Piccolo Museo di fronte alla Porziuncola lo scorso 29 Giugno, completamente dedicato alla PACE- un Dialogo fra Differenti Religioni .....ARTE per la PACE
    era San Francesco un uomo di PACE degno del NOBEL----purtroppo il Premio non viene assegnato a persone morte
    io ho proposto ai Francescani un gemellaggio con il Nuovo MUSEO del NOBEL per la PACE ed ho donato un libro da collezione che riguarda "ARTIST for PEACE"by UNESCO-io rappresento quelli Cinesi -i Primi ad incontrare ufficialmente PAPA BENEDETTO XVI nel 2005..oggi nella Storia....anche senza SOCIAL

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