“In che dimensione possono ormai esistere le Opere, in un tempo in cui gli spazi chiusi sono diventati ostili e pericolosi?” Una domanda che l’artista romano Gianni Politi, classe 1986, si è fatto molto spesso durante il lockdown, trascorso nel suo studio in via dei Rutoli, una strada del cuore di San Lorenzo che sbuca su via di Porta Labicana, davanti alle Mura Aureliane. Le ha guardate per tre anni, e in quei mesi di solitudine ha pensato di farle diventare un supporto per una mostra originale e diversa. “Oggi quelle mura non devono difendere più nulla da nessuno e sono addirittura diventate qualcosa che ci abbraccia. Personalmente mi hanno accolto ai loro piedi e si sono lasciate guardare per molto tempo” racconta l’artista.
“Ho desiderato possederle, usarle, allestirci una mostra. Una mostra di artisti, insieme, con cui convivo dentro e fuori quelle stesse mura”. Politi ne ha parlato con il suo caro amico Matteo d’Aloja, ed è nata “Insieme“, una collettiva che riunisce 19 artisti, curata dallo stesso Politi e aperta fino al 30 novembre. “Questa mostra l’ho immaginata come un grande mosaico di esperienze artistiche diverse, che guardate con un unico sguardo possano diventare qualcosa di ancora più grande. Qualcosa che possa superare le nostre singole ricerche ed individualità per poter comporre un cosmo di intimità e di desideri condivisi” prosegue . “Ieri il lavoro di questi artisti era fruibile sui muri degli studi, delle gallerie, dei musei e delle case di chi colleziona. Oggi sono finalmente tutti insieme, su un unico muro, che è anche il più mitico di Roma, città aperta”. Un progetto ambizioso, sostenuto dalla società Ghella spa. e accolto dalla Sovrintendente Capitolina Maria Vittoria Marini Clarelli, che ha preso forma dal desiderio e dalla volontà di un unico artista, capace di coinvolgere un gruppo di colleghi di generazioni diverse ad esporre le loro opere all’aperto. Una sfida che è stata accolta con intensità differenti: tra i lavori più riusciti figura The Wall, il camioncino bianco di Elisabetta Benassi che ricorda un furgoncino parcheggiato per anni davanti alle Mura. Interessante Di giorno verso il mare in una buca, l’intervento di Alessandro Piangiamore che ha riempito un buco di materiale fluorescente, mentre Untitled di Micol Assael è una coppia di dadi nascosti in una fessura tra gli antichi mattoni. Tra i più giovani spicca Layer by layer di Andrea Maiuti: un calco dei mensoloni in travertino che punteggiano la parte bassa delle mura, a ricordo di un soppalco in legno che divideva in due un palazzo che nel medioevo era costruito a ridosso della cortina in mattoni, del quale rimangono i profili di alcune finestre, richiuse nei secoli successivi. Puntuale e significativo Tentativo d’abbraccio, l’intervento di Lulù Nuti con due braccia in metallo che cingono le opere degli altri artisti in un abbraccio simbolico. Tra le opere bidimensionali sono degni di nota i due grandi dipinti astratti di Delfina Scarpa (Orto 1) e di Marta Mancini (Senza titolo, Febbraio), oltre a L’eccezione, un lavoro dai toni dark di Rä di Martino.
“Sogno che questa mostra possa essere ricordata come un’unica grande immagine che nasce dal lavoro del singolo e trova forza nella collettività ” conclude Politi. Un’immagine scaturita dalla visione di un artista che si è trasformata in un atto di coraggio, in un momento dove la paura domina l’animo umano e lo porta all’inazione. “Insieme” è un inno al fare collettivo, che può essere imperfetto ma va sempre difeso e rispettato, perché conduce al cambiamento.
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finalmente artisti che affrontano le chiusure di luoghi d'arte per condividere le loro ìidee e opere a servizio della comunita!! Bravi continuate a riempire muri!!