Tre artisti contemporanei tedeschi in mostra al Ghetto di Venezia riflettono sulle implicazioni civili e storiche delle fake news. In concomitanza con la 58ma Biennale d’Arti Visive di Venezia, diretta da Ralph Rugoff, dal 7 al 29 settembre, presso lo spazio Visione Altre, in Campo del Ghetto Nuovo 2918 (Venezia, 30121), l’associazione italo-peruviana-tedesca Artemis presenta la collettiva “No fakes, reality and interesting times”. In mostra, le opere di tre artisti di formazione e ambiente tedesco: Jörg Coblenz, (Brema, 1961), Thomas Lippick (Hannover, 1960) e Armand de Bussy (Lima/Perù, 1970), naturalizzato tedesco e nella duplice veste di artista e curatore. La mostra è sostenuta con il contributo di Karin und Uwe Hollweg Stiftung e in occasione dell’opening nella giornata del 6 settembre è intervenuto lo storico dell’arte Frank Laukötter (Brema).
«In un’epoca nella quale la diffusione digitale di fake news e di ‘fatti alternativi’ – scrive il direttore della 58esima Biennale d’Arte di Venezia – mina il dibattito politico e la fiducia su cui questo si fonda, vale la pena soffermarsi, se possibile, per rimettere in discussione i nostri punti di riferimento». Questo il leitmotiv che dà ordine al dialogo delle opere in mostra in virtù di una pluralità di linguaggi tenuti assieme nelle differenze d’intenti e di ricerca nell’attuale orizzonte civile e politico. Una mostra che si presenta come critica e libera riflessione sull’influenza sempre maggiore e talvolta dirompente che le fake news giocano nel sistema mediatico e sociale, spesso mostrando la vulnerabilità della nozione corrente di realtà.
«Un aspetto significativo che vorrei sottolineare – osserva Armand de Bussy, curatore della mostra – è che a pochi anni dal centenario della ricorrenza della fine della seconda Guerra Mondiale, degli artisti tedeschi fanno una mostra, non a caso intitolata “No Fakes, reality and interesting times”, in una galleria situata nel ghetto ebraico di Venezia, accanto ad una casa di studi ebraici e ad una casa di riposo per ebrei». Armand de Bussy ha inoltre disegnato un simbolo che vuole rappresentare la tolleranza e la convivenza di tutte le religioni del mondo in pace e amore. Il simbolo è stato riprodotto su delle spille che verranno donate a tutti i visitatori durante una performance.
Jörg Coblenz, (Brema, 1961) indaga il legame tra materia e colore. Una ricerca che l’ha portato a servirsi del filo da cucito per disegnare e ricamare tele e supporti. In contrasto con l’idea tradizionale del ricamo, inteso come prassi finalizzata a creare immagini, Coblenz ne sottolinea l’aspetto tattile. Ha inoltre esposto a Londra, a Vienna, Bruxelles, Dusseldorf, San Pietroburgo, Chicago e in molte altre parti d’Europa e Stati UNITI.
Thomas Lippick (Hannover, 1960) lavora con l’astrazione, altre creazioni evocano invece delle associazioni mentali. L’artista dà raramente titolo alle sue opere, ma lascia all’immaginazione individuale la contemplazione e l’individuazione del significato. E’ attivo soprattutto in Belgio e in Germania. Espone a Brema, Hannover, Bruxelles. Successivamente, nei primi anni 2000, espone nel Regno Unito e a New YORK.
Armand de Bussy (Lima/Perù, 1970), artista poliedrico, spazia dalla fotografia, alla pittura, alla video arte e alle installazioni. Ultimamente ha iniziato una serie di performances di carattere filosofico dal titolo Destruction, ambientata a Brema, e la serie di carattere politico e sociale intitolata Our precious waste, ambientata nel mercato del pesce di Rialto a Venezia. Ha esposto a Roma, Venezia, Vienna, Praga, Saint Tropez, Berlino, Amburgo e Brema.
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