Anna Marra e Montoro12 aprono a Bruxelles la nuova sede Bubble’n’Squeak

di - 4 Marzo 2021

In un momento in cui il mondo dell’arte dĂ  prioritĂ  a viewing room e a mostre digitali, Galleria Anna Marra (Roma), Galleria Montoro12 (Roma – Bruxelles) e Galleria Nosco (UK – Francia) aprono una sede curatoriale fisica condivisa a Bruxelles, chiamata Bubble’n’Squeak. Abbiamo intervistato i titolari delle gallerie per saperne di piĂč.

In cosa consiste il progetto di Bubble’n’Squeak?

«Bubble’n’Squeak è un nuovo progetto nato dalla convergenza di vedute sull’arte contemporanea di tre gallerie, Galleria Anna Marra, Gallery Nosco e Montoro 12 Gallery, con sedi in tre diverse città europee, per sperimentare la gestione condivisa di uno spazio curatoriale che sia una finestra sulle ricerche internazionali più innovative.

Abbiamo in programma di ospitare almeno tre curatori noti a livello internazionale ogni anno, insieme ai quali condivideremo la realizzazione di altrettanti progetti espositivi a cui alterneremo mostre presentate insieme dalle singole gallerie, mantenendo così le nostre identità».

Come vi è venuta questa idea?

«L’idea è nata dalla certezza che, in particolare in questo momento, sia necessario sfruttare tutte le sinergie che possono derivare dalla collaborazione tra gallerie con un’offerta culturale e artistica fortemente complementare, per offrire al pubblico un più ampio sguardo su quel che accade nel mondo dell’arte contemporanea».

Quali sono i punti di contatto tra le vostre gallerie che vi hanno spinto a questo progetto condiviso?

«Ciò che ci accumuna è il forte interesse per la ricerca di espressioni artistiche non confinate al proprio ambito geografico, indagando già ciascuno di noi su filoni dell’arte contemporanea quali l’arte afroamericana, quella mediorientale e la latinoamericana. Avevamo del resto già iniziato a condividere alcuni artisti pur rimanendo nelle nostre location. Certo, per un progetto di questo genere è fondamentale trovarsi bene prima di tutto come persone».

Serena Fineschi, Public Garden (Action Decadence), Trash Series (1), 2021, chewing-gum and saliva on paper, 135×100 cm

Quali sono le caratteristiche di questo nuovo spazio espositivo?

«Lo spazio è di circa 350mq, si trova a ridosso del Museo Wiels, di una importante galleria internazionale e di prestigiose collezioni private che spesso sono aperte a pubblico. È fondamentalmente un spazio aperto, non ci saranno particolari divisioni, neanche quando avremo mostre gestite contemporaneamente dalle singole gallerie».

Con quali progetti espositivi inaugurate?

«Inauguriamo l’11 marzo con la mostra Hétérotopie, curata da Edoardo Monti. Ci sarà un mix di artisti conosciuti, come Aron Demetz, Serena Fineschi, Túlio Pinto e di artisti emergenti, come tra gli altri Clarissa Baldassarri, Andrea Mauti e Manon Steyaert».

Clarissa Baldassarri, Window, 2021, bleached beeswax and glass, 107x44x10 cm

Quali saranno gli elementi distintivi della programmazione espositiva di Bubble’n’Squeak?

«Cercheremo di avere sempre attenzione all’arte proveniente da tutti i quadranti del mondo, ma molto spesso saranno le scelte curatoriali a distinguere lo spazio».

Ci potete già anticipare i prossimi progetti in calendario?

«La seconda mostra sarà una tripersonale, gestita separatamente dalle tre gallerie. Anna Marra presenterà Admire Kamudzengerere, Montoro12 Chris Soal, mentre Nosco Isabelle D. La terza mostra, invece, offrirà uno sguardo verso l’arte Rumena, con artisti selezionati da Radu Oreian».

Giulio Scalisi, Fontana Infinita, 2021, HahnemĂŒhle photo Rag Matte, mounted on aluminium, 33×60 cm

State per aprire un nuovo, imponente spazio espositivo in piena pandemia. Come immaginate l’evoluzione della vostra professione post-Covid?

«Ci sarà inevitabilmente una riduzione del numero delle gallerie, data da due anni particolarmente difficili, ma quelle che riusciranno a reinventarsi e a rimanere attive dovranno puntare molto sulla qualità e l’originalità dell’offerta artistica».

Quale sarà, a vostro avviso, nella cosiddetta “nuova normalità” il ruolo della galleria intesa come spazio fisico?

«La pandemia ci ha costretti a una fruizione virtuale dell’arte. La tecnologia ci ha molto aiutato, ma crediamo che lo spazio fisico continuerà ad avere una sua centralità soprattutto per apprezzare un’offerta culturale innovativa».

Leonardo Anker Vandal, Arrival of Autumn, a Quiet Sonata, 2018, tea, mordente, dried flowers, 150×120 cm

Si tornerà a una maggiore centralità del ruolo della galleria rispetto, per esempio, all’escalation delle fiere? Cioè a dire: ci sarà un riequilibrio tra la dimensione global e quella local della galleria?

«Difficilmente lo strapotere delle fiere in termini commerciali potrà essere scalfito, le fiere rimangono un luogo di aggregazione dove il collezionista ha la possibilità di osservare tutte le tendenze in pochi giorni. Progetti di scambi tra gallerie o progetti come i Condo potranno certamente crescere nel breve- medio periodo».

Quali saranno le vostre strategie digital invece? Utilizzate e-commerce o piattaforme dedicate (Artsy, ecc.)? Con quali risultati?

«Utilizziamo varie piattaforme digitali, principalmente Artsy e Artland, i risultati sono buoni e stanno costantemente crescendo, in particolare in un momento come questo, dove il contatto fisico con l’opera risulta essere molto difficile».

Manon Steyaert, Dans mon sens, 2021, silicon, 60×40 cm

Qual è l’identikiti del collezionista a cui Bubble’n’Squeak si rivolge?

«Un pubblico colto e curioso di scoprire le nuove ricerche artistiche che si stanno affermando a livello internazionale».

Qual è, a vostro avviso, lo stato di salute del sistema del contemporaneo a Bruxelles, nel pubblico e nel privato? Quali ritenete che siano a oggi i suoi punti di forza e i suoi punti deboli?

«Bruxelles ha davvero pochi punti deboli, il sistema dell’arte funziona molto bene e la città sfrutta anche il vantaggio di trovarsi a breve distanza da tutti i paesi limitrofi. E’ possibile raggiungerla in pochissimo tempo da Londra, Da Parigi, dalla Germania, dalla Svizzera e dal Nord Europa. Questo ha anche fatto si che molte importanti gallerie, come Gladstone o Clearing solo per citarne due, abbiano deciso di aprire delle sedi in città».

Sabine Marcelis, Fog Mirror, 2020, layered glass, 240×60 cm

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