Una foto in bianco e nero coglie, tra i marciapiedi assolati di Póvoade Varzim in Portogallo, una locandina pubblicitaria con una sorridente Sophia Loren e una lesta passante. Firmata da Agnès Varda, Sophia Loren au Portugal (1956), diventa una delle cartoline postali più vendute nella penisola Iberica, segnando un legame tra l’artista francese, scomparsa di recente, e l’universo della corrispondenza postale che ha costellato tutta la sua vita. Il periodico d’Arte Contemporanea Le point d’ironie – creato di volta in volta da artisti diversi – per il numero 57 invita Agnès Varda che lo riempie di carteggi, come quello con Alexander Calder, e di riferimenti alla figura del postino.
Questo numero fa da premessa alla mostra Correspondances aperta fino al 7 giugno al Palais Idéal du Facteur Cheval a Hauterives, un paesino di 1.900 abitanti sito nella regione Auvergne-Rhône-Alpes. In collaborazione con Ciné-Tamaris, l’esposizione è la prima di una trilogia che rende omaggio a Agnès Varda e alla sua eccezionale umanità, con un progetto ideato dalla figlia, Rosalie Varda, e Julia Fabry, sua collaboratrice.
Il percorso presenta manoscritti inediti, miriadi di cartoline sparse o racchiuse in scrigni in legno, un foglio di francobolli dedicati a Magritte, che raccontano storie di amicizie come con l’artista belga Kikie Crêvecoeur o il regista Chris Marker o d’amore con il marito Jacques Demy, senza dimenticare un superbo montaggio inedito con alcuni film di Varda sul tema della cartolina e della figura del postino, realizzato da Julia Fabry. Nella vicina Villa Alicius troviamo le mitiche Patates stars, accompagnate dal costume di patate che l’artista ha indossato alla 50esima Biennale di Venezia e un audio con la sua voce.
Per chiudere in bellezza, il percorso presenta il cortometraggio Les 3 buttons (2015), presentato da Prada al Festival di Venezia nel 2015, ma anche opere di JR e Annette Messager. La trilogia proseguirà nel 2021 con un’esposizione intorno all’architettura tra sogno e immaginazione, per concludersi l’anno seguente presso il castello di Hauterives con una retrospettiva sull’opera plastica dell’artista.
La mostra è ospitata in un luogo molto originale cioè nel magico palazzo ideale di Hauterives costruito da un postino di campagna, Joseph-Ferdinand Cheval.
Ma che cosa hanno in comune l’artista e il noto postino? Molteplici sono le risposte, e tra queste c’è il semplice gesto di piegarsi verso il basso per raccogliere, racimolare, spinti dalla curiosità o dalla necessità, come nel documentario Les glaneurs et la glaneuse (2000), in cui la regista ha incontrato spigolatori e collezionisti per parlare di recupero di resti alimentari o di oggetti vari. L’origine del palazzo invece viene dalla cosiddetta pierre d’achoppement, cioè una bellissima pietra in cui il nostro postino inciampa e che raccoglie per dare vita a un sogno definito oggi come unico esempio di architettura d’Arte Naïve.
Da solo e per 33 anni, Cheval costruisce un palazzo di dodici metri di altezza e 26 di lunghezza, fatto di tufo, pietre, calce, ispirandosi alle cartoline di viaggio che recapitava e alla rivista illustrata Le Magasin pittoresque. Si tratta di un’opera artistica a tutto tondo, da visitare e non da abitare, ricca di iscrizioni che ci parlano della vita e della morte, che si presenta come un labirinto in cui si fa il giro del mondo e delle culture, tra templi indù, una moschea, una tomba druida, dalla mitologia egiziana alle storie bibliche, e via dicendo. Terminato nel 1912 e classificato monumento storico nel 1969 sotto André Malraux, l’allora ministro della Cultura, questo luogo ha accolto solo nel 2019 circa 350mila visitatori (n.d.r.). Curata da Frédéric Legros – che da poco ha intrapreso con audacia e passione la direzione di questo posto atipico – e come ci ha raccontato durante il vernissage “questo palazzo è stato un riferimento per artisti come Picasso, Max Ernst, Brassaï, André Breton, e certo per Agnès Varda che lo ha visitato la prima volta nel 1956 e in altre numerose occasioni. Ultimamente Laure Prouvost ha girato qui delle scene del film presentato al Padiglione francese nell’ultima Biennale d’Arte di Venezia”. Una mostra unica e autentica che celebra i ricordi e gli incontri di tutta una vita, nonché il coraggio e la capacità di dare forma ai propri desideri.
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