03 aprile 2025

30 gallerie da visitare a Milano nei giorni di miart

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Non solo gli stand della fiera. Ecco 30 mostre in galleria, tutte ovviamente gratuite, da non perdere in città durante la Milano Art Week (e oltre)

gallerie milano miart 30
Jennifer Guidi, Points on Your Journey. Photo by Roberto Marossi. Courtesy MASSIMODECARLO

Una guida (con date e indirizzi) per districarsi nel labirinto della Milano Art Week, al di là dei 179 booth di miart. Dai maestri del Novecento ai giovani artisti, dalle gallerie superstar alle nuovissime aperture in città.

Points on Your Journey di Jennifer Guidi / MASSIMODECARLO

Jennifer Guidi è nata a Redondo Beach, California, nel 1972, oggi vive a Los Angeles e i suoi lavori sono inclusi in collezioni importanti come l’Hammer Museum e la Rubell Family Collection. Da MASSIMODECARLO, con la mostra Points on Your Journey (dodici nuove opere su lino, quattro sculture in bronzo dipinto, un lavoro su carta e una moquette rosa che fa da sfondo a tutto il percorso) esplora a tinte accese paesaggi che sono quasi lisergici, stralunati, tutti rigorosamente in giallo sorbetto, rosso vermiglio, blu lapislazzuli. Surreali. Forse rappresentazioni oniriche che trasformano panorami terreni in luoghi dell’anima, immaginari; forse omaggi alla lunga tradizione artistica del paesaggio, dai tramonti tormentati di Turner alle distese ossessive di Etel Adnan – lo scrive nel suo testo critico l’artista Lily Stockman. Quando? Dal 1° aprile al 24 maggio. Dove? A Casa Corbellini-Wassermann, capolavoro dell’architettura degli anni ’30, in viale Lombardia 17.

MOSTRE MIART 2025
Jennifer Guidi, Points on Your Journey. Installation view. Photo by Roberto Marossi. Courtesy MASSIMODECARLO

Falling flawers di Luca Staccioli / ArtNoble Gallery

La seconda personale di Luca Staccioli, da ArtNoble Gallery, è la continuazione naturale della serie precedente, Kit eliminacoda multifunzione – già presentata alla 28esima edizione di miart e poi esposta, tra le altre, alla Triennale di Milano. Quindi, secondo round: sono i prodotti di consumo, le immagini commerciali e gli oggetti quotidiani, banali, i protagonisti della nuova mostra Falling Flawers, di casa in via Ponte di Legno 9. Ma qui collassano, si disintegrano, si riformano, assumono le sembianze dai rimandi organici; e poi rifioriscono nell’errore, sotto il segno contemporaneo della più ostentata inutilità. «Con questa processualità, intesa come atto politico di re-immaginazione», spiegano dalla galleria, «Staccioli si riappropria di immagini e realtà erose dal consumo e dalla produttività e mette in discussione i processi di omologazione estetica, identitaria ed emozionale. Diversità e trasformazione diventano veicolo di decolonizzazione del quotidiano». Le date d’apertura: dal 25 marzo al 13 giugno.

MOSTRE MIART 2025
Luca Staccioli, Falling Flawers. Installation view. ArtNoble Gallery

