10 aprile 2022

Archiviare significa non dimenticare: intervista a Carola Spadoni

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Abbiamo intervistato Carola Spadoni, tra le vincitrici di Italian Council con un progetto basato sull'archiviazione della sua produzione video negli ultimi tre decenni

Carola Spadoni, artista e videomaker romana di stanza a Berlino, è tra le vincitrici di Italian Council, il programma di sostegno e promozione all’arte italiana all’estero della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’affascinante progetto si intitola “Archiving the Peripatetic Film & Video collection” e si basa sull’archiviazione dei suoi film, video e centinaia di ore registrate negli ultimi tre decenni, in diversi Paesi e utilizzando vari formati, dal Super 8, 16mm, Vhs, Hi8, Mini Dv allo smartphone. Il risultato di questo di questo archivio è uno straordinario flusso di immagini in movimento del mondo, della cultura, delle tradizioni, della vita che fluisce. Attualmente parte di questo lavoro è esposto alla mostra “L’Archivio Insorgente. Contronarrazioni e rappresentazioni: Genova 2001”, a cura di Marco Scotini, alla galleria Laveronica di Modica. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’artista per conoscere meglio questo progetto.

Carola
TPF&VA Affective Mapping

Il tuo progetto vincitore dell’Italian Council si intitola Archiving the Peripatetic Film & Video collection e si basa sull’archiviazione della tua produzione video compresa negli ultimi tre decenni, cosa significa per te archiviare?

Con “The Peripatetic Film & Video Archive”, trattandosi di riprese inedite girate in pellicola e video dalla fine anni 80 ad oggi, ho voluto pensare a come renderle materiale comune, ed inventare una modalità di commoning che le rendesse accessibili e fruibili. L’organizzazione interna de TPF&VA è una rete di hyperlinks e rimandi continua che al fruitore si presenta in modalità espansa, tutta da scoprire.

Mettere da parte, raccogliere, e quindi trasformare le opere in documenti analogamente al gesto e al significato de la mise en archive dà inizio ad una storia, una sorta di archeologia del sapere. Come hai vissuto questa operazione? Questa, ha avuto delle ripercussioni nella tua produzione artistica successiva? Se è si quali?

“Il senso di un’azione si rivela solo quando l’azione (…) diventa una storia suscettibile di narrazione”, scrive Hanna Arendt. Organizzare il materiale, inventare l’inventario e creare i parametri per narrare TPF&VA è un’operazione di archeologia del futuro più che del passato, preoccupandosi di mettere a valore categorie, riferimenti, genealogie ed ipotesi che stanno emergendo, finalmente, in questi ultimi anni. Il sito è solo l’inizio ed è la base per le manifestazioni dell’archivio a venire, che si intende come organismo vivente e non gerarchico.

TPF&VA Footage

Hai splendidamente e warburghianamente definito le immagini del tuo archivio, pathosformel soggettive. Ti va di parlarci di questa definizione?

Qualche anno fa mentre guardavo le scatole con i nastri video e le pellicole mi sembrava che mandassero segnali di fumo, come a dire “Siamo qui sepolte vive cariche di storie e Storia ci fai uscire?” Le immagini sono state girate da uno sguardo che si relazionava con il mondo, in itinerari segnati da una soggettività, dal caso e spesso dal caos. In un continuum affettivo nel pensare per immagini. Adesso che sono accessibili nel sito possono assumere le affettività anche di chi le guarda e le ricontestualizza. ‘Wiederholen pathosformeln’.

Archiviare significa non dimenticare. Parte del tuo lavoro è attualmente ospitato nell’esposizione “L’Archivio Insorgente. Contronarrazioni e rappresentazioni: Genova 2001”, presso la galleria Laveronica di Modica. La mostra è nata in occasione dell’anniversario dei venti anni dal G8 di Genova. Cosa significa per te partecipare a questa mostra?

L’invito a partecipare è arrivato mentre si concludeva la residenza al Künstlerhaus Bethanien e subito c’è stata l’intesa con Scotini a ragionare sull’attuale risonanza di quei giorni. Ho fatto ulteriori passi indietro e riguardato le riprese fatte in Chiapas nel 1996 al congresso nazionale dell’EZLN, con il subcomandante Marcos che presentava il Foro Especial para la reforma del Estado. I movimenti no global hanno avuto origine nell’insurrezione zapatista del 1994, assumendo ed espandendone la portata simbolica e politica. Ho montato le riprese “zapatiste” con le manifestazioni di Genova prima degli scontri, in un video di 20 minuti. È incredibile vedere come tutte le istanze e i temi ora più attuali erano rappresentate a Genova in quei giorni.

Per far scorrere il progetto “Archiving the Peripatetic Film & Video collection”, clicca qui.

TPF&VA Affective Mapping

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