Jacqueline Peeters da Zazà Ramen
Sono sei anni che Brendan Becht, imprenditore che a Milano ha creato Zazà Ramen sake bar & restaurant (via Solferino 48) si cala nei panni di un gallerista super-partes, come ve lo abbiamo raccontato anche in altre occasioni, ma per chi non conoscesse questo speciale progetto milanese che torna visibile dopo la chiusura degli scorsi mesi, ripetiamo un po’ i concetti che stanno alla base di questa idea.
Quando Brendan ha aperto il suo locale, come appassionato d’arte, ha ben pensato di non replicare il modello di moltissimi ristoranti, ovvero attaccare al muro della paccottiglia.
Ma da Zazà Ramen le pareti sono grandi, e non si poteva lasciarle vuote. E allora?
E allora, appunto, è nata la volontà di un progetto semestrale: “Lascio che il pubblico che viene a mangiare si abitui e poi tolgo tutto…e metto qualcosa di nuovo”.
La protagonista di questa nuova “puntata” dell’arte da Zazà è con la pittrice olandese – che oggi vive a Bruxelles – Jacqueline Peeters (1961), con una “quadreria” che fa un grande effetto.
Ben lontano da un effetto “minimale” – come del resto appartiene allo spirito di una quadreria – la mostra è un viaggio nella creatività al vetriolo dell’artista, e dei suoi riferimenti alla storia dell’arte.
Peeters, attraverso le sue tele, indaga in maniera tagliente i meccanismi del sistema: molto spesso i dipinti dell’artista sono fatti di parole: “quadro invenduto”, “Madame de Parme” (nome fittizio che Peeters si era data come “tocco” esotico e misterioso, facendo il verso alle attitudini vanesie del mondo dell’arte. Oppure, ancora, come in un vero e proprio listino delle vendite, troverete un grande dipinto rosso dove sono elencate una serie di gallerie (non esistenti nella realtà) a cui sono associati titoli di opere e relativi prezzi.
Una messa in scena, senza filtri, della vita – spesso anche frustrante – che un artista deve compiere per potersi farsi notare, sentire, per ricevere attenzione e dunque per trovarsi la giusta promozione, il giusto aggancio che prima passa, propriamente, per auto-promozione.
Curioso il cortocircuito tra le opere e il cibo, stavolta non per aderenze o idee di “cucine come arte”, quanto per i rituali che abbiamo sempre conosciuto: trovarsi a cena con le “persone giuste” e magari discutere, decidere, muovere le piccole stanze dei bottoni del mondo dell’arte.
Questo “grido” d’insoddisfazione si trasforma in motore creativo e nel tema stesso di ricerca che, da un’apparente impossibilità, elabora un meta discorso pittorico.
D’altra parte, poi, ci sono i riferimenti ad una “personale” storia dell’arte: «Sono cresciuta a Eindhoven, dove ho visitato spesso il Van Abbemuseum. Uno dei miei quadri preferiti della collezione è sempre stato Winterbild di Max Beckmann. È una finestra sul mondo, ma è anche un mondo in sé, contenuto all’interno dei confini della tela. E forse è anche letteralmente una finestra sul mondo, una griglia sul mondo per afferrarlo. Mi piacciono le strutture, dai motivi a scacchiera a quelli a strisce (M.lle Matisse Est Nue) dalle scritte bustrofediche (Broembroem) alla cartografie (Today I painted the whole world). A volte mi piace uscire da quella finestra per fare un viaggio col pensiero. Per questo dipingo le liste prezzi dei miei lavori, progetto poster per una “mostra fittizia” o compilo il catalogo dei miei “dipinti invenduti”. Dopotutto, bisogna pur rispettare la legge della domanda e dell’offerta».
Anche stavolta, oltre ad un buon ramen Zazà offre la possibilità di conoscere un artista, che non è cosa di tutti i giorni in un ristorante. E a proposito di prezzi e “Unsold Paintings”, che è anche il titolo della mostra, se foste interessati alle tele di Jacqueline Peeters sappiate che sono in vendita.
Fino al 28 marzo 2021
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