Valerio Adami. Ripensando la realtà / Dep Art Gallery

Un’altra tappa milanese da non perdere, stavolta da Dep Art Gallery. Valerio Adami. Ripensando la realtà è la mostra a cura di Lorenzo Madaro che include opere di Adami realizzate tra gli anni ’70 e gli anni 2000 – a partire da una sezione speciale in collaborazione con l’Archivio Valerio Adami. Un’alternanza di scene di viaggio e dipinti che «ripensano la realtà» vissuta, ma in modo inedito, autonomo, e in una continua stratificazione di rimandi, il tutto a campiture piatte, senza banalità, senza artifici e sfumature. «Colto, ironico, sofisticato», dichiara il curatore Madaro, «il lungo e complesso lavoro di Valerio Adami ha ribadito che al centro di tutto il suo interesse visivo c’è ininterrottamente un persistente ripensamento della realtà in tutti i suoi aspetti filosofici, culturali, metafisici, ma anche ironici e solo apparentemente banali e quotidiani. La ricerca di Adami infatti è come un enorme archivio in cui i brandelli del reale si incontrano e si concatenano in luoghi, ruoli e visioni sorprendenti». Come l’imponente Mnemosine machine à écrire et violon del 1987, tra i protagonisti della mostra. Dal 7 marzo al 17 maggio, in via Comelico 40.

Valerio Adami, Mnemosine machine à écrire et violon, 1987. 225 x 300 cm acrilico su tela. Courtesy of Dep Art Gallery

Thérèse Mulgrew. Slow Burn / Galleria Poggiali

Da Galleria Poggiali, in Foro Buonaparte 52, la mostra Slow Burn di Thérèse Mulgrew è una narrazione per fotogrammi – cinematografici, metafisici – dove bicchieri (rigorosamente a metà), sigarette (sempre consumate, sfinite) e piatti (tutti sempre abbandonati) accennano a una storia che non si svela, che non conclude. Immediatamente prima, subito dopo l’azione, mai durante, persa per poco. Il tempo di mezza sigaretta tra le dita. «I dipinti di questa mostra sono pensati per esplorare momenti intimi e lenti a tavola», rivela a exibart Mulgrew, «derivano dalla mia infanzia trascorsa tra cene e poi come ospite, da adulta. Sebbene la modella non sia io, l’opera è semi-autobiografica, mi rappresenta in qualche modo». Dal 26 marzo al 24 maggio.

Thérèse Mulgrew. Slow Burn. Installation view. Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, 2025

Fulvia Levi Bianchi e Adelisa Selimbašić / Tommaso Calabro

Doppio appuntamento da Tommaso Calabro Gallery, di casa in Corso Italia 47. C’è la monografica dedicata a Fulvia Levi Bianchi (1927-2006) tra gli appuntamenti not to be missed della Art Week 2025, la pittrice milanese il cui linguaggio simbolico era tutto incentrato sugli elementi dell’uovo e del seno, sempre sospesi tra il reale e l’astratto, tra surrealismo, metafisica e magia. Non solo: in concomitanza, nella seconda project room della galleria, la pittrice Adelisa Selimbašić (classe 1996) espone una serie di nuove opere che trasformano il corpo in un linguaggio simbolico fatto di dettagli, di super zoom che vanno oltre la mera rappresentazione fisica. Leggi: echi di quei seni, di quelle uova nell’altra sala, in perfetto dialogo con la ricerca di Fulvia Levi Bianchi. Dal 2 aprile al 21 giugno.

Adelisa Selimbašić, The best we have, 2025. Courtesy the artist and Tommaso Calabro
Fulvia Levi Bianchi, senza titolo, 1975. Courtesy Tommaso Calabro, Milano

Mario Schifano – Gianni Malabarba. Pittura e Poesia / BKV Fine Art

Prosegue la programmazione raffinata di BKV Fine Art: c’è Mario Schifano – Gianni Malabarba. Pittura e Poesia ad animare gli spazi eleganti della galleria, tra le boiserie e i velluti alle pareti di via Fontana 16. Curata da Marco Meneguzzo e realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano, la mostra racconta – attraverso 73 opere completamente inedite – l’amicizia, la collaborazione e il profondo rapporto che unì Mario Schifano al collezionista e poeta Gianni Malabarba, alla cui famiglia da sempre appartengono i lavori esposti. Incluse 64 opere su carta che ripercorrono l’intera carriera dell’artista, dal Futurismo rivisitato ai Paesaggi, dalle Buste ai Progetti. «Questa mostra e il saggio in catalogo», spiega Marco Meneguzzo, «cercano di ovviare a questa piccola dimenticanza nella storia del collezionismo italiano e della biografia di Schifano, portando alla luce l’importanza di Malabarba e la sua unicità nel “modo” – oltre che nell’importanza – di collezionare arte contemporanea». Fino al 17 aprile.

