Il MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera ha aperto il programma del 2024 con Cartogramma, la nuova opera permanente dello street artist Crisa, in dialogo con tre opere di Maria Lai, già parte del Museo. L’installazione, visitabile fino al 31 maggio 2024, aggiunge un nuovo tassello alla ricca collezione museale, sperimentando nuove connessioni possibili tra le ricerche artistiche e la nota città lucana.
Non più “vergogna nazionale” e non solo “presepe vivente” o “città dei Sassi”: come purtroppo accade per molte città della nostra penisola, anche Matera è stata vista per decenni col monocolo dello stereotipo, costrutto ancora tanto caro al turismo di massa – e molto meno a chi non ne beneficia.
A tirare fuori i luoghi da questo pantano ci pensa non di rado l’arte contemporanea: a Matera, accanto a occasioni una tantum come quella del 2019 – quando fu scelta come Capitale europea della cultura – ci sono casi altrettanto virtuosi, radicati e lungimiranti. Il MUSMA è uno di questi: tra residenze, donazioni e opere acquisite dalla fine dell’Ottocento ad oggi, ha reso possibile ampliare e ridefinire la percezione del territorio lucano ben oltre la sua collezione. Il Museo, promosso dalla Fondazione Zétema, si sviluppa nella connessione tra le sale e gli ipogei di Palazzo Pomarici – nel cuore del Sasso Caveoso – e riflette questa struttura a vasi comunicanti anche nelle scelte curatoriali e allestitive, dove si intrecciano le molteplici modalità di concepire la scultura.
Il lavoro dello street artist Crisa – che da sempre ragiona a partire dal contesto urbano – si inserisce in questo crocevia con un linguaggio grafico ed emotivo: nel murales, dominato dai toni del blu, il concetto di spazialità si lega tanto alla geografia quanto alla Storia e alle storie che un luogo è capace di raccontare. A seconda del verso di lettura, ogni linea di Cartogramma può essere percorsa come un’andata o un ritorno e ogni ceramica intesa come un punto di partenza o di arrivo. La trama si infittisce se pensiamo poi che l’opera è nata dal dialogo con tre sculture di Maria Lai: Cuore mio, La torre e Sa domu de su dolu, tutte realizzate tra il 1971 e il 2002, ed esposte en pendant. Sardi entrambi, Crisa aveva tra l’altro già lavorato su Maria nel 2019 a Cadeddu, in occasione del centenario della nascita dell’artista. In effetti, molti sono i punti di contatto tra i due all’interno dell’installazione, dove la consistenza piena degli oggetti (come i pani e i piatti) convive con le strutture più aleatorie e reticolari (come le linee e i fili), generando spesso dei “nodi” concreti, narrativi o concettuali.
Pratica artistica come forma di tessitura: se è vero per il dialogo leggibile in Cartogramma, lo è ancor di più per il MUSMA nelle sua interezza, dove il corpus di opere testimonia da decenni l’incontro tra le personalità artistiche passate da Matera e chi nella città ci vive o ci ha vissuto. Rimanere, andare o tornare? Questo sembra essere il dilemma dentro e fuori il murales: al centro, il rapporto controverso tra le persone, i territori che attraversano e quelli da cui provengono, in un dibattito sempre aperto su cosa costituisca una comunità e come se ne accenda il desiderio. Dopotutto, come concorda anche la curatrice Simona Spinella, gli artisti sono pur sempre degli antropologi.
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