Maestro indiscusso della Pop Art, movimento che contribuì a definire e internazionalizzare, conosciutissimo per le sue sculture sovradimensionate di oggetti prelevati dalla vita quotidiana e dall’immaginario dei consumi, irriverente sperimentatore dell’estetica pubblicitaria, Claes Oldenburg è morto oggi, a 93 anni. A confermare la notizia, i rappresentanti della Paula Cooper Gallery e della Pace Gallery, che rappresentano Oldenburg. Di matrice espressamente ironica, le sue torte e i suoi hamburger sproporzionati e smangiucchiati, spesso esposti in eleganti vetrine da pasticceria, altre volte esplosi al di fuori di ogni display e invadenti nell’ambiente, hanno segnato la storia visiva contemporanea. Dalla metà degli anni ’70 aveva iniziato a collaborare con l’artista Coosje Van Bruggen, divenuta poi sua moglie e scomparsa nel 2009, per la realizzazione di opere monumentali, installate negli spazi urbani.
Claes Oldenburg nacque il 28 gennaio 1929 a Stoccolma, da Gösta Oldenburg e Sigrid Elisabeth Lindforss. Il padre di Claes era un diplomatico svedese di stanza a New York e nel 1936 fu nominato Console Generale di Svezia a Chicago, città dove Oldenburg crebbe, frequentando la Latin School. Dopo aver studiato letteratura e storia dell’arte alla Yale University, dal 1946 al 1950, tornò a Chicago, iscrivendosi allo School of the Art Institute.
Nello stesso periodo iniziò a lavorare come giornalista presso il City News Bureau di Chicago e questa esperienza segnò per sempre la sua ricerca artistica. Aprì quindi un proprio studio e, nel 1953, diventò cittadino degli Stati Uniti. Nel 1956 si trasferì a New York e per un certo periodo lavorò nella biblioteca del Cooper Union Museum for the Arts of Decoration, dove ebbe modo di approfondire, in maniera autonoma, la storia dell’arte.
A New York incontrò anche numerosi artisti, tra cui Jim Dine, Red Grooms e Allan Kaprow, i cui happening incorporavano aspetti teatrali e fornivano un’alternativa all’Espressionismo astratto che, in quegli anni, monopolizzava gran parte della scena artistica. Oldenburg iniziò ragionare sull’idea di una scultura “morbida” nel 1957, quando realizzò un pezzo sospeso realizzato con una calza da donna imbottita di ritagli di giornale, oggi comunemente chiamato Sausage.
Nel 1960 Oldenburg aveva prodotto sculture contenenti figure, lettere e segni, con materiali come cartone, tela e giornali ma già nel 1961 cambiò il suo metodo, usando tela imbevuta di gesso e pittura a smalto per raffigurare oggetti di uso quotidiano, come articoli di abbigliamento e generi alimentari. Fu già in questa fase che Oldenburg aderì al movimento della Pop Art, proponendo svariati happening, con il nome di “Ray Gun Theatre” e coinvolgendo nelle performance artisti come Lucas Samaras, Tom Wesselmann, Carolee Schneemann, Oyvind Fahlstrom e Richard Artschwager, oltre a personalità quali la mercante d’arte Annina Nosei, la critica Barbara Rose e lo sceneggiatore Rudy Wurlitzer. La svolta nel dicembre 1961, quanto Oldenburg affittò un negozio nel Lower East Side di Manhattan per ospitare “The Store”, un’installazione di un mese che aveva presentato per la prima volta alla Martha Jackson Gallery di New York, rifornita di sculture sotto forma di beni di consumo.
Le opere vivaci, esuberanti e ricche di umorismo di Oldenburg, in netto contrasto con una pretesa di profonditĂ artistica, trovarono consenso prima in una nicchia ma poi raggiunsero una grande popolaritĂ , che persiste ancora oggi.
Per qualche tempo si trasferì a Los Angeles, quindi nella metà degli anni ’60 tornò a New York, dedicandosi a disegni e progetti per immaginari monumenti all’aperto, come un grasso orsacchiotto peloso che incombeva sui campi erbosi del Central Park di New York e dei rossetti a Piccadilly Circus. Nel 1967, gli fu commissionato ufficialmente il primo monumento pubblico all’aperto: Placid Civic Monument, con una squadra di becchini che scavavano un buco rettangolare nel terreno dietro il Metropolitan Museum of Art di New York.
Dall’inizio degli anni ’70 Oldenburg si è concentrato quasi esclusivamente su commissioni pubbliche, come la Trowel I, una scultura di un attrezzo da giardino di grandi dimensioni, per il Kröller-Müller Museum di Otterlo e, nel 1988, insieme alla seconda moglie Coosje Van Bruggen, l’iconica scultura Spoonbridge e Cherry per lo Sculpture Garden del Walker Art Center di Minneapolis.
Già nel 1966 il suo lavoro fu esposto in una ampia personale al Moderna Museet di Stoccolma, a cura di Pontus Hultén. Negli anni successivi esposse al Museum of Modern Art di New York, alla Tate Gallery di Londra e al Guggenheim Museum di New York, per una retrospettiva a cura di Germano Celant. Nel 2002 il Whitney Museum of American Art di New York ha organizzato una retrospettiva sui disegni di Oldenburg e Van Bruggen. Lo stesso anno, il Metropolitan Museum of Art di New York ha esposto una selezione delle sue sculture sul tetto.
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