Mario Schifano – Gianni Malabarba. Pittura e Poesia, futuristi e meccanismi. Installation View. Courtesy of BKV Fine Art

Illusion City di Wu Yue / Numero 51

Illusion City, ovvero un mondo plasmato nel vetro che indaga le connessioni tra memoria e immaginazione. A crearlo e immaginarlo è Wu Yue, erede di terza generazione del Museo d’Arte del Vetro Wuzixiong di Taizhou, che da sempre integra l’incisione tradizionale su vetro con la ricerca artistica contemporanea. La storia è questa: cresciuto in diverse città – e Paesi, sparsi per il mondo – Yue ha assorbito nel corso della sua vita l’essenza di questi luoghi, intrecciando gioia, turbamenti, scoperte, sfide personali. All’origine, fu iniziato all’arte dell’incisione su vetro dal nonno, a Taizhou, dove affinò la sua tecnica. Apprese l’arte. Successivamente, viaggiando insieme al padre, ha contribuito alla conservazione e alla diffusione di questa tradizione prima di trasferirsi a Parigi, dove ha approfondito i suoi studi. Adesso, in viale Emilio Caldara, espone la sua ricerca più recente. Fino all’8 giugno, da Numero 51.

Yue Wu. Illusion City. Installation view. Courtesy of Numero 51

Merzbau Quantico di Letizia Cariello / Nashira Gallery

Una mostra che vuole sfondare i limiti, attraversare portali, a partire dall’installazione che dà il titolo all’intera esposizione. Da Nashira Gallery, in via Valpetrosa I, Merzbau Quantico è la personale di Letizia Cariello che sfida la percezione convenzionale e immediata della realtà, che predilige le sfumature, «spazi negli spazi», come scrive nel suo testo critico Caroline Corbetta, «dimensioni dentro altre dimensioni», e ancora «pezzi di memorie personali e altrui», «una decostruzione del concetto lineare di tempo a favore della simultaneità che la fisica quantistica dimostrerà, poco dopo, essere la vera realtà». Dal 6 aprile al 28 giugno.

Ripetizioni di Minjung Kim / Robilant+Voena

Quando si trasferì a Milano, nel pieno degli anni ‘80, l’artista coreana Minjung Kim voleva saperne di più sulla tradizione artistica occidentale. Detto, fatto: nel 1991 si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Brera, poi si stabilì in Italia per oltre trentacinque anni, e da allora ha sempre tentato di sintetizzare nella sua arte elementi delle tradizioni orientali e occidentali. Oggi da Robilant+Voena, in via della Spiga 1, sono esposte dodici opere archetipiche realizzate da Kim negli ultimi dieci anni, tra cui lavori appartenenti alle serie più note, come Mountain, Timeless e The Street. Non solo carta Hanji bruciata, tagliata e stratificata, ma anche forme gestuali che celano il processo attento e preciso di creazione. Ripetizioni. Dal 2 aprile al 30 maggio.

Minjung Kim, Ripetizioni. Installation view. Courtesy of Robilant+Voena

Doppia apertura per L.U.P.O. Lorenzelli Projects

C’è una novità in casa L.U.P.O. Lorenzelli Projects, e non poteva che coincidere con la caldissima Milano Art Week. Dopo quattro anni dall’apertura in Corso Buenos Aires, la galleria inaugura il nuovo spazio espositivo in via Borsieri 29, nel quartiere Isola, con una doppia mostra a cura di Sole Castelbarco Albani (dal 5 aprile). Si tratta di Nowhere To Be, che mette in dialogo Fabien Adèle, Gus Monday e Julian Lombardi – le loro opere abitano un territorio fluido in cui memoria, immaginazione e costrutti culturali si intrecciano e indagano lo spazio, in continua evoluzione; mentre Too Sweet to last riunisce Léo Luccioni e Rachel Hobkirk ed esplora la seduzione, il controllo e i paradossi del desiderio, trasformando oggetti familiari – caramelle, simboli dell’infanzia – in inquietanti riflessioni su consumismo, dipendenza e moderazione.

