Campione del Secolo d’Oro Olandese, maestro immortale della storia dell’arte con i suoi dipinti vividissimi, Johannes Vermeer da oggi sarà conosciuto anche per aver mandato in tilt il sito web del Rijksmuseum, a causa delle troppe richieste di biglietti per la sua grande e attesissima mostra. L’esposizione riunisce ad Amsterdam ben 28 delle 37 opere conosciute di Vermeer, con prestiti internazionali e dal museo Mauritshuis di L’Aia, che ha in collezione quello che è uno dei quadri più famosi del mondo, forse secondo solo alla Gioconda di Leonardo, la “Ragazza con il turbante”, conosciuta anche come “Ragazza con l’orecchino di perla” (ne scrivevamo più diffusamente qui). Insomma, un’occasione imperdibile, solo che già due giorno dopo l’apertura, a inizio febbraio 2023, la mostra aveva fatto registrare il tutto esaurito.
E pensare che quando era in vita, Vermeer non fu così fortunato. La sua biografia presenta molti punti oscuri, segno di una esistenza relativamente appartata. Fu battezzato a Delft, il 31 ottobre 1632, il padre era un tessitore di seta e si occupava anche di commercio d’arte, oltre che della gestione di una locanda. Nel 1647 iniziò il suo apprendistato a bottega – da un ex allievo di Rembrandt, Carel Fabritius – e qualche anno dopo entrò nella Gilda di San Luca, la corporazione degli artigiani e degli artisti, senza però riuscire a pagare la quota di ammissione a causa di una situazione finanziaria complicata.
Nel 1653 sposò la cattolica Catherina Bolnes e riuscì a entrare nelle grazie di Pieter van Ruijven, uno dei cittadini più ricchi di Delft, che divenne il suo mecenate e acquistò molte sue opere (arrivò ad averne almeno 21, come si evince dai lasciti testamentari). Nel 1662 Vermeer fu eletto capo della Gilda e confermato anche negli anni successivi. Insomma, la situazione sembrava stabile ma la crisi del 1672, dovuta all’invasione della Francia, colpì la richiesta di beni di lusso e Vermeer cadde in disgrazia.
Morì nel 1675, forse anche a causa dello stress causato dai molti debiti, che lasciò alla famiglia. La moglie Catherina chiese al Consiglio cittadino di accettare la casa e i dipinti del marito come pagamento. Solo 19 opere rimasero alla famiglia e le altre, tra cui quelle della collezione van Ruijven, si dispersero nel corso di aste e vendite. Può sembrare incredibile – ed è un segno di quanto i gusti delle epoche influiscano sulla lettura delle testimonianze storiche quali possono essere considerate le opere d’arte – eppure il nome di Vermeer fu relativamente dimenticato per secoli.
La riscoperta si deve al giornalista e critico d’arte Théophile Thoré-Bürger che, nel 1842, rimase fulminato dalla Veduta di Delft al Mauritshuis dell’Aia, descritto da Marcel Proust, qualche anno dopo, come il quadro più bello del mondo. Thoré-Bürger si dedicò con impegno a ripristinare la fortuna di Vermeer e di altri autori olandesi obliati, tra cui anche l’ex maestro Carel Fabritius. Al critico francese si deve un catalogo di opere, che poi sarebbe stato affinato ed emendato nel corso del tempo ma, di fatto, da quel momento Vermeer riprese il posto che gli spettava nella storia dell’arte.
E oggi, la mostra di Vermeer al Rijksmuseum di Amsterdam, che nei mesi scorsi era stata annunciata da una campagna mediatica da grandi occasioni, semina il panico sul web. In questo momento, il sito Ticketswap ha ricevuto 7517 richieste di biglietti per la mostra di Vermeer ma ne ha potuti vendere solo 506. Periodicamente qualche ticket torna disponibile, quindi vi consigliamo di tenere sotto controllo la piattaforma. Alcuni biglietti sono in vendita su Ebay come fossero oggetti da collezione, a prezzi esorbitanti: al momento, un’asta per un pacchetto da due ingressi è arrivata a 705 euro. Ma non è certo che i biglietti, il cui costo “reale” è di 30 euro per il singolo ingresso, siano effettivamente validi.
Su Twitter la situazione è sfuggita di mano. L’account del Rijksmuseum è letteralmente preso d’assalto dagli utenti, che si lamentano, anche con toni non proprio da raffinati cultori della pittura fiamminga, dell’incapacità del museo di gestire un tale afflusso di richieste. Dal museo un po’ gongolano – evidentemente, visto che la mostra ha confermato le aspettative ed entrerà nella ristretta cerchia delle esposizioni capitali, dirimenti, quelle occasioni che dividono il mondo in chi c’è stato e chi no, come i Pink Floyd a Pompei nel 1971, la finale di Coppa del mondo Argentina – Germania 3 a 2 del 1986 e poco altro – e un po’ provano a gestire la situazione.
«Al momento non ci sono più biglietti disponibili per Vermeer. Per garantire al pubblico una piacevole visita alla mostra, il numero di biglietti disponibili è limitato. Stiamo lavorando duramente per garantire a più persone l’opportunità di vedere la mostra», spiegano in un post fissato in alto. Tra le contromisure, anche orari di apertura prolungati fino alle 22, il giovedì, il venerdì e il sabato, per una visita serale ancora più suggestiva.
Carmine e Celestina sono due "scugnizzi" che si imbarcano su una nave per l'America. La recensione del nuovo (e particolarmente…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…