Arshile Gorky è stato uno dei maggiori esponenti dell’Espressionismo astratto e, in Italia, abbiamo visto le sue opere in una intensa retrospettiva a Ca’ Pesaro, nel 2018. Le sue opere vennero esibite per la prima volta a New York grazie alla sua amicizia con l’artista e gallerista Anna Walinska. I due si conobbero infatti negli anni ’20 e lei fu una delle prime a riconoscere il talento dell’artista.
Nata in Inghilterra ed emigrata negli Stati Uniti, Anna aveva iniziato la sua formazione artistica a New York per poi completarla a Parigi. Durante il periodo trascorso in Francia fu influenzata dalle sperimentazioni delle Avanguardie e ciò la spinse, al ritorno in America, a fondare una galleria. La Guild Art Gallery nacque negli anni ’30, con l’obiettivo di promuovere il lavoro di artisti che non erano ancora stati riconosciuti dal mercato.
Convinta del talento di Gorky, decise quindi di dedicargli la mostra inaugurale della galleria, nel 1935. Sfortunatamente, la galleria chiuse nel 1937, dopo soli due anni di attività, a causa della difficile condizione economica americana. L’amicizia con Arshile Gorky però continuò, tanto che in quell’anno Anna Walinska divenne il soggetto per un ritratto realizzato dall’artista. Dopo la breve parentesi come gallerista, la donna proseguì la carriera artistica e il ritratto venne collocato nella sua casa situata a West End Avenue. È proprio di questo dipinto così significativo per entrambi che, ormai da 30 anni, si sono perse le tracce.
Il ritratto di Anna Walinska realizzato da Arshile Gorky è stato cercato per molto tempo, senza però essere ancora ritrovato. Sia la Fondazione dell’artista che la nipote di Anna, titolare dell’Atelier Anna Walinska, sono infatti impegnati nella ricerca del dipinto. Questo infatti, non solo non è mai stato esposto pubblicamente ma simboleggia anche il sodalizio affettivo e lavorativo tra le due figure. Putroppo l’importanza ora attribuita al quadro non è la stessa che ebbe quando Anna decise di venderlo, cosa che rende ancora più difficile rintracciarlo.
L’artista decise di separarsi dall’opera negli anni ’70 e per farlo si rivolse alla Bodley Gallery, presso cui la donna aveva esposto più di una volta, senza però riuscire a venderlo. Anna decise quindi di recarsi alla casa d’aste Sotheby’s ma, anche qui, il ritratto rimase invenduto. Questo venne quindi aggiudicato tramite una vendita privata e acquistato per una cifra esigua.
Da quel momento, la collocazione del dipinto e il suo possessore divennero ignoti. Per tale motivo, l’intento delle istituzioni coinvolte nella ricerca è quello di riuscire a ritrovare il dipinto e convincere il proprietario a donarlo o a venderlo. La speranza è quella di collocare l’opera in un museo pubblico così che il valore del soggetto e del suo autore e le storie di due personaggi della storia dell’arte contemporanea vengano degnamente riconosciuti.
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…