Alberto è un amico e uno dei primi artisti con cui sono entrato in contatto appena arrivato a Milano nel 1986. Dunque un artista con cui sono cresciuto e per questo un compagno di strada. Da allora ho condiviso tante cose dell’arte con lui, oltre alle mostre, le discussioni sull’arte e sulla sua necessità dell’andare verso gli altri. Alberto non era interessato all’arte per l’arte, ma all’arte verso l’altro o meglio verso gli altri.
Per questo è stato un maestro dell’arte cosiddetta pubblica già a partire dall’opera fatta per la mostra Territorio Italiano, progetto d’eternità per l’arte contemporanea pensata nel 1992 per una camera dell’Hotel Palace di Bologna, installata nel 1994 e tutt’ora in situ. A Bologna aveva insegnato all’Accademia di Belle Arti per poi trasferirsi nel 1993 in quella di Brera a Milano, dove, insieme a Laura Cherubini quali professori di Storia dell’Arte, abbiamo fatto da sponda al suo Corso di Pittura in cui sono cresciuti diversi interessanti artisti italiani internazionali fino al 2013, anno in cui lasciò l’Accademia.
L’insegnamento e l’arte in Alberto erano una cosa sola. Unicità poetica dell’andare verso gli altri. Per questo Alberto con la sua arte atemporale rimarrà sempre con noi che siamo gli altri.
I funerali di Alberto Garutti si terranno martedì, 27 giugno, ore 14:45, presso la chiesa di San Pietro in Sala, in piazza Wagner a Milano.
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