Aria pulita, temperature gradevoli, paesaggi mozzafiato e arte contemporanea, rigorosamente in dialogo integrato con il contesto, tanto ambientale quanto storico e culturale. Insomma, cosa volere di più dalla vita? A cura di Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli, la rassegna Sentieri d’Arte torna per la terza edizione e, per aiutarci a riscoprire un rapporto più armonico con la natura, espande il suo raggio d’azione dal Veneto alla Lombardia, con due nuove esposizioni: “I giardini di Artemide”, sulle Dolomiti Ampezzane, con gli interventi di Margherita Morgantin e Italo Zuffi, dal 23 luglio al 3 novembre 2022; “Polline”, in Valle Intelvi sulle Prealpi lombarde, con gli interventi site-specific di Simone Berti, Caretto/Spagna, Jonathan Vivacqua.
Scarpe comode ben allacciate: oggi, 23 luglio, a Cortina D’Ampezzo, sarà presentata la mostra “I giardini di Artemide”, allestita nel primo tratto del sentiero di Pian de ra Spines, collocato nei pressi di Fiames, caratterizzato dalla presenza di boschi e dalle sinuosità del letto del torrente Boite. Organizzata da Associazione Controcorrente e Liceo Artistico di Cortina, con la collaborazione e la gentile concessione delle Regole d’Ampezzo, l’esposizione mette in scena le opere di Margherita Morgantin e Italo Zuffi che si aggiungono a quelle realizzate in primavera da T-yong Chung, in occasione di un workshop presso il Liceo Artistico di Cortina.
Il titolo della mostra presentata nell’ambito di Sentieri d’Arte 2022 rimanda alla guida letteraria per escursionisti “Dolomiti cuore d’Europa” (Hoepli, 2021), scritta dal poeta e scalatore Giovanni Cenacchi, che descrive il sentiero di Pian de ra Spines come il «Regno della dea Artemide», per la presenza di boschi e linee curve generate dal torrente Boite. Gli interventi artistici, immettendosi nell’ambiente naturale, trasformano il sentiero in un giardino ideale, quasi come offerte alla natura e alle divinità che la pervadono.
Per “I giardini di Artemide”, Margherita Morgantin ha proposto una mini-residenza in alta quota, collegata al sentiero di Pian de ra Spines, dove sono allestite due frecce inserite nel tronco di alberi: una indica la direzione di Baita Lerosa, collocata a 2071 metri di altezza, nelle vicinanze di Forcella Lerosa, dove l’artista ha trascorso la sua residenza. L’altra è orientata verso la Piccola Croda Rossa, rifugio nei pressi del Lago di Fosses, dove i pastori trascorrono il periodo estivo per condurre i greggi in alpeggio.
Sul recinto esterno di Baita Lerosa, l’artista ha collocato una terza freccia con una punta trasparente di quarzo time link, direzionata verso la stella del mattino, Venere, in un momento preciso dell’anno, omaggio trasversale alla figura di Artemide. All’interno della baita, una drusa di ametista dell’Uruguay con la forma accogliente di una piccola grotta/greppia costituisce la “ricevente” del segnale proveniente da una delle frecce nel fondo valle, creando un legame energetico tra i due punti.
Italo Zuffi presenta due nuovi interventi site-specific. Una specie di illusione, che l’artista colloca ai margini del sentiero di Pian de ra Spines, è una scultura formata da due chiavi e un portachiavi, nel quale si legge la scritta “bosco”. Abbinamento è invece un semplice cucchiaio ricavato da un unico pezzo di legno ma dal manico eccessivamente allungato. L’opera è collocata su uno dei rami degli abeti presenti nel bosco di Pian de ra Spines, esposta agli agenti atmosferici fino a quando le sarà possibile, in ragione della sua esilità.
Sabato, 6 agosto, aprirà la seconda mostra di Sentieri d’Arte 2022, “Polline”, immersa nei paesaggi dei comuni di Centro e Alta Valle Intelvi, al confine tra Como e il Canton Ticino. Anche in questo caso, l’occasione sarà propizia per immergersi in un paesaggio unico: Simone Berti, il duo Caretto/Spagna e Jonathan Vivacqua sono intervenuti infatti in un percorso circolare che coinvolge il sentiero basso del Monte Generoso, il sentiero botanico di ERSAF e la strada agro-silvo-pastorale del Barco dei Montoni, passando per uno dei più estesi boschi di maggiociondolo delle Alpi.
Anche in questo caso, l’ispirazione proviene dal mondo classico: il titolo della mostra fa riferimento a quel reciproco scambio che s’instaura tra le opere e il contesto naturale, attraverso una sostanza impalpabile, non tanto l’aura contemporanea quanto lo “spirito vitale” che i greci rintracciavano nella potenza del mondo naturale. «Il senso dell’arte, come il polline, è rintracciabile in ciò che si manifesta in modo impercettibile e aereo, afferrabile solo grazie a un impulso di ispirazione estetica: arte come forma di “fecondazione” e di guarigione, che, tramite l’esercizio della sua pratica, determina una “dipendenza” in grado di porre l’esistenza al servizio di una volontà superiore», spiegano gli organizzatori.
«Le opere nascono ad hoc per una zona con alta vocazione al “transito”, che grazie alla presenza di forre e canaloni, pendii ripidi e scoscesi, ha favorito il contrabbando e ha visto, durante il secondo conflitto mondiale, transitare circa 20.000 persone dirette in Svizzera: ebrei, partigiani, dissidenti politici che fuggivano alle persecuzioni del regime nazifascista», continuano.
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