Lo spazio milanese dedicato alla produzione delle arti contemporanee ha affisso una targa all’ingresso dell’originario atelier di Hidetoshi Nagasawa (Mudanjiang, Cina, 1940 – Milano, 2018) intitolandolo alla sua memoria. Artista di fama internazionale, Hidetoshi Nagasawa è stato uno dei protagonisti della storia della Casa: fu infatti, assieme ad altri maestri come Luciano Fabro o alla critica e storica dell’arte Jole De Sanna, uno degli occupanti della palazzina che era stata abbandonata con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Fu anche grazie al suo operato che la Casa degli Artisti tornò a essere quel nucleo fondamentale di produzione e promozione dell’arte che è oggi a Milano, così come era stata pensata nel 1909 dai suoi fondatori, i fratelli Bogani.
L’atelier di Nagasawa è la terza, e probabilmente la più significativa, sede della mostra Hidetoshi Nagasawa. 1969-2018 a cura di Giorgio Verzotti, di cui una parte aveva inaugurato precedentemente presso la galleria milanese. Verzotti cura l’intero progetto espositivo con la volontà di restituire un’idea complessiva del lavoro di Nagasawa, dagli esordi all’emergere della scultura come modalità d’espressione privilegiata. Una scultura che l’artista pensa come un ponte tra le due culture che hanno strutturato la sua visione e la sua produzione: da un lato il retaggio orientale e dall’altro la cultura occidentale che gli ha fornito uno spazio d’emergenza e, a tutti gli effetti, una casa.
L’idea di colmare quello che è stato lo spazio di lavoro con una selezione delle opere di Nagasawa permette di fruire il luogo nella sua originaria vitalità artistica, restituendo sia alle opere il loro processo creativo che allo spazio la sua funzione produttiva. Verzotti cura l’ambiente con raffinatezza: limitando il numero di opere per non appesantire lo spazio, costruisce un’esposizione che racconta la visione scultorea dell’artista ma anche l’importanza dell’aspetto progettuale all’interno del suo lavoro.
All’ingresso dello studio una teca raccoglie una serie di disegni tecnici che descrivono tutto il lato di calcolo e di ingegneria necessario alla realizzazione delle sculture di Nagasawa. «La scultura deve sembrare leggera», affermava l’artista, e questo equilibrio dinamico, costruito su un peso che sembra essere quasi inconsistente, nasconde studi sulle masse e sui rapporti di forza che la serie di disegni mette eloquentemente in mostra.
All’esterno dello studio la scultura Compasso di Archimede, realizzata nel 1991, sintetizza questo percorso di ricerca. La grande struttura si compone di tre assi tondeggianti che sostengono una sorta di piccola gabbia centrale sollevandola dal suolo. Il ferro, con cui la scultura è realizzata, è utilizzato dall’artista secondo quel sapiente studio dei rapporti di forza che gli permette di giocare su tensioni ed equilibri e di conferire delicatezza anche ad uno dei materiali che è archetipo della gravità e di una certa severità.
La mostra di Hidetoshi Nagasawa a cura di Giorgio Verzotti sarà visitabile alla Casa degli Artisti di Milano fino al 4 giugno 2024.
È sempre attorno a questa poetica, all’indagine di una scultura che cessa di essere un corpo unico – concezione occidentale ereditata dalla scultura greca – che si muove la ricerca di Nagasawa in tutte le sue varie declinazioni creative. Seppur restituito diversamente, lo stesso dinamismo scultoreo di forme che si relazionano e che smettono d’essere statuarie, emerge anche dalla maquette di Albero esposta in mostra. Mantenendo la sua tipica pulizia e semplicità formale, l’artista costruisce un intreccio di rami che si eleva leggero verso l’alto. Alle pareti una serie di altri disegni e progetti arricchisce il percorso espositivo e restituisce un’immagine più completa degli equilibri scultorei così arditi che Nagasawa ha ideato ma anche prodotto nel corso della sua carriera artistica.
La sua scultura è un’esperienza meditativa, fatta di simmetrie formali e di una precisione compositiva che in qualche modo istruisce all’attenzione e al rallentamento. Una visione ed una poesia di derivazione orientale approdano a Milano, cullate dal luminoso e caratteristico spazio di lavoro di Nagasawa presso Casa degli Artisti.
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