07 giugno 2023

Al via la 63ma edizione del Premio Termoli, tra Arti Visive, Architettura e Design

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Tra i più longevi della scena italiana, arrivato alla 63ma edizione, il Premio Termoli torna al museo MACTE, curato da Cristiana Perrella: due sezioni in gara, Arti Visive e Architettura e Design

Eugenio Tibaldi, Architettura dell'isolamento, 2020, enciclopedie scolpite, Courtesy l'artista

Termoli, città portuale, turistica e industriale, conserva dentro le mura un borgo medievale che si confronta e accorda armoniosamente con la sua parte moderna. L’arte contemporanea tocca il cuore della città molisana grazie a un museo, il MACTE, che nasce come riqualificazione di un mercato rionale e dal 1955 ospita il Premio Termoli, quest’anno articolato in due Sezioni, Arti Visive e Architettura e Design, curato dalla storica dell’arte Cristiana Perrella. Torna fino al 17 settembre 2023 la mostra del Premio Termoli che, fin dal suo esordio, ha permesso la nascita di una cospicua collezione di opere d’arte, che oggi vanta circa 500 pezzi, attraverso la modalità del premio acquisto, dal 2019 assegnata alla Fondazione Macte.

Sezione Arti Visive

Nella Sezione Arti Visive si fa il punto della ricerca artistica italiana contemporanea, tracciando una mappa corale tematica e geografica, che ha portato alla selezione di 12 artisti, grazie anche alla presenza di un comitato curatoriale formato da Davide Ferri, Alessandro Rabottini, Bruna Roccasalva e Alessandra Troncone. Pur non essendoci un denominatore comune appare subito evidente, osservando le opere in mostra, la coerenza tra le scelte artistiche effettuate, nonostante linguaggi diversi, istallazione, fotografia, pittura, video, e molteplici realtà individuali. Una sorta di filo conduttore accompagna lo spettatore in un viaggio tra umano e post-umano, artificio e natura, uomo e ambiente.

Linda Fregni Nagler, Untitled (Fragments of healing light), cianografia, stampa ai sali d’argento, viraggio al selenio, Courtesy l’Artista e Vistamare Pescara, Milano

Tutto questo è mirabilmente presente nei lavori degli artisti contemporanei, di generazione compresa tra gli anni Settanta e Novanta. A partire da Giulia Cenci, artista affermata e riconosciuta, che apre il percorso di mostra e indaga i temi della tecnologia, attraverso istallazioni immersive ibride tra il mondo animale e umano (“Pissing figures” del 2020). Il suo lavoro è posto in dialogo con quello di Linda Fregni Nagler, “Untitled, Fragments of healing light” del 2021, artista che opera con la fotografia non fotografando, utilizzando archivi fotografici, manipolati e montati in maniera del tutto personale, che presentano racconti ricchi di mistero e di luce. Luce che acquista importanza dunque non solo per determinare l’immagine ma anche per raccontare una storia.

Irene Fenara, Supervision, 2021, stampe a getto d’inchiostro su carta baritata con cornice e stampa su carta blueback, Courtesy l’Artista e Zero Milano

Il lavoro fotografico senza l’atto dello scatto avviene anche in un’altra giovane finalista, Irene Fenara, e la sua serie “Supervision” del 2021. L’artista bolognese utilizza immagini salvate, di forte gusto estetico e pittorico, destinate alla sparizione dopo 24 ore, delle telecamere di sorveglianza come occhio sulla realtà, sul mondo, sul paesaggio. Mondo dove la natura si riappropria dei propri spazi e non esiste quasi più l’elemento umano, quasi a ipotizzare un futuro antropomorfo.

Lorenza Boisi, Winter Life, olio su tela, dittico, Courtesy l’Artista e Ribot Milano

Il premio è anche ricco di pittura e affronta il senso del guardare dal punto di vista concettuale, come esplorazione dello spazio, nelle opere di Luca Bertolo, mescolando elementi naturali, umani e animali in quelle di Lorenza Boisi, oltrepassando i limiti della pittura, restituita al pubblico totalmente stravolta, nel lavoro di Valerio Nicolai, pittore e artista performativo.

