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È senza dubbio un triennio di grandi ricorrenze, quello che stiamo attraversando in Italia. Infatti, dopo il 2019 dedicato al cinquecentenario della morte di Leonardo, il 2020 sarà tutto per Raffaello, di trent’anni più giovane del genio vinciano. In attesa del 2021, quando si ricorderà il settecentenario della morte di Dante. Tre personalità dalla caratura universale e al di là del tempo, come ha ricordato anche il Presidente Sergio Mattarella durante il suo discorso di fine anno. A Roma, dal 2 gennaio e per tutto il 2020, una rosa rossa sarà posta sulla tomba di Raffaello al Pantheon di Roma, luogo che lo stesso artista, al culmine della fama e scomparso il 6 aprile 1520, a soli 37 anni, richiese come sepoltura.
Il mistero letterario della morte di Raffaello
Nel 1520 il corpo venne sepolto nel monumento romano e sistemato nell’edicola della Madonna del Sasso, opera commissionata dallo stesso Raffaello ed eseguita da Lorenzo Lotti detto Lorenzetto. Alcuni anni dopo, le sue spoglie furono riesumate per realizzare un calco del suo teschio, esposto e conservato a Urbino, nella casa in cui Raffaello nacque, il 6 aprile 1483 o, secondo Giorgio Vasari, il 28 marzo, «In venerdì santo, alle tre di notte».
Incerta è infatti la data di nascita dell’illustre artista, anche se l’epitaffio scritto sulla sua tomba, attribuito ora al grande letterato e umanista Pietro Bembo, ora al poeta e amico Antonio Tebaldeo, sembrerebbe confermare l’ipotesi riportata della Vite di Vasari. L’epitaffio infatti mette in evidenza come la data e l’ora della morte di Raffaello, apparentemente coincidente con quella di Cristo, cioè alle ore 3 del 6 aprile, venerdì prima di Pasqua, corrispondano esattamente con la data della sua nascita. ILLE HIC EST RAPHAEL TIMUIT QUO SOSPITE VINCI RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI, si legge sulla tomba: «Qui sta quel Raffaello, mentre era vivo il quale, la gran madre delle cose temette d’esser vinta e, mentre moriva, di morire».
A conferma di questa versione che, però, sembra avere tutti i caratteri della leggenda, anche una lettera di Marcantonio Michiel ad Antonio Marsilio, due tra gli intellettuali più influenti dell’epoca. Raffaello, pur nella sua breve vita, ebbe infatti modo di stringere relazioni con artisti, poeti, letterati e facoltosi mecenati. Non ci sono notizie certe di contatti con Leonardo, che pure si trovava a Roma negli anni in cui l’Urbinate lavorava per il Papa, Leone X. Invece entrò in dialogo con Michelangelo, di otto anni più grande e che Raffaello ammirò intensamente e sinceramente. Anche se, alla fine, il dualismo tra i talenti ebbe il sopravvento, portando allo scontro non tanto i due artisti quanto i rispettivi sostenitori.
Le altre celebrazioni dedicate a Raffaello, nell’anno del cinquecentenario
Intanto, a Urbino sono già iniziate le celebrazioni onore del cinquecentenario dell’illustre cittadino, con una grande mostra dedicata a Raffaello e alla sua cerchia urbinate, alla Galleria Nazionale delle Marche-Palazzo Ducale, della quale già vi abbiamo scritto.
Mentre dal 5 marzo al 2 giugno 2020, alle Scuderie del Quirinale a Roma, una grande mostra monografica rappresenterà l’evento di punta del programma approvato dal Comitato Nazionale istituito nel gennaio 2018 dal Ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, e presieduto da Antonio Paolucci. Alle Scuderie, saranno riunite oltre 100 opere di Raffaello, tra dipinti e disegni, la prima volta che un numero così ampio di opere del grande artista sono esposte nella stessa sede. «La prestigiosa esposizione alle Scuderie del Quirinale, che come quella dedicata a Leonardo al Louvre vede la collaborazione dei più grandi musei italiani e internazionali, permetterà al pubblico di ammirare un corpus considerevole di opere di Raffaello», ha dichiarato Franceschini.
E proprio in questa occasione saranno esposte alcune opere prestate dalla Francia all’Italia, nell’ambito del memorandum stilato da Franceschini e dal suo omologo Franck Riester, che ha previsto, tra l’altro, il contestato prestito dell’Uomo Vitruviano dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al Louvre, in occasione della mostra di Leonardo. Chissà se anche questa volta ci saranno polemiche.