Dopo le anticipazioni delle scorse settimane, è arrivata finalmente la conferma ufficiale: Angela Tecce è il nuovo Presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, istituzione creata nel 2004 dalla Regione Campania per provvedere alla gestione del Museo Madre di Napoli. «Ringrazio il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e i suoi più stretti collaboratori per avermi affidato l’incarico di Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, istituzione la cui attività ho seguito da sempre con attenzione e stima. Desidero ringraziare anche la Presidente uscente Laura Valente per aver svolto il suo compito in un momento critico, rinforzando il rapporto del museo Madre col territorio ed esaltandone la vocazione etica», ha dichiarato Tecce, la cui nomina si inscrive nell’ambito di un percorso personale e professionale «A cui ho dedicato la mia competenza e le mie energie, prima in qualità di funzionario storico dell’arte e, successivamente, Dirigente dell’attuale Ministero della Cultura».
«La nomina giunge in un clima di difficoltà generalizzata: in questi mesi abbiamo dovuto misurarci con il lato oscuro dell’esistenza e ritrovare la luce della cultura; i luoghi legati agli eventi artistici e culturali come i musei, le fondazioni, oltre che i teatri e i cinema, sono stati tra le istituzioni più colpite», ha continuato Tecce, che ha spiegato come, alla luce delle norme di sicurezza, insieme al Presidente De Luca, sia stato deciso di non presentare la nomina con la consueta conferenza stampa in presenza, auspicando, al contempo, collaborazione e fiducia con il settore dei media.
Una corrispondenza di comuni accordi che il Presidente Tecce intende avviare con «Tutti gli organismi regionali, le istituzioni pubbliche e private e le fondazioni, campane, nazionali e internazionali, allo scopo di tenere alto il prestigio della nostra cultura contemporanea, attraverso tutte le sinergie che si potranno mettere in campo». Accanto all’attività istituzionale, la Presidente si propone anche di rivitalizzare gli elementi distintivi della Fondazione: la ricerca, lo studio e l’apertura verso i linguaggi dell’arte contemporanea più aggiornati affinché siano parte attiva della realtà museale.
Nell’immediato futuro, il MADRE – come anche il Museo di Capodimonte – sarà tra i siti scelti per ospitare un Covid Vaccine Center: «A tutti i vaccinati offriremo la possibilità di partecipare alle nostre visite guidate e conoscere, o ritrovare, le opere della nostra collezione». Nell’attesa di poter riprendere dal vivo il programma espositivo, «Insieme alla Direttrice artistica Kathryn Weir, continueremo a offrire iniziative in modalità virtuale per coinvolgere il nostro pubblico perché continui a sostenerci». Ma l’impegno sarà dedicato anche alla «Rimodulazione della programmazione espositiva, avvalendoci del sostegno del Consiglio d’Amministrazione appena nominato – composto dall’imprenditrice Maria Letizia Magaldi, già parte del precedente CdA, e dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, figura di caratura internazionale – e dell’apporto del Comitato Scientifico in carica».
E le novità, per il museo d’arte contemporanea, non si fermano qui: entrano infatti nella collezione permanente due opere realizzate da Ibrahim Mahama durante la sua residenza a Napoli, svoltasi tra ottobre e novembre 2020 nell’ambito di “Art – Ethics”, piattaforma di ricerca e di produzione artistica frutto dell’intesa, stipulata nel 2019, tra la Fondazione Donnaregina, allora presieduta da Laura Valente, e l’Osservatorio Ethos-Luiss Business School, diretto da Sebastiano Maffettone, già consigliere delegato alla cultura della Regione Campania e presidente della Fondazione Ravello. I due grandi collage dell’artista ghanese, Red Rivers e Garden of Eden, saranno allestiti e visitabili da marzo.
Concepiti in stretta relazione con le tracce architettoniche degli edifici industriali in disuso di Napoli, i due grandi collage, insieme ad altri sei di dimensioni più piccole, raccontano la storia sociale e produttiva della città, istituendo un parallelismo con quella di alcune aree del suo paese d’origine, il Ghana. A partire dalle suggestioni ricavate dall’esplorazione di alcuni luoghi, dall’area dell’ex Italsider di Bagnoli a quella della zona industriale di San Giovanni a Teduccio, Mahama ha applicato la sua metodologia che privilegia l’idea del linguaggio artistico come pratica relazionale volta a ridefinire la percezione dei luoghi che abitiamo attraverso il recupero di materiali e spazi preesistenti.
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