L.U.P.O. Lorenzelli Projects. Ph. Antonio Giancaspro

Colloquio diabolico di Pietro Consagra / Cortesi Gallery

Una mostra a cura di Alberto Salvadori, in collaborazione con l’Archivio Pietro Consagra. Un colloquio diabolico, come da titolo dell’esposizione, che mette in luce il contributo di Pietro Consagra alla ridefinizione della scultura moderna. C’è anche la monumentale opera in legno bruciato e bronzo presentata alla Biennale di Venezia del 1960 – lo stesso anno in cui Consagra fu insignito del Premio Internazionale per la Scultura – s’intitola Colloquio diabolico e dà il nome all’intera esposizione. E poi ancora Racconti del Demonio, del 1962, quei lavori presentati a Sculture nella città, la celebre mostra di Spoleto curata da Giovanni Carandente. Dove? In Via Morigi 8, nel pieno delle 5VIE. Dal 1° aprile al 27 giugno.

Pietro Consagra. Colloquio Diabolico. Courtesy of Cortesi Gallery

Es brent! di Gian Maria Tosatti / Galleria Lia Rumma

Es brent! (Brucia!). Le opere pittoriche e installative realizzate da Gian Maria Tosatti tra il 2023 e il 2025 arrivano alla Galleria Lia Rumma e subito, fin dal titolo, rendono partecipe il visitatore di una profezia: «La nostra città brucia» – recita la canzone yiddish da cui è tratto – «e tu stai lì a guardare con le braccia conserte». In parallelo, il suo Paradiso – monumentale, su una superficie di 3000 metri – ha aperto ai Magazzini Raccordati della Stazione Centrale. C’è tutto, sparpagliato tra le due sedi: la guerra, le case bombardate, il sentimento del tempo. Il drammatico tempo presente. «È un’analogia della progressiva distruzione di ogni ideale», spiega l’artista, a proposito di Paradiso, «finanche quello democratico, dell’avvelenamento dello stesso concetto di sacro nella società dell’indifferenza». In (doppia) mostra fino all’8 maggio.

Gian Maria Tosatti, Es brent!. Installation view. Courtesy of Galleria Lia Rumma

Fontane animali cowboys / Velo Project

Velo Project è un nuovissimo progetto curatoriale indipendente, itinerante. E Fontane Animali Cowboys è la mostra che ha aperto in via Romilli 20, tutta incentrata sui lavori in ceramica – transgenerazionali – di Enzo Cucchi (1949), Salvatore Fancello (1916-1941) e Stefania Carlotti (1994). I testi critici dicono che «gli animali di maiolica di Fancello han tutti origine marina. Non sembrano usciti da mani, bensì devoluti dall’onda» (Lisa Ponti); che «Stefania Carlotti modella in ceramica immagini che hanno il sapore dei vecchi film western» (Veronica Recchia e Lorenzo Pagliani); che «la ceramica è il punto in cui terra e acqua si incontrano, consente il plasmare che, nel caso di Cucchi, equivale a disegnare» (Mario Finazzi). L’appuntamento per scoprirli dal vivo, non lontano da Fondazione Prada e da ICA Milano, è dal 1° aprile al 15 maggio.

