La High Line Art, associazione che gestisce il parco d’arte costruito su una storica linea ferroviaria sopraelevata di Manhattan, New York, ha annunciato la shortlist dei 12 progetti per la prestigiosa dell’High Line Plinth Commission. La commissione, istituita nel 2018, prende ispirazione dal Fourth Plinth di Trafalgar Square, il famoso quarto plinto a nord-est della piazza di Londra che, dal 1998, viene usato per ospitare installazioni temporanee di grandi artisti. 80 i progetti pervenuti, suggeriti da una giuria internazionale, tra i quali il team curatoriale della High Line ha scelto le 12 proposte, da realizzarsi per due edizioni, nel 2022 e nel 2024.
A entrare nella shortlist che, quindi, varrà per due edizioni, i progetti di Iván Argote, Nina Beier, Margarita Cabrera, Nick Cave, Banu Cennetoğlu, Rafa Esparza, Teresita Fernández, Kapwani Kiwanga, Lu Pingyuan, Pamela Rosenkranz, Mary Sibande, Andra Ursuta. Un ampio ventaglio di proposte da tutto il mondo, dal Canada alla Cina passando per la Colombia, la Danimarca, il Sud Africa, la Svizzera e gli Stati Uniti.
Fondata nel 2009, la High Line Art commissiona e produce diversi tipi di interventi artistici, da mostre a performance, da cicli di proiezioni a interventi pubblici. La sua sede si trova su una linea ferroviaria sopraelevata abbandonata sul lato ovest di Manhattan, completamente rigenerata da un progettato firmato Diller e Scofidio. A dirigere High Line Art è Cecilia Alemani, che ritroveremo anche come curatrice della prossima Biennale d’Arte di Venezia.
Tra le commissioni del 2020 della High Line Art, una scultura della giovane Hannah Levy, realizzata in collaborazione con la Fondazione Henraux, storica società italiana, fondata nel 1821, con sede a Querceta, frazione del comune di Seravezza, provincia di Lucca. Previsto anche un intervento di Ibrahim Mahama, anche lui conosciuto in Italia, dopo la personale alla Fondazione Giuliani di Roma e l’intervento a Milano, a Porta Venezia, promosso da Fondazione Trussardi. Nato nel 1987, a Tamale, Ghana, Ibrahim Mahama, per il suo intervento alla High Line, presenta 57 Forms of Liberty: una cisterna prelevata da una ex fabbrica, ispirata alle strutture industriali arrugginite e invase dalla vegetazione che Mahama vedeva a Sekondi, un importante centro economico e industriale ghanese.
Una mostra con i modelli e i prototipi dei progetti sarà presentata dalla High Line a gennaio 2021. Due tra i 12 selezionati della shortlist saranno selezionati per la terza e la quarta edizione della High Line Plinth. Attualmente, è ancora visibile il progetto della prima edizione, vinta nel 2018 da Simone Leigh, mentre l’opera vincitrice della seconda edizione sarà annunciata a breve.
Nato nel 1983, a Bogotá, Ivan Argote vive e lavora a Parigi. Dinosaur è il titolo del suo intervento: un piccione in alluminio, dalle dimensioni di un Tyrannosaurus rex. Elevando la banalità dell’iconico volatile urbano, l’opera è una sfida alla magniloquenza dei monumenti tradizionali. Contro la monumentalità è anche l’intervento di Andra Ursuţa, che propone un obelisco dai tratti antropomorfi.
Nina Beier è nata nel 1975, ad Aarhus, e vive e lavora a Berlino. Women & Children è una fontana composta da generiche sculture in bronzo di donne e bambini, raffigurati nudi come nella convenzione della storia dell’arte e in lacrime. UPLIFT è il titolo del progetto proposto da Margarita Cabrera, nata nel 1973, Monterrey, Messico. Anche in questo caso, soggetti sono degli uccelli, realizzati con pezzi di armi da fuoco sequestrate. L’opera verrebbe realizzata nel corso di laboratori artistici con immigrati, in riferimento alle violenze al confine tra Stati Uniti e Messico.
Nick Cave, nato nel 1959, a Fulton, presenta A · mal · gam è una scultura derivata dalla prima soundsuite di Cave – i suoi caratteristici e coloratissimi vestiti – realizzata per fatti di Rodney King, il tassista afroamericano, vittima, il 3 marzo 1991, di un violento pestaggio da parte di diversi agenti del Los Angeles Police Department.
Banu Cennetoğlu propone In right?, scultura realizzata con decine di palloncini riempiti di elio, in mylar dorato e a forma di lettera, con i quali l’artista scriverà tutti gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un articolo ogni 18 giorni, per 18 mesi. Alla tradizione olmeca si rifà Rafa Esparza, per il suo monumento distorto, mentre Teresita Fernandez, in Maelstrom, presenta un gruppo di palme scintillanti battute dal vento, metafora della violenza coloniale. On growth è la scultura di Kapwani Kiwanga, una felce racchiusa in una struttura di vetro trasparente. Ancora alberi sia per Lu Pingyuan, questa volta un pino di montagna, che per Pamela Rosenkranz, un albero della vita rosso acceso. Sul colonialismo è invece incentrato il progetto di Mary Sibande, che ricreerà il piedistallo sul quale si elevava la statua in bronzo dell’esploratore olandese, Jan Van Riebeek.
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