27 dicembre 2020

A Mirandola l’arte contemporanea, per rivivere la città

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Sei artisti entrano nella città di Pico, colpita dal sisma del 2012 e ancora ferita, mettendo a punto installazioni specifiche per svelare le potenzialità dell'urbe e risvolti estetici nascosti

Debora Hirsch, Pico che guarda Mirandola, stampa su forex, Edicola, Piazza della Costituente, Ph Gianni Rossi

Il confronto con la città fa parte, ormai ineludibilmente, del genoma della ricerca artistica contemporanea. Pensare un progetto su scala urbana, sia a livello di intervento artistico che di pensiero critico, comporta, logicamente, la considerazione di una serie di implicazioni che nel canonico white cube o nella tradizionale sala museale non possono essere contemplate. Oltre, dunque, ad aprire l’esercizio artistico e la pratica curatoriale a possibilità che, diversamente, non sarebbero percorribili, la sperimentazione sul tessuto cittadino può funzionare da strumento per risarcire, secondo termini differenti da quelli più consueti, i caratteri di una località.

Francesca Pasquali, Labirinto, Scampoli di tessuto colorati, Aula Santa Maria Maddalena, Ph Andrea Sartori

Tutto questo è “La città ideale. Mirandola: galleria a cielo aperto”, una mostra diffusa che, a cura di Beatrice Audrito e Davide Sarchioni, attraverso lo sguardo laterale dell’arte contemporanea, ipotizza inedite modalità di relazione con l’abitato della cittadina emiliana. L’iniziativa, inaugurata lo scorso 26 settembre 2019, patrocinata dal Comune di Mirandola e dalla Regione Emilia Romagna, mira a riscrivere l’identità di questa antica città ideale, sorta sul modello rinascimentale, secondo cifre creative proprie dell’attualità.

Vincenzo Marsiglia, Star (on) Star, ferro verniciato e luce led, Piazza della Costituente

L’arte come agente di riqualificazione

Con l’ulteriore intento di costituire un agente di riqualificazione del centro storico gravemente lesionato dal sisma del 2012, di cui tutt’ora sono visibili le cicatrici, l’arte contemporanea, in tale circostanza, appare investita del compito supplementare di rigenerare, tramite forme altre, aree fortemente compromesse, riscattandole, così, dalla dimenticanza, dall’abbandono, dalla postarcheologia. In questo quadro di impulsi, ciascun autore ha realizzato operazioni site-specific, concepite appositamente per misurarsi con le peculiarità del luogo, i suoi simboli, la sua storia, con le relative caratteristiche fisiche, architettoniche e sociali.

Cristiano Petrucci, Maternity, palline da ping pong, plexiglass, luci a led, Edicola, Piazza Mazzini, Ph Andrea Sartori

Secondo tali accenti, le opere degli artisti Debora Hirsch, Thomas Lange, Vincenzo Marsiglia, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Cristiano Petrucci permeano il tracciato urbano, gli edifici, i diverticoli e gli spazi di Mirandola, suggerendo modi alternativi di esperirli e conferendo nuovi punti di vista sulla città. Ogni intervento, difatti, poiché calato nella rete urbana e, di riflesso, in quella sociale, non si esaurisce nella propria singolarità ma sembra inserito in una ramificazione di reciprocità, in grado di fornire i lavori di piani di lettura sempre diversi.

Thomas Lange, ALODNARIM, Pittura su rete di alluminio, Cantiere Castello, Ph Andrea Sartori

Altrettanto eterogenee risultano le soluzioni adottate dagli interpreti, i quali, dall’espansione della pittura alla stampa, dall’impiego della luce a quello di materiali di recupero o dalla natura extra-artistica, hanno messo a punto installazioni calibrate per rapportarsi con le specificità di ogni sito prescelto, in funzione di svelarne potenzialità e risvolti estetici nascosti. In questo modo, il contributo degli artisti, oltre a innestarsi con naturalezza nella realtà che lo accoglie e a impostare un legame attivo con il pubblico che abitualmente vive la città, ne amplifica la percezione, definendo prospettive e delineando orizzonti altrimenti inintelligibili.
Allestita fino al 7 gennaio 2021, “La città ideale. Mirandola: galleria a cielo aperto” vi aspetta per una visita unica.

Valentina Palazzari, 100 cavi, cavi elettrici, Ex Convento di San Francesco, Ph Jacopo Valentini

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