Tra il 1964 – anno del quarto centenario della morte di Michelangelo – e il 1975, anno del quinto centenario della nascita dell’artista – le iniziative per ricordare il genio del Buonarroti si susseguono a ritmo incessante e culminano con l’idea si creare in grande e monumentale Memoriale a Michelangelo posto non lontano da Carrara, in località Foce di Pianza, posta tra il monte Borla e il monte Sangro, nei luoghi cari a Michelangelo che qui veniva per scegliere e procurarsi gli eccellenti marmi da cui trarre le sue opere.
L’idea iniziale della realizzazione del monumento affonda le proprie radici nella notte dei tempi ma il quotidiano “Il Telegrafo” nel 1964 aveva rilanciato l’ipotesi e Giovanni Michelucci, architetto pistoiese e personaggio di primo piano del Novecento, aveva cominciato a lavorarci già dal maggio del 1972 tanto che nel luglio dello stesso anno fu premiato da Pierantonio Balli allora presidente del Circolo culturale carrarese Arturo Dazzi per il lavoro svolto.
Nell’accettare l’incarico l’architetto si era opposto all’idea di monumento celebrativo e aveva proposto la realizzazione di un Centro Sperimentale del Marmo che accogliesse anche una torre osservatorio, atelier per gli artisti e un teatro all’aperto con la cavea rivolta verso il mare.
Nell’arco di tre anni, dal 1972 al 1975, Michelucci schizzò oltre 150 disegni per mettere a fuoco il nucleo del progetto che aveva in mente e che si sarebbe dovuto completare con un grande colosso, che potesse essere visto anche dal mare, affidato a Henry Moore, scultore inglese che proprio nel 1972 esponeva le sue imponenti opere nella famosa esposizione allestita al Forte di Belvedere a Firenze, ma che già dagli anni Cinquanta aveva una consuetudine con la costa versiliese e con le montagne apuane.
Nei primi disegni Michelucci rappresenta il profilo delle Apuane e i vari piani della cava abbandonata su cui il progetto avrebbe dovuto essere realizzato, poi ci sono gli studi per la copertura che avrebbe dovuto assomigliare a una tenda che ricordasse quella della chiesa di San Giovanni Battista sull’autostrada nei pressi di Firenze e poi quelli per la torre-traliccio.
Dal lavoro a quattro mani tra Michelucci e Moore ne sarebbe dovuto uscire un progetto immaginifico a metà strada tra architettura e scultura.
La prima pietra per l’edificazione del memoriale fu posta il 10 novembre 1975 alla presenza dell’allora Ministro dei Beni Culturali Giovanni Spadolini e delle autorità locali, ma nonostante le assicurazioni del governo centrale per trovare la copertura dei costi, il Memoriale a Michelangelo è restato sulla carta.
Se il nucleo della mostra è il progetto di Michelucci intorno a questo fulcro ne vengono focalizzati altri due che in qualche modo completano e approfondiscono il clima culturale che si respirava nella Carrara degli anni Sessanta e Settanta. Motivo di approfondimento sono le fotografie che Ilario Bessi – testimone diretto – aveva scattato intorno alla mostra fiorentina del Belvedere e al succedersi degli eventi, i video e le interviste ai protagonisti di quegli anni come – tra gli altri – quello all’architetto Piero Micheli responsabile dell’allestimento della mostra e una serie di opere dei secoli XVI-XIX, inserite nel percorso museale del CARMI – museo appunto dedicato a Michelangelo che ospita la mostra – con l’intento di esemplificare l’immensa fortuna del maestro e delle sue opere. Tra queste spiccano Michelangelo alle cave (1864) di Antonio Puccinelli e Michelangelo scopre il David (1863) di Enrico Pollastrini.
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