Un approfondito studio condotto dalla National Gallery of Art di Washington DC, in occasione di una mostra dedicata a Jan Vermeer in apertura il prossimo autunno, ha svelato che il dipinto “Girl with a Red Hat”, Ragazza con cappello rosso, è attribuibile alla mano del grande autore olandese. Attualmente si conoscono solo poco meno di 40 opere certamente attribuibili a Vermeer. Quella di Washington fu realizzata tra il 1666 e il 1667 e la paternità è stata a lungo contestata ma, secondo quanto riportato da The Art Newspaper, le ricerche hanno definitivamente provato l’illustre attribuzione.
Il museo statunitense possiede quattro opere potenzialmente attribuibili a Vermeer, “Woman Holding a Balance”, “A Lady Writing” e “Girl with a Flute”, oltre a “Girl with the Red Hat”, ma la loro paternità è sempre stata più che dubbiosa. Per decenni, conservatori, scienziati e curatori del museo statunitense hanno condotto ricerche su questo quartetto di dipinti e su altre due opere – “La merlettaia”, che si basa vagamente su un originale del 1669-70 conservato al Louvre di Parigi, e “La ragazza sorridente” – che ora sono considerate falsi del XX secolo. In apertura a ottobre 2022, la mostra “Vermeer’s Secret” presenta gli esiti di 50 anni di analisi, studi, ricerche e approfondimenti, che hanno permesso di comprendere meglio e, talvolta, di rivoluzionare la nostra comprensione dell’arte di Vermeer e dei suoi incredibili effetti luminosi.
Secondo Marjorie Wieseman, curatrice della NGA e capo del dipartimento di pittura del Nord Europa, la mostra mira a scoprire «Cosa rende un Vermeer un Vermeer». Nel 2020, durante la chiusura dovuta al Covid-19, la NGA ha spostato le quattro opere, che raramente vengono sottratte al pubblico, nello studio di conservazione del museo. Attraverso tecniche di imaging avanzate, gli studiosi hanno attraversato virtualmente gli strati di pittura e, in combinazione con un esame microscopico delle superfici, hanno potuto ripercorrere tutto il processo creativo e realizzativo di Vermeer.
I ricercatori hanno così scoperto che “Ragazza con cappello rosso” presentava una composizione diversa. In origine era il ritratto di un uomo, che Vermeer ha poi reinventato come una ragazza. Ciò è sorprendente, dato che l’artista fiammingo preferiva raffigurare donne nell’atto di compiere gesti precisi oppure in contemplazione e poche sue opere sono considerabili come dei veri e propri ritratti. In ogni caso, alla fine, l’opera è entrata ufficialmente nel catalogo delle opere del maestro.
In mostra anche “Woman Holding a Balance” (ca. 1664) e “Lady Writing” (ca. 1665). L’imaging degli strati inferiori dei dipinti ha rivelato pennellate rapide, spontanee e strutturate, sorprendentemente diverse dalla composizione finita, dove le singole pennellate si fondono in una superficie liscia. «Questa scoperta mette in discussione il presupposto comune che l’artista fosse un perfezionista meticoloso e lento», ha affermato la NGA in una nota.
Anche “Ragazza con flauto” è stato proposto come dipinto originale di Vermeer. Fu scoperto nel 1906 e donato alla NGA da Joseph Widener nel 1942. L’autenticità dell’opera fu contestata dall’influente studioso di Vermeer Pieter Swillens nel 1950 e vari esperti condivisero la sua posizione, anche se Walter Liedtke, del Metropolitan Museum of Art di New York, continuò ad accettare il dipinto come originale. Negli anni ’90, poi, fu il curatore della NGA e specialista di Vermeer Arthur Wheelock a mettere in dubbio il dipinto ma, successivamente, rivide la sua posizione, a causa dei problemi di conservazione dell’opera.
L’opera è infatti abrasa, il che ha reso più difficile la determinazione dell’attribuzione. Il dipinto non sembra poi all’altezza della qualità della maggior parte delle opere accettate di Vermeer. Forse Vermeer smise di lavorare al dipinto intorno al 1665 ma l’immagine sembra essere stata ampiamente rivista in un secondo momento. La decisione finale sull’autenticità del dipinto sarà condivisa prima dell’inaugurazione della mostra, l’8 ottobre.
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