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Al CRAC di Taranto, artisti in dialogo per raccontare la storia del territorio
Arte contemporanea
Il CRAC Puglia – Centro Ricerca Arte Contemporanea di Taranto ospita in queste settimane la terza tappa di “Hommage. Artisti che omaggiano artisti”, un progetto corale che riscrive la storia dell’arte contemporanea pugliese, attraverso opere e testimonianze di artisti in dialogo uno a uno con loro colleghi, amici e maestri scomparsi. Un faccia a faccia diretto, visivo ma soprattutto poetico, tra ricerche, pratiche, esperienze di vita, nate in seno alle Accademie di Belle Arti, in gallerie e mostre in comune negli anni, nello scambio prolifico che ognuno ha mantenuto con l’altro e raccontato in brevi testi in didascalia tra le opere.
Dal disegno alla pittura, scultura, fotografia e installazione fino al video, la collettiva, ideata dall’artista Iginio Iurilli (Gioia del Colle, 1943) presente in mostra e curata da Carmelo Cipriani, offre la varietà di stili e tecniche che sono propri dei numerosi autori coinvolti. Ed è così che Paolo Lunanova affianca la sua tela a un pezzo di Biagio Caldarelli, e Antonio Paradiso un disegno a biro su carta a una serigrafia di Nicola Carrino dalla Collezione di Mauro Castellani, così come Piero Di Terlizzi i suoi brillanti acrilici su carta a un bizzarro olio d’oliva su tela dalla Collezione di Myriam Risola di Mimmo Conenna; e ancora Giuseppe Teofilo fa “giocare” efficacemente una sua scultura di mollette di plastica con un pezzo sagomato e cera pongo di quelli che produceva Cristiano De Gaetano, prestato dall’artista Stefania Pellegrini; e Beppe Sylos Labini ricorda con i suoi pastelli ad olio l’olio sempre su tela di Michele Depalma, così come si confrontano Lino Sivilli e Enzo Guaricci con due potenti assemblage, e Francesco Granito richiama il mare del dipinto di Beppe Labianca con una sua terracotta collezionata da Serena Sisto.
Per proseguire con Agnese Purgatorio che ricorda Vettor Pisani con una video installazione accanto a un suo bronzo, Rosemarie Sansonetti con un fotografia di grande formato celebra l’opera su multistrato di Adele Plotkin, e Vito Maiullari puntella un quadro di Domenico Ventura con una sua iscrizione su pietra; fino a Iginio Iurilli, animatore di questa operazione, che espone una vibrante scultura a parete accanto a un disegno su tela di Jolanda Spagno e Giulio De Mitri, padrone di casa al CRAC da lui fondato, che con una scultura luminosa rianima un’opera su carta di Giuseppe Spagnulo, mostrandone la dedica personale.
Un intreccio di visioni e immagini che raccontano una storia tra le storie del territorio, un bel modo di monumentalizzare gli artisti venuti a mancare, coinvolgendo alcuni dei protagonisti del contemporaneo in terra di Puglia e pescando dalle loro personali collezioni e di collezionisti vicini.
Una mostra limpida in cui si rintracciano le relazioni effettive e quelle anche solo affettive tra artisti di generazioni diverse, dai lavori differenti, accostati, comunicanti, liberi ma legati. Un invito a rileggere l’arte del territorio tra passato e presente, ma «Al di fuori di visioni localistiche», dichiara il curatore, per un «Omaggio dovuto oltre che sentito, che parte dal basso, dalle relazioni amicali nate spontaneamente tra gli artisti». Dove, scrive Cipriani, «Non si vuole presentare alcuna assonanza concettuale o formale tra le opere, almeno nessuna dichiaratamente ricercata o palesata», e che pur riesce di vedere.
Dopo le prime due occasioni presso il Museo Nuova Era di Bari e il Torrione Passari di Molfetta, la mostra a Taranto si sviluppa negli ambienti del CRAC, che dalla prima sala portano a un affaccio sul golfo di Taranto, così evocativo, da far riverberare ricordi commoventi. «L’opera non sta mai sola, è sempre un rapporto», affermava Roberto Longhi.
La mostra è visitabile fino a domenica 12 marzo 2023, negli orari di apertura e su appuntamento in Corso Vittorio Emanuele II, 17 (Città Vecchia) a Taranto.