Luca Bertolo, Alba Mediterranea, , 2022, colori acrilici su tela, Courtesy l’Artista e SpazioA Pistoia

La vita umana nel territorio, la geografia e il senso di appartenenza sono evidenti nelle opere pittoriche di Michele Tocca (“After Rain”, “Dry rain-jacket”, “Woods”, 2023) in cui avviene un passaggio tra il corpo, la plasticità della giacca e il non umano, la nebbia, e nelle porcellane e stampe, messe in relazione, di Diego Cibelli. Nel suo caso la rappresentazione, onirica e inquietante, è un’ibridazione tra mondo naturale e umano, pur partendo dalla tradizione della ceramica di Capodimonte.

Michele Tocca, Legni, 2023, olio su tela, Courtesy l’Artista e Sara Zanin Gallery Roma

Anche Luca Monterastelli (“Happy together, the recursive need for unity” del 2023) accosta parti meccaniche a naturali, e propone una dimensione agricola legata alla terra. Gli elementi interamente realizzati da lui parlano di mondi della realtà contadina, in un discorso tra umanità e natura, e invitano a una riflessione sul costrutto sociale, sul territorio che è vittima della forza della natura ma anche violentato dall’uomo, com’è avvenuto nelle recenti alluvioni che hanno interessato l’Emilia Romagna.

Ancora uno studio sul paesaggio, che s’intreccia con il senso di solitudine e disagio vissuti dall’artista, e non solo, negli anni del Covid, viene fatto da Eugenio Tibaldi in “Architetture dell’isolamento” del 2020. Una scultura geometrica, legata a una vicenda autobiografica e personale, realizzata con enciclopedie scolpite che diventano arco delle alpi, anche attraverso il gioco di luci che restituisce ombre di un paesaggio verosimilmente montuoso.

Le scelte curatoriali mostrano temi di attualità che esplorano numerose variabili, a seguito degli ultimi eventi che hanno segnato la nostra vita, le malattie, le solitudini, i disagi, le relazioni, i mutamenti.

Chiara Enzo, Strettamente legati, Il profilo di mia madre, 2023, acquerello, pastello, matite colorate su cartoncino incollato su tavola, dittico, ciascuno incorniciato, Courtesy l’Artista e Zero Milan

È quello che avviene nel Dittico “Strettamente legati” di Chiara Enzo del 2023, che racconta l’essere umano, le sue limitazioni, il corpo non come oggetto ma come presenza e segno, il dolore, la fragilità e la difficoltà dei rapporti umani, il disagio, la malattia, la paura. È un’opera composta di dettagli, un’indagine sulla pelle, organo delicato e fragile, sul rapporto e sul distacco umano, sul passaggio dall’essere figlia all’essere madre. Anche Adelita Husni Bey, artista che si interessa di teatro e di studi sullo sviluppo urbano, indaga le relazioni attraverso un video, “The reading” del 2017, che sullo sfondo dell’esoteria esamina le emozioni e i legami tra le persone.

Sezione Architettura e Design

La disciplina dell’architettura e del design entra come novità nella realtà del territorio molisano immaginando interventi artistici e architettonici, votati dal pubblico e da una giuria selezionata, sul territorio e all’interno del museo.

La Sezione Architettura e Design, sceglierà tra sei finalisti, nazionali e internazionali, BB Milano, Chiara Cavanna – Isabella Ciminiello – Simone Nardi Torino, Matilde Cassani Studio Milano, Ortiz + Zhou O+R Studio Siviglia, Sara&Sara Slovenia, thehighkey New York, le proposte progettuali che potrebbero realizzarsi in nuove aree degli spazi museali, andando a costituire una biblioteca di arte e architettura.

Progetti differenti tra loro, che abbracciano tradizione, innovazione e rispetto del territorio, tutte tematiche centrali del Premio Termoli che si conferma una delle proposte più interessanti del panorama artistico culturale contemporaneo.

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