Veramente senza confini l’arte di Yayoi Kusama: l’artista giapponese, che ha scelto di trascorrere la sua vita all’interno di un ospedale psichiatrico, è famosa per le sue grandi sculture a pois e le installazioni immersive e spaesanti fatte di specchi e luccichii. Lavora ininterrottamente dagli anni ’60 ma la sua carriera ha subito fortune alterne e, dopo momenti di alti e bassi, tra partecipazioni fulminanti alle Biennali di Venezia e ricadute nella depressione, da qualche anno è sulla cresta dell’onda e le sue opere sono esposte nelle collezioni più prestigiose al mondo. Adesso è la volta dell’America Latina: l’Instituto Inhotim di Brumadinho, che ospita una delle più grandi fondazioni di arte contemporanea in Brasile, da oggi ha anche una nuova galleria permanente dedicata esclusivamente al lavoro di Yayoi Kusama.
Nella nuova Galeria Kusama sono presentate circa 30 opere, tra cui una delle famose Infinity Room intitolata Aftermath of Obliteration of Eternity (2009), che accoglierà i fruitori in uno spazio di metallo, vetro e luci. In questo caso, la visita è individuale e può durare al massimo un minuto. In esposizione anche I’m Here, But Nothing (2000), una installazione composta da modesti mobili da soggiorno, un tavolo e alcune sedie in legno, illuminati da pois. In questo caso invece la visita può avvenire in gruppi di otto persone, che possono rimanere nella stanza per un tempo da uno a tre minuti.
Considerando le particolari condizioni di visita delle opere di Yayoi Kusama, prevedibile la formazione di lunghe code ma all’Instituto Inhotim hanno pensato anche a questo. Gli architetti Fernando Maculan e Maria Paz hanno cercato rendere suggestiva anche la permanenza all’esterno della Galeria Kusama, progettando un’elegante area d’attesa caratterizzata da ombre rettangolari nere in cima a un giardino di oltre 4mila bromelie, che richiama le foreste pluviali tropicali del Brasile. «L’importanza del lavoro di Yayoi Kusama e il suo innegabile richiamo per un vasto pubblico hanno spinto il progetto a incorporare un’ampia area di attesa e preparazione», hanno affermato gli architetti in una nota.
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