Burtynsky: Extraction/Abstraction è la più ampia esposizione mai realizzata nei oltre 40 anni di carriera del grande artista canadese Edward Burtynsky. Curata da Marc Mayer, direttore della National Gallery of Canada e del Musée d’Art Contemporain di Montreal, questa mostra, dopo aver debuttato alla Saatchi Gallery di Londra, arriva per la prima volta in Italia.
I grandi spazi dell’M9 di Mestre diventano scenario di quella che, a prima vista, può sembrare un’esposizione pittorica astratta. Basta infatti solo avvicinarsi alle opere per comprendere che non si tratta di dipinti ma di fotografie, e che dunque le sinuose linee di vernice sono in realtà profonde ferite nere del terreno. Il titolo dell’esposizione, Burtynsky: Extraction/Abstraction, riflette proprio questo gioco ottico creato da fotografie dall’alto di alcune cave di pietra. Il risultato sono opere «che hanno al loro centro un interesse estetico e che rimandano immediatamente a una idea di astrattismo pittorico», ci racconta il curatore Marc Mayer.
È la curiosità che segue il riconoscimento del vero soggetto di quell’immaginario astratto ad attrarre l’osservatore, il quale è spinto a comprendere il significato sottostante a quella patina di rappresentazione estetica. Le foto mirano infatti a creare una maggiore consapevolezza nell’osservatore affinché sia spinto a documentarsi sempre più su tali temi con la stessa curiosità che lo ha portato ad avvicinarsi sempre più alle foto, permettendogli così di scoprire che «ciò che si sta guardando sono le conseguenze del momento in cui noi stiamo vivendo».
Le oltre 80 fotografie di grande formato e i 10 enormi murales ruotano intorno all’immaginario di industria e natura, riflettendo sulla centralità dell’azione dell’uomo che ha modificato i connotati della stessa. Vi sono infatti ritratti di stabilimenti per la fabbricazione di jet, cave di marmo e di pietra, raffinerie di petrolio, che, in modi differenti, hanno deformato la struttura armonica dell’ambiente. Le linee dure e nette stridono infatti rispetto al contesto, ed è per questo che vengono percepite come astratte.
La critica avanzata da Burtynsky attorno a questo immaginario industriale è naturalmente parte del suo lavoro, ma non rappresenta il suo aspetto primario. La finalità delle sue opere non è quella di criticare ciò che si sta verificando in ambito ambientale, ma proporre agli osservatori le conseguenze delle nostre azioni, lasciandoli liberi di esprimere un proprio giudizio personale. «Noi non possiamo essere ipocriti. Il nostro mondo industrializzato produce lo stile di vita di cui non potremmo mai fare a meno». Burtynsky vuole infatti dimostrare come dobbiamo stare attenti a ciò che accade e si modifica attorno a noi, poiché tali esiti sono le conseguenze delle nostre azioni. «Noi non possiamo fare a meno dell’industria, ma dobbiamo trovare un futuro in cui questa coesistenza sia possibile», conclude Marc Mayer.
«Quando mi sono avvicinato per la prima volta alle cave […] mi sono reso conto che davanti a me accadeva un’architettura rovesciata», ci racconta Edward Burtynsky. Quella enorme scala, che caratterizza questo immaginario industriale, è stata da quel momento approfondita progressivamente nei suoi lavori, nel tentativo di presentare alle persone «il collegamento con le decisioni che noi oggi prendiamo e la possibilità o meno di sopravvivenza del pianeta».
Burtynsky: Extraction/Abstraction presso il Museo del ‘900 di Mestre si presenta infine come una straordinaria opportunità per esplorare il complesso rapporto tra industria e natura attraverso l’occhio artistico di Edward Burtynsky, che stimola una riflessione profonda sulle conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente. Il lavoro di Burtynsky invita dunque gli spettatori a guardare oltre la superficie e a considerare la necessità di un equilibrio sostenibile tra progresso industriale e conservazione naturale.
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RIUSCIAMO COMONQUE A FARLA FRANCA,O MEGLIO,L'ARTE"COMONQUE RIESCE SEMPRE A FARLA FRANCA,VARIOPINTE, INTRIGANTI, DINAMICHE TRASFORMAZIONI, RESTANO DECORAZIONE!
L' arte, o meglio, la sistematica, fredda, retorica, banale documentazione del reale, fa la sua parte per portare, se ce ne fosse bisogno ancora, alla coscienza il cinismo con il quale ci serviamo della distruzione delle bellezze della natura e del nostro paesaggio ai fini dell' accaparramento dei loro beni, da cui viene il vero benessere.......