Arte come corpo vibrante: Anri Sala al Kunsthaus Bregenz

di - 25 Agosto 2021
Il Kunsthaus Bregenz presenta, fino al 10 ottobre prossimo, la personale di Anri Sala (1974, Tirana, Albania). Per l’occasione l’artista ha trasformato l’iconico edificio progettato da Peter Zumthor in un corpo vibrante, che coinvolge il visitatore in un’esperienza totale tra suono, architettura e video. Una selezione puntuale di pochi lavori, precisi e potenti -alcuni recenti e altri creati per l’occasione- scandisce un percorso in cui Sala conferma la sua capacità di tracciare con opere di purezza adamantina interstizi tra le dimensioni dello spazio, del tempo, della storia e dei destini individuali. Come tipico per molte opere dell’artista, il suono gioca un ruolo fondamentale ed è presenza forte e sculturale per tutta la mostra, orchestrandone il ritmo e la sintassi, tra pause e crescendo.
Anri Sala, All of a Tremble (Conducted Lines), 2021 Installation view ground floor, Kunsthaus Bregenz, 2021, Photo: Markus Tretter. Courtesy of the artist and Hauser & Wirth © Anri Sala, Bildrecht Wien, 2021, Kunsthaus Bregenz
Un suono che spesso è il risultato di complessi meccanismi e assemblaggi tecnici e tecnologici, di cui l’artista è artefice, come in All of a Trembel (Conductus Lines) 2021, con cui si apre la mostra al piano terra. Che suono avrebbe il cemento con cui è costruito il Kunsthaus? Sembra rispondere a questa domanda l’installazione, composta da un antico rullo per tappezzeria, che, trasformato in un carillon, emette suoni spettrali in correlazione con la struttura della parete di cemento con cui è a contatto. Il tono che ne deriva, A-440 Hz, corrisponde al “la”, frequenza comunemente considerata moderna e di riferimento, lo standard, come del resto lo è il cemento per le costruzioni dell’era moderna.
Sfumano forme e confini di stati e nazioni, piegati e rinchiusi in dimensioni zoomorfe, nell’elegante serie di disegni a inchiostro Untitled (2018-2019). In questi dittici, mappe geografiche di paesi come Giappone, Cuba, Chile, ma anche l’Italia, sono tracciate riprendendo le anatomie di pesci della famiglia delle anguillidae e muraenidae, raffigurate in antiche incisioni.
Anri Sala, If and Only If, 2018, Installation view first floor, Kunsthaus Bregenz, 2021, Photo: Markus Tretter. Courtesy of the artist, Galerie Chantal Crousel, Paris, and Marian Goodman Gallery © Anri Sala, Bildrecht Wien, 2021, Kunsthaus Bregenz
“Mi piace lavorare così a lungo ai miei film finché in realtà non succede molto”, ha affermato Sala in un’intervista a Gerald Matt (2003). Abituati allo sfrecciare sfuggente di immagini e tempo, le opere dell’artista sanno ricondurci alla spettacolarità della lentezza, alle possibilità dell’attenzione. Come in If and Only lf, 2018, in mostra al primo piano del Kunsthaus Bregenz. Nel video (presentato in Italia al Castello di Rivoli nel 2019 nella mostra AS YOU GO) il tempo e la lunghezza di un viaggio, quello percorso da una lumaca sull’arco di una viola, sono protagonisti. Grandi immagini, in ultra alta definizione (UHD), portano chi osserva dentro al gioco, alla delicatissima tensione del dialogo tra il musicista Gérard Caussè, impegnato nell’esecuzione della Elegia per viola di Igor Stravinsky, e la lumaca.
Anri Sala, Untitled (Italy/Cuirassé, Becasse, Trompette, Aiguille, Tuyau de Plume, Serpent, Sexangulaire) 2018
Installationsansicht Erdgeschoss Kunsthaus Bregenz, 2021, Foto: Markus Tretter. Courtesy of the artist und Galerie Chantal Crousel, Paris © Anri Sala, Bildrecht Wien, 2021, Kunsthaus Bregenz
Il vuoto sembra essere protagonista negli spazi del secondo piano. Impressione che subito svanisce: la percezione si smarrisce, vacilla, confusa da pareti che pulsano, tremano, al ritmo di una partitura di cui non si localizza la provenienza. In Day Still Night Again, 2021, concepita da Sala appositamente per il Kunsthaus di Bregenz, l’immagine 1:1 delle pareti è proiettata sulle pareti stesse in un alternarsi di sfocatura e messa a fuoco. In questa installazione sconvolgentemente semplice e potente, la durezza del cemento, l’infallibilità dello spazio (museale) e della nostra percezione diventano materia malleabile nelle abili mani dell’artista.
La mostra culmina con un’esperienza immersiva in un’atmosfera apocalittica. Nell’installazione video Time No Longer, 2021 (creata per la Buffalo Bayou Park Cistern di Houston) un vecchio giradischi galleggia solitario in uno spazio senza gravità né tempo, in un’atmosfera da “day after”. L’opera è intessuta di riferimenti e assonanze con la storia del Novecento: il giradischi suona infatti il brano solista Abyss of Birds tratto da Quatuor pour la fin du temps (Quartetto per la fine del tempo, 1940), composto dal francese Olivier Messiaen (1908-1992) durante la prigionia in Germania ed eseguito per la prima volta nel 1941 davanti a un pubblico di detenuti e guardie. L’espressione della solitudine, ma anche il desiderio urgente di far emergere un segnale nel “buio” nell’opera di Messiaen è messa in relazione, da Anri Sala, con la storia di Roland McNair, primo astronauta nero nello spazio e appassionato sassofonista. McNair avrebbe dovuto eseguire un assolo a bordo della navetta spaziale Challenge, nel 1986 – il primo nella storia ad essere registrato nello spazio- intento mai portato a termine per via della tragica esplosione della navetta.
È parte della mostra anche la presentazione nei KUB Billboards, lungo la Seestraße, di una serie di immagini nate dalla corrispondenza dell’artista con il curatore Hans Ulrich Obrist e create da fotografie scattate da Sala con l’iPhone dal finestrino di un aereo.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo (de/eng) concepito come libro d’artista in stretta collaborazione con Anri Sala, a cura di Thomas D. Trummer, Kunsthaus Bregenz. Uscita prevista: settembre 2021

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