Stefania Carlotti, Summer Kisses, Winter Tears n. 1, 2025. Courtesy of Velo Project

Valerio Adami. Laboratorio / Giò Marconi

Valerio Adami. Laboratorio: così Fondazione Marconi e Gió Marconi omaggiano l’artista della Figurazione Narrativa a sessant’anni dalla sua prima apparizione presso lo Studio Marconi e a novant’anni dalla sua nascita. La mostra – distribuita su tre piani, in via Tadino 15 – procede in ordine cronologico, va dal 1962 fino ai primi anni’70. Li racconta attraverso tele, disegni, fotografie, materiale di archivio, perfino con la proiezione del film Vacanze nel deserto, girato in stile Nouvelle Vague. Quindi, uno spazio dopo l’altro: si parte da Londra (quel viaggio in cui entrò in contatto con Graham Sutherland, Jim Dine e Richard Hamilton), si passa attraverso le automobili – con una  particolare attenzione alla rappresentazione del “car crash” – poi tappa a Parigi (gli interni urbani in delicati colori pastello) e ancora a New York, dove Valerio Adami si trasferisce nel 1966 con la moglie Camilla. Dal 28 marzo all’11 luglio.

Valerio Adami, Laboratorio. 28.03. – 11.07.2025. Installation view. Gió Marconi, Milan. Photo: Fabio Mantegna

Bice Lazzari / kaufmann repetto

Si concentra su Bice Lazzari (1900-1981) la galleria kaufmann repetto, sulla pioniera modernista che dedicò tutta la vita all’arte. L’esposizione, organizzata in dialogo con l’archivio dell’artista, mette in luce i contributi di Lazzari all’astrazione e al minimalismo, che ne fanno una delle pittrici più innovative del XX secolo (e in un tempo, ça va sans dire, in cui l’arte tutta era ritenuta poco adatta a una donna). Quando: a partire dal 2 aprile. Dove: in via di Ponte Tenaglia 7.

L’architettura oltre l’umano di Fabio Giampietro / Galleria Gaburro

30 anni della Galleria Gaburro e una mostra che guarda inevitabilmente al futuro. Così Urban Singularity: l’architettura oltre l’umano è la personale di Fabio Giampietro che esplora le potenzialità dell’urbanistica alla luce delle novità della tecnologia, nessun limite tra paesaggi digitali e opere fisiche – e un unico filo rosso: la messa in discussione dello spazio tradizionale. «L’AI non sostituisce l’artista, ma ne espande lo sguardo», spiega Giampietro. «Ho educato l’algoritmo con le mie opere, trasformandolo in un archivio vivente di ricerca, una lente attraverso cui rivedo il mio stesso lavoro. Non mi dice cosa creare, ma mi sfida a vedere oltre. E Urban Singularity è una mappa di città che non esistono… ancora!». In via Cerva 25, fino al 31 maggio.

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Fabio Gianpietro, Urban Singularity: l’architettura oltre l’umano. Installation view. Photo: Zima Studio. Credits: Galleria Gaburro

Intimate tales di Devito, Fratino, Maloof, Orchard e Teoldi / Monica De Cardenas

Ci sono le storie intime di un gruppo di amici in mostra da Monica De Cardenas. Sono Leonardo Devito, Louis Fratino, Nikki Maloof, Danielle Orchard e Alessandro Teoldi, la loro narrazione condivisa è nata in modo del tutto spontaneo «senza un piano dichiarato, senza troppe discussioni, quasi per necessità». Ed ecco Intimate tales, in via Francesco Viganò 4. Storie intrecciate che sottendono un approccio comune al disegno e alla pittura, all’arte del XX secolo in generale, e «una ricerca che oscilla tra esperienza quotidiana e immaginazione». In mostra dal 4 aprile al 17 maggio.

