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A Milano apre MASSIMO: intervista ai fondatori
Arte contemporanea
Con “Genesi”, personale di Tommaso Gatti, MASSIMO inaugura il proprio spazio fisico a Milano, in via Degli Scipioni 7. Il progetto, nato nel 2020, ha già dato una breve ma significativa traccia di sé con la prima mostra “Do you think this is the best way to start?”, presentata su un camion vela durante un giorno di luglio di fronte allo spazio inaugurato lo scorso 15 gennaio. Gli artisti coinvolti, Luis Campos, Nicole Colombo, Neckar Doll, Annkathrin Kluss e MiamiSafari sono intervenuti sulla superficie del mezzo, normalmente di destinazione pubblicitaria, per dar vita a una mostra/installazione in grado non solo di scardinare l’ordinario rapporto di fruizione dello spettatore e di relazione con lo spazio chiuso per espandersi a quello urbano, ma anche di dar vita a un nuovo dialogo tra le opere presenti sulla stessa superficie. Dopo questo inizio, con la seconda mostra MASSIMO apre le sue porte per farci entrare nel cuore del progetto. Lo statement ci dice chiaramente chi è MASSIMO: è uno spazio per l’arte contemporanea, nato da Stefano Galeotti, Giulia Parolin e Martina Rota e che, con adrenalina e paura, non vede l’ora di essere vissuto, di sapere di più e di chiedersi perché. Ma ora siamo noi a chiedere perché, ai tre fondatori.
Perchè MASSIMO?
Perché no? MASSIMO, come ogni progetto, nasce da una necessità e dal bisogno di assecondarla. Il nome è stato scelto per la sua capacità di essere versatile, adattarsi a ogni situazione: per gli artisti, MASSIMO è una persona con cui dialogare; la comunicazione gioca sul suo essere superlativo assoluto, “MASSIMO è l’opposto di minimo”; allo stesso tempo, MASSIMO è fortemente condizionato anche dal contesto in cui si articola, ovvero la città di Milano, in questo caso diventa un’attitudine, un modo d’essere e di porsi.
In quanto spazio indipendente d’arte contemporanea, MASSIMO si pone l’obiettivo di fornire un ambiente in cui domanda e discussione siano gli elementi alla base della ricerca.
Lo spazio di MASSIMO è stato recentemente inaugurato con la personale “Genesi” dell’artista Tommaso Gatti, una mostra che è strettamente legata alla storia raccontata dallo stesso artista nel libro Aparición, in fase di scrittura dal 2019. In che modo il primo capitolo del libro di Gatti diventa il fulcro concettuale della mostra? Che altri canali sono stati usati?
Non solo il primo capitolo costituisce il fulcro concettuale, l’operazione attuata da Tommaso Gatti all’interno di MASSIMO fa di “Genesi” un’opera d’arte a tutti gli effetti. La mostra consiste nella “messa in scena” del testo all’interno dello spazio espositivo, che così facendo diventa un punto di riferimento per tutte le figure chiamate dall’artista a collaborare ed agire su di esso. Rientrano nel processo gli scatti della serie The Opening, realizzati da Gatti in collaborazione con il fotografo di moda Giuseppe Triscari e lo stylist Sebastian Palomares, in cui è stato chiesto a delle comparse di inscenare l’inaugurazione della mostra così come descritta nel testo, atteggiandosi in pose che attingono a quel campionario gestuale che solitamente caratterizza i vernissage. Questa parte di mostra è stata pensata per essere fruita dal pubblico sul sito ufficiale di MASSIMO, in questo modo si intende rivendicare l’inscindibilità dell’evento espositivo dal proprio apparato promozionale. Il testo nella sua forma scritta viene infine riproposto all’interno di una pubblicazione cartacea progettata e realizzata dalla graphic designer Paola Bombelli, che per l’occasione ha curato l’identità visiva della mostra.
La mostra “Genesi” segna a tutti gli effetti anche la genesi di un progetto più ampio ad essa legata. Di cosa si tratta?
Il progetto portato avanti dall’artista con Aparición prevede la realizzazione di una serie di eventi espositivi legati ciascuno a un diverso capitolo del libro. Genesi non è altro che la prima di una serie di mostre che avranno come perno il saggio critico e la sua rappresentazione.
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