A Venezia, una mostra tra fake e interesting times

di - 9 Settembre 2019

Tre artisti contemporanei tedeschi in mostra al Ghetto di Venezia riflettono sulle implicazioni civili e storiche delle fake news. In concomitanza con la 58ma Biennale d’Arti Visive di Venezia, diretta da Ralph Rugoff, dal 7 al 29 settembre, presso lo spazio Visione Altre, in Campo del Ghetto Nuovo 2918 (Venezia, 30121), l’associazione italo-peruviana-tedesca Artemis presenta la collettiva “No fakes, reality and interesting times”. In mostra, le opere di tre artisti di formazione e ambiente tedesco: Jörg Coblenz, (Brema, 1961), Thomas Lippick (Hannover, 1960) e Armand de Bussy (Lima/Perù, 1970), naturalizzato tedesco e nella duplice veste di artista e curatore. La mostra è sostenuta con il contributo di Karin und Uwe Hollweg Stiftung e in occasione dell’opening nella giornata del 6 settembre è intervenuto lo storico dell’arte Frank Laukötter (Brema).

Thomas Lippick

«In un’epoca nella quale la diffusione digitale di fake news e di ‘fatti alternativi’ – scrive il direttore della 58esima Biennale d’Arte di Venezia – mina il dibattito politico e la fiducia su cui questo si fonda, vale la pena soffermarsi, se possibile, per rimettere in discussione i nostri punti di riferimento». Questo il leitmotiv che dà ordine al dialogo delle opere in mostra in virtù di una pluralità di linguaggi tenuti assieme nelle differenze d’intenti e di ricerca nell’attuale orizzonte civile e politico. Una mostra che si presenta come critica e libera riflessione sull’influenza sempre maggiore e talvolta dirompente che le fake news giocano nel sistema mediatico e sociale, spesso mostrando la vulnerabilità della nozione corrente di realtà.

Jörg Coblenz

«Un aspetto significativo che vorrei sottolineare – osserva Armand de Bussy, curatore della mostra – è che a pochi anni dal centenario della ricorrenza della fine della seconda Guerra Mondiale, degli artisti tedeschi fanno una mostra, non a caso intitolata “No Fakes, reality and interesting times”, in una galleria situata nel ghetto ebraico di Venezia, accanto ad una casa di studi ebraici e ad una casa di riposo per ebrei». Armand de Bussy ha inoltre disegnato un simbolo che vuole rappresentare la tolleranza e la convivenza di tutte le religioni del mondo in pace e amore. Il simbolo è stato riprodotto su delle spille che verranno donate a tutti i visitatori durante una performance.

Jörg Coblenz

Jörg Coblenz, (Brema, 1961) indaga il legame tra materia e colore. Una ricerca che l’ha portato a servirsi del filo da cucito per disegnare e ricamare tele e supporti. In contrasto con l’idea tradizionale del ricamo, inteso come prassi finalizzata a creare immagini, Coblenz ne sottolinea l’aspetto tattile. Ha inoltre esposto a Londra, a Vienna, Bruxelles, Dusseldorf, San Pietroburgo, Chicago e in molte altre parti d’Europa e Stati UNITI.

Thomas Lippick

Thomas Lippick (Hannover, 1960) lavora con l’astrazione, altre creazioni evocano invece delle associazioni mentali. L’artista dà raramente titolo alle sue opere, ma lascia all’immaginazione individuale la contemplazione e l’individuazione del significato. E’ attivo soprattutto in Belgio e in Germania. Espone a Brema, Hannover, Bruxelles. Successivamente, nei primi anni 2000, espone nel Regno Unito e a New YORK.

Armand De Bussy

Armand de Bussy (Lima/Perù, 1970), artista poliedrico, spazia dalla fotografia, alla pittura, alla video arte e alle installazioni. Ultimamente ha iniziato una serie di performances di carattere filosofico dal titolo Destruction, ambientata a Brema, e la serie di carattere politico e sociale intitolata Our precious waste, ambientata nel mercato del pesce di Rialto a Venezia. Ha esposto a Roma, Venezia, Vienna, Praga, Saint Tropez, Berlino, Amburgo e Brema.

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