Ai Weiwei sta preparando una grande mostra al Design Museum di Londra, che si annuncia come la più ampia dedicata all’artista dissidente ospitata in Gran Bretagna negli ultimi anni. Considerando il peculiare orientamento del museo, però, le opere saranno ispirate ai temi e ai concetti del design, un settore che spesso Ai Weiwei ha incrociato, in particolare nelle sue sfumature più politiche, vicine alla cultura e alla società nel quotidiano.
“Ai Weiwei: Making Sense” aprirà il 7 aprile 2023 e sarà visitabile fino al 30 luglio e rappresenterà una sorta di compendio della storia umana, attraverso gli oggetti, dagli strumenti dell’età della pietra ai mattoncini Lego. La tensione tra oggetti fatti a mano e quelli prodotti industrialmente è alla base della mostra, ha sottolineato Justin McGuirk, capo curatore del Design Museum e curatore della mostra, mettendo in evidenza il periodo di turbolenza e transizione attraversato dalla Cina negli ultimi 30 anni.
Weiwei, che nel 2010 riempì la Turbine Hall della Tate Modern con semi di girasole in porcellana lavorati a mano, ha spiegato come, per questa mostra al Design Museum, abbia pensato alle opere in relazione agli spazi, per riflettere sull’esperienza del design e su come gli oggetti si relazionino al nostro passato e al nostro presente.
In esposizione, alcune tra le grandi opere più rappresentative della ormai lunga ricerca di Weiwei, dagli anni ’90 a oggi, scandita in cinque grande aree tematiche con progetti site specific e interamente percorribili dai fruitori. Tra i progetti notevoli, Left Right Studio Material, che consiste in migliaia di frammenti di sculture in porcellana che furono distrutte quando lo studio dell’artista fu demolito dallo Stato cinese nel 2018. Un’altra installazione comprenderà quasi 2mila strumenti di pietra risalenti al neolitico che Ai Weiwei ha iniziato a collezionare negli anni ’90, spesso trovati sui mercatini delle pulci, «Nessuno gli prestava attenzione, [i venditori] erano davvero sorpresi che li volessi», raccontava l’artista.
Ci saranno poi 200mila beccucci di teiere e brocche di vino e 100mila sfere di porcellana, per far luce sugli antichi lavori artigianali. «Spesso diciamo che le persone moderne non sanno come lavare i piatti», ha detto Ai, «In un certo senso, siamo meno disposti a comprendere la consistenza e la forma degli oggetti creati da mani umane». Immancabile anche l’area dedicata ai Lego, usati dall’artista per realizzare ritratti di prigionieri politici. L’azienda svedese, però, temendo ripercussioni, interruppe per un breve periodo la fornitura di materiale.
«La mostra includerà anche cose che in tempi ordinari riteniamo prive di valore, come un rotolo di carta igienica che però, durante la pandemia, è diventato improvvisamente prezioso», ha continuato McGuirk, mettendo in evidenza come questo evento abbia rappresentato per Ai Weiwei il segnale di come gli oggetti possano guadagnare o perdere valore a seconda del contesto e dei tempi.
La mostra proseguirà anche all’esterno dello spazio espositivo, dove saranno esposte alcune opere tra cui Coloured House, la struttura in legno di una casa che un tempo apparteneva a una famiglia della provincia di Zhejiang, nella Cina orientale, durante la prima dinastia Qing (1644-1911).
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