Transitum di Fabrizio Cotognini / Building Gallery

Una mostra che attinge a piene mani dall’epica, dalla mitologia, dall’alchimia. È Fabrizio Cotognini il protagonista di Transitum, allestita da Building Gallery dal 3 aprile fino al 19 luglio. Una vasta selezione di oltre 90 opere create appositamente per l’occasione, tra cui microfusioni, sculture, installazioni e disegni – alcuni dei quali su incisioni del XVIII secolo, di cui Cotognini è appassionato collezionista, chiusa parentesi. Il collante di tutto il percorso? La trasformazione. Quella personale, quella della materia, quella che porta all’autorealizzazione. «Transitum», spiega la curatrice Marina Dacci, «racconta un potenziale infinito sia della materia sia della natura umana: la natura in rapporto all’uomo si affaccia prepotentemente in tutta la mostra, letteralmente a volo d’uccello».

Transitum, Fabrizio Cotognini, BUILDING GALLERY, Milano. ph. Leonardo Morfini, Courtesy BUILDING GALLERY

De-Rive di Arnaldo Pomodoro / ABC Arte

De-Rive è il risultato della collaborazione degli ultimi mesi tra ABC-Arte e Fondazione Arnaldo Pomodoro. Un percorso a tappe (diviso tra le due sedi di Milano e Genova) a cura di Luca Bochicchio, con una trentina di opere che abbracciano quasi sei decenni della carriera dell’artista, dalla metà degli anni ’50 fino agli anni 2000. «L’idea all’origine della mostra», spiegano dalla galleria, «è stata quella di indagare le tensioni plastiche e visive che dal muro, dalla parete simbolica delle tavole, tende verso l’espansione e l’esplorazione dello spazio. Dalla bidimensionalità appena incrinata nei primi rilievi a parete, con uno sguardo ai disegni-studi, si passa ai grandi fregi e alle solide grandi tavole polimateriche: veri e propri complessi plastici murali». L’esposizione di Milano è visibile – letteralmente – dai vetri della galleria di via Santa Croce 21, dal 27 marzo al 24 maggio.

Essere Donna. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione / Galleria Fumagalli

Essere Donna. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione. Ovvero la mostra della Galleria Fumagalli, a cura di Maria Vittoria Baravelli e Annamaria Maggi, ispirata alle parole di Oriana Fallaci: «Essere donna è così affascinante. E un’avventurache richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai». Il percorso espositivo riunisce così i lavori di Marina Abramović, Sang A HanAnnette MessagerShirin NeshatGina Pane. Ma anche due oggetti appartenuti alla stessa Oriana Fallaci, l’elmetto che usò in Vietnam e il quaderno manoscritto originale del libro Lettera a un bambino mai nato. «Ognuna di queste artiste», dicono dalla galleria, «ha trasformato il proprio corpo in un campo di battaglia dove sperimentare tutto, dove la politica, la vita, il sangue, la follia e la fantasia si intrecciano in una lotta continua contro le convenzioni». Dal 5 marzo al 30 maggio.

Essere Donna, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli

Anticamere di Norberto Spina / Cassina Projects

Classe 1995, Norberto Spina vive e lavora a Londra, e quella da Cassina Projects è la sua prima personale in Italia. Si intitola Anticamere e riflette sull’intrecciarsi di memoria, percezione e forma. Dà anche una forma – letteralmente – a questa memoria, con un’imponente struttura di legno scuro, una vera e propria stanza all’interno di una stanza più grande. Qui i dipinti di Spina percorrono un asse temporale non lineare. Frammenti personali e memoria collettiva, iconografia religiosa, ricognizione storica e osservazione culturale per riflettere sul ruolo contemporaneo della pittura. Dal 1° aprile al 23 maggio.

Norberto Spina, Anticamere, 2025 | Installation views, Cassina Projects, Milan | photo: Roberto Marossi

Away Back in the Long Ago di MJ Torrecampo / C+N Gallery CANEPANERI

La C+N Gallery CANEPANERI presenta Away Back in the Long Ago, la personale dell’artista americana di origine filippina MJ Torrecampo – nasceva nel 1992 a Manila, oggi vive e lavora a Orlando, in Florida. È a Milano, in Foro Buonaparte 48, che Torrecampo si addentra nel mondo della mitologia filippina, con una serie di nuove opere che approfondiscono temi come l’identità culturale, l’esperienza degli immigrati e le complessità delle dinamiche familiari. «Attraverso il suo uso di narrazioni stratificate e composizioni inventive», scrive Saša Bogojev, autore del saggio critico della mostra, «Torrecampo dà nuova vita a storie del soprannaturale e del sacro, facendole risuonare con preoccupazioni ed esperienze contemporanee». Fino al 6 aprile.

