Associare a unâopera dâarte un codice NFT è un sistema infallibile contro le frodi, dicevano. Ogni movimento di denaro, cioè di criptovaluta, è tracciabile, ogni passaggio di proprietà è registrato sulla blockchain e la blockchain è quanto di piĂš sicuro esista al mondo, dicevano. E invece. Insieme alla crescente popolaritĂ di queste risorse digitali, le cui originalitĂ e autorialitĂ sono apparentemente garantite dalla loro esistenza sulla blockchain, sono aumentate anche le denunce del cosiddetto âfurto di NFTâ. Una cosa vecchia quanto il mondo per come lo conosciamo: opere plagiate, coniate come NFT e vendute ad acquirenti ignari. Ad aprire il vaso di pandora è stato un gruppo di artisti che, su Twitter, ha denunciato come le proprie opere digitali siano state letteralmente ârubateâ e messe in vendita su Open Sea, una delle piattaforme piĂš usate nel mercato della criptoarte (e non solo, come nel caso dellâNFT di unâopera di Jean-Michel Basquiat, ritirata poi dallâasta).
Il problema è molto esteso e coinvolge anche DeviantAart, la piattaforma online dedicata agli artisti e agli aspiranti tali, fondata nel lontano 2000 da Scott Jarkoff, Angelo Sotira e Matt Stephens. Si tratta in sostanza di una banca (dati) enorme, dalla quale un malintenzionato può attingere per trafugare unâopera. Ovviamente da DeviantArt non possono che essere bene a conoscenza di questa vulnerabilitĂ e giĂ diversi mesi fa avevano annunciato lâimplementazione di un sistema di intelligenza artificiale âantifurtoâ, DeviantArt Protect, in grado di rilevare quando le opere dâarte caricate sul sito dovessero comparire sulle piattaforme dedicate al mercato NFT, come appunto OpenSea.
Ma il sistema è tuttâaltro che perfetto: a parte avvisare il legittimo proprietario, non può far rimuovere lâopera rubata o far partire qualche tipo di denuncia con valore legale. Da agosto, il sistema di controllo ha inviato piĂš di 50mila avvisi per possibili casi di violazioni NFT. Una volta ricevuta la notifica da DeviantArt, tuttavia, gli utenti devono presentare una richiesta di rimozione al marketplace sul quale si è svolta la frode, appellandosi al DMCA â Digital Millennium Copyright Act, la legge sul copyright che implementa i trattati del 1996 dellâOrganizzazione Mondiale per la ProprietĂ Intellettuale. Ma i lunghi tempi di risposta e lâenorme volume di incidenti rendono quasi impossibile affrontare il problema. ÂŤPurtroppo dovrò chiudere completamente la mia intera galleria su DeviantArt, perchĂŠ le mie opere continuano a essere rubate e messe in vendita come NFTÂť, ha scritto su Twitter Liam Sharp, artista e disegnatore per DC Comics.
E mentre nel mondo ârealeâ per falsificare unâopera câè pur sempre bisogno di un falsario che, armato di santa pazienza, si applichi scrupolosamente per portare a termine un lavoro certosino, con il mercato virtuale degli NFT il processo è piĂš semplice, o meglio automatico. Le opere infatti possono essere trafugate, coniate come NFT e messe in vendita da bot, a ritmi vertiginosi. ÂŤLa maggior parte di questi pezzi coniati automaticamente non si vende ma se possono usare i robot per lavorare su 500mila pezzi e lâ1% di queste vende, sono soldi senza rischi o ripercussioniÂť, ha detto Jon Neimeister, artista e sviluppatore di videogiochi, il cui lavoro è stato rubato e messo in vendita su un marketplace.
Su OpenSea, infatti, non è previsto il pagamento di una quota per il caricamento di unâopera, la fee viene addebitata solo in caso di vendita. Va da sĂŠ che questa quota dovuta a OpenSea va in ogni caso a OpenSea, anche se è ricavata da una vendita illegale. Lâaddebito di una quota di iscrizione e lâimplementazione di una procedura KYC â Know Your Customare, conosci il tuo cliente, che richiede un codice identificativo valido per sbloccare la vendita potrebbe essere dâaiuto. Ma entrambe le misure potrebbero non incontrare il favore degli utenti: la prima per motivi ovvi, la seconda per una questione di privacy sui dati personali.
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