L’onda della Corea del Sud continua a crescere: la galleria blue chip White Cube, che è già operativa a Londra, Parigi, New York e Hong Kong, ha annunciato l’apertura di una nuova sede a Seoul. Si tratta dell’ennesima galleria occidentale di alto profilo internazionale che decide di proseguire l’avventura asiatica mettendo le basi nella capitale coreana. Negli ultimi anni, la città è diventata uno degli epicentri più attrattivi per l’arte contemporanea, con le sedi di Pace, Lehmann Maupin, Thaddaeus Ropac, Gladstone Gallery, Peres Projects, König Galerie e Perrotin. A marzo 2023, anche il Centre Pompidou ha deciso di portare il suo brand a Seoul, grazie a un accordo da 20 milioni di dollari con la Hanwha Culture Foundation.
La nuova sede di White Cube in città aprirà nell’autunno 2023 e potrà contare su circa 300 metri quadrati di spazio espositivo, fronte strada, nello sfarzoso distretto di Gangnam, il centro moderno e lussuoso della città, tra grattacieli, atelier e locali notturni, nelle vicinanze del Dosan Park e di altre istituzioni culturali tra cui la SONGEUN Art and Cultural Foundation. La galleria occuperà il piano terra dello stesso suggestivo edificio rivestito di ceramica dell’Horim Art Center, un museo d’arte privato che ospita una collezione di arte moderna e antichità coreane.
«La scena artistica coreana è caratterizzata da profonde connessioni sia con il locale che con il globale. Tutto ciò sarà mostrato nella nostra nuova sede», ha detto a The Art Newspaper Jini Yang, direttrice di White Cube Seoul e già curatrice della Gallery Ihn. Considerata tra le principali gallerie d’arte contemporanea del mondo, White Cube rappresenta oltre 60 artisti internazionali ed estate, da Tracey Emin a Miroslaw Balka, da Damien Hirst ad Anselm Kiefer, da Etel Adnan a Haim Steinbach. Tra gli artisti di area asiatica, Danh Vo, vietnamita ma da anni a Berlino, e il cinese Liu Wei. Attualmente nella sua scuderia la White Cube può annoverare un solo artista coreano, Park Seo Bo, maestro dell’arte informale e minimalista, tra gli epigoni del Dansaekhwa, uno dei movimenti artistici coreani storici più apprezzati anche all’estero.
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