MJ Torrecampo, Away Back in The Long Ago. Installation view. Courtesy of C+N Gallery CANEPANERI

Gli uomini disperati di Goshka Macuga / Vistamare

In Desperate men, men with broken teeth and broken minds and broken, da Vistamare, Goshka Macuga racconta cataclismi naturali, impulsi distruttivi, dalle guerre alle eruzioni dei vulcani. Lo riporta Milovan Farronato, nella sua conversazione con l’artista: «L’entropia non è ordine, ma rottura, resilienza e reinvenzione. Come gli uomini disperati di Bukowski, i dipinti di Macuga rifuggono il levigato e indagano i luoghi della frattura, dove esplosioni di colore evocano guerre, traumi e crolli ambientali. Le sue tele non raccontano storie lineari, ma si fanno instabili e imprevedibili. La figura solitaria che attraversa il paesaggio selvaggio è simbolo tanto di resistenza quanto di trasformazione». In via Spontini 8, dal 5 aprile al 31 maggio.

Goshka Macuga, Desperate men, men with broken teeth and broken minds and broken ways. Courtesy of VISTAMARE Milano

I Paint with Light, Ming Smith / M77 Gallery

Tra le fotografe più innovative e influenti del panorama contemporaneo – la prima fotografa afrodiscendente ad essere acquisita dalla collezione permanente del MoMA, per la precisione – Ming Smith è la protagonista della mostra I Paint with Light. Dove? Da M77 Gallery. Quando: dal 1° aprile al 25 maggio. Si tratta di una panoramica a 360° del lavoro di Smith, attraverso una selezione di oltre un centinaio di fotografie – dalle prime, quelle del 1972, fino alle più recenti – a zig zag tra i temi legati all’identità, alla memoria e al senso di comunità. «Devi catturare un momento che non ritornerà mai più, e rendergli giustizia», è l’approccio dell’artista. Il risultato è in mostra, in via Mecenate.

Cosmic Infinity di Giulio Turcato / Secci Gallery

In via Olmetto 1, Secci Gallery ricrea la sala allestita da Giulio Turcato alla Biennale di Venezia del 1972. Ovvero l’occasione in cui l’artista espose per la prima volta le sue Oceaniche, a seguito di un viaggio in Kenya nel 1970, con le forme e i motivi sgargianti che ricordano le canoe, le tradizioni del luogo. Ci sono anche le opere della serie Cosmico, che rivelano la fascinazione per l’ingegneria spaziale e le leggi fisiche, quegli stralci di colore che mimano la visuale degli astronauti, quando la Terra spunta, si svela, oltre l’orizzonte lunare. Ora sono a Milano – la mostra s’intitola Cosmic Infinity – fino al 5 aprile.

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Cosmic Infinity. Giulio Turcato. Installation View. Ph Stefano Maniero. Courtesy Archivio Giulio Turcato and Secci

Luce, spazio e movimento / Tornabuoni Arte

I nomi sono quelli dei giganti del dopoguerra, dai tagli di Lucio Fontana ai reticoli di Piero Dorazio alle estroflessioni di Enrico Castellani, passando per Marina Apollonio, Alberto Biasi, Agostino Bonalumi, Dadamaino, Gino De Dominicis, Mario Nigro, Claudio Parmiggiani, Paolo Scheggi e Turi Simeti. Così la mostra da Tornabuoni Arte, in via Via Fatebenefratelli, esplora la ricerca degli artisti che hanno giocato con la luce, con il movimento, creando spazi nuovi. «Io buco, passa l’infinito da qui», diceva la superstar del mercato Lucio Fontana, forse il primo a indagare il concetto di spazio, nell’arte, in modo così rivoluzionario. Fino al 17 aprile.

Barbara Bloom e Silvia Bächli / Galleria Raffaella Cortese

Doppia mostra da Galleria Raffaella Cortese, in via Stradella, a Milano. Le protagoniste: due artiste nate entrambe negli anni ’50, ma una ricerca che approda a linguaggi lontani. C’è la svizzera Silvia Bächli, che indaga le componenti della pittura, dalla linea al colore – a partire dal titolo della personale, Lines are telling stories. E c’è Accord, il nuovo corpus di opere dell’americana Barbara Bloom, quelle in cui l’accordo è il momento cruciale: pausa del conflitto, le tensioni vengono sospese, diventa possibile uno scorcio di armonia. Ed ecco quindi una sequenza di luoghi storici in cui hanno avuto luogo accordi, trattati, alleanze e tregue. Vale a dire eventi in cui gli individui si sono riuniti, superando interessi personali e lavorando insieme per creare sinergie, nuove possibilità. Entrambe in mostra fino al 26 aprile.

Barbara Bloom, Accord. Installation view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy of Galleria Raffaella Cortese

Whispers of the Self / Prometeo Gallery Ida Pisani

Sono sette artiste le protagoniste della mostra collettiva Whispers of the Self, in ordine sparso: Sandra Gamarra, Aryan Ozmaei, Sarah Jérôme, María Evelia Marmolejo, Binta Diaw, Regina José Galindo e Zehra Doğan. Insieme, invitano a una scoperta del proprio “io”, alla sua interazione con “l’altro”, in un dialogo continuo tra individuo e comunità. «Whispers of the Self», scrive nel suo testo critico Domenico De Chirico, «offre uno spazio per l’introspezione, la catarsi e l’esplorazione di ciò che, ancora oggi, sembra rimanere nascosto agli occhi dell’altro, ma che qui, nel rispetto delle pratiche individuali, emerge con forza nell’intimità possibile dell’arte». Le coordinate da salvare: via Giovanni Ventura 6, fino al 17 maggio.

Darkness shining in Brightness di Virginia Russolo / Ribot Gallery

Classe 1995, vive e lavora a Creta. Da Ribot Gallery, la sua personale si intitola A Darkness shining in Brightness which Brightness could not comprehend – un verso tratto dall’Ulisse di Joyce. Così Virginia Russolo racconta a Milano la sua ricerca più recente, le sue opere sono incentrate sul rapporto tra l’uomo e le altre specie, sull’intelligenza e l’adattabilità dei materiali naturali, sulla trasformazione, la metamorfosi, il cambiamento, sulle pratiche rituali. E si espandono ovunque, dal soffitto al pavimento, come fosse un intervento architettonico – o forse più un’opera totale, sintetica, collettiva, dove anche l’olfatto gioca un ruolo principale. La mostra, a cura di Domenico de Chirico, è aperta in via Enrico Nöe 23 fino al 12 aprile.

Virginia Russolo, A Darkness shining in Brightness which Brightness could not comprehend. Installation view. Courtesy of RIBOT Gallery

Birds! di Vasilis Papageorgiou / UNA Galleria

Da soli, ma in spazi condivisi. Dove assaggiare la compagnia, preservando i piaceri dell’individualità. Nel nuovo spazio di UNA Galleria, in Via Lazzaro Palazzi 3, Vasilis Papageorgiou esplora i temi della convivialità, della comunicazione, della solitudine, quella degli spazi semi-privati come spiagge e bar, sempre in bilico tra la necessità di riposo e la bulimia del consumo. C’è tutto questo in Birds!, tra cigni riflettenti, disegni, lune di marmo e ombrelloni. Dal 1° aprile al 1° maggio.

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