Arte contemporanea in una fabbrica di zucchero: la nuova Cukrarna a Lubiana

di - 26 Ottobre 2021

Nella geografia sempre piuttosto articolata del mondo dell’arte, si aggiunge un altro polo di interesse: a Lubiana ha infatti aperto finalmente le porte la nuova Cukrarna, centro d’arte contemporanea in un’archeologia industriale risalente agli anni ’30 dell’800. Non distante dalla centralissima e dinamica piazza Prešernov, affacciato sulla riva della Ljubljanica, ristrutturato e rifunzionalizzato per soddisfare le esigenze legate all’esposizione di opere e all’organizzazione di progetti artistici, l’imponente edificio una volta era una importante fabbrica per la lavorazione dello zucchero, impiantata dalla ditta Rossmann & Pelican, di base a Trieste.

Oggi, in 5mila metri quadrati complessivi, di cui 2mila dedicati alle esposizioni, ospita la mostra temporanea “The Wonderfullness of memory”, la meraviglia della memoria, un tema poetico e anche d’obbligo considerando lo spazio, a cura di Alenka Gregorič, con opere di artisti internazionali e d’area balcanica, quali Rosa Barba, Sophie Calle, Janet Cardiff, Jimmie Durham, Vadim Fiškin, Teresa Margolles, Ernesto Neto, Adrian Paci, Lia Perjovschi, Marjetica Potrč, Tobias Putrih, Miha Štrukelj, Aleksandra Vajd & Anetta Mona Chisa, Samson Young. Pochi giorni fa si è tenuto il primo talk, trasmesso anche in streaming, al quale hanno partecipato Gianīs Varoufakīs, ex leader del partito greco SYRIZA, e il filosofo sloveno Slavoj Žižek. Insomma, primi passi che lasciano presagire un futuro di peso.

ph. Andrej Peunik

La Cukrarna, un monumento storico di Lubiana a rischio

Nel corso degli anni, la struttura cambiò varie gestioni e fu convertita prima in caserma, poi ritornò alla vocazione produttiva ma come maglieria, quindi, durante la Seconda Guerra Mondiale, gli spazi sotterranei furono usati come rifugio dai bombardamenti. Particolarmente toccanti sono le frasi scritte sui muri dai rifugiati. Agli anni ’90 risale l’idea di trasformare la fabbrica in un centro commerciale ma, considerata ormai monumento della svolta capitalista della società e dell’economia slovena a metà nel XIX secolo – fu tra i primi stabilimenti industriali a introdurre l’utilizzo della macchina a vapore – il progetto fu abbandonato. Nonostante la forte presenza nella storia e nell’architettura della città, la Cukrarna – che per un certo periodo sembrava dovesse diventare sede di uffici amministrativi del municipio di Lubiana – fu progressivamente abbandonata e diventò nuovamente rifugio, questa volta per i senza tetto.

La svolta nel 2018, quando la ristrutturazione della Cukrarna fu inclusa in un progetto promosso dal Comune di Lubiana e sostenuto da fondi europei destinati a misure per migliorare l’ambiente urbano, rivitalizzare le città e riabilitare le aree degradate. La destinazione d’uso, questa volta, era decisa: spazio dedicato all’arte contemporanea.

ph. Miran Kambič

Il progetto architettonico è stato firmato da Scapelab, di Marko Studen, Boris Matić e Jernej Šipoš, che hanno svuotato l’interno dell’edificio, lasciando inalterato l’aspetto delle pareti esterne, come del resto aveva imposto il Ministero dei Beni Culturali della Slovenia. Il dialogo tra la modernità degli ambienti interni e gli elementi architettonici tradizionali delle facciate rappresenta uno dei punti di forza del progetto, che ha dovuto fare i conti con diverse situazioni strutturali precarie. Nel seminterrato hanno trovato sede un auditorium polivalente e vari servizi per i visitatori, come guardaroba e toilette, oltre a un laboratorio. Al piano terra c’è invece il bar, le cui pareti sono rivestite di nero, tranne una, lasciata con i mattoni originari a vista, in contrasto con il bianco della galleria espositiva.

«Siamo davvero soddisfatti di come lo storico e il moderno esistano contemporaneamente nella nuova Cukrarna», hanno dichiarato gli architetti. «Il visitatore ha inconsciamente la sensazione che qualcosa di nuovo di zecca abbia trovato spazio in qualcosa di estremamente antico. Proprio come farà l’arte contemporanea».

Tempo e memoria, nella mostra inaugurale

Questo rapporto armonico trova la sua espressione concreta tra le opere di questa prima mostra – sviluppata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Lubiana e con una rete di prestatori di alto profilo, dala Galerie Max Hetzler di Berlino alla Perrotin, fino alla Pieroni-Stiefelmeier Collection di Roma – in cui 15 tra i più influenti artisti contemporanei espongono le loro ricerche incentrate sul passaggio del tempo e sulla trascrizione della memoria.

Marjetica Potrč, The House of Social Agreement, ph. Andrej Peunikmore
Sophie Calle, Exquisite pain, ph. Andrej Peunikmore
Janet Cardiff, The Forty Part Motet, ph. Andrej Peunikmore

Dal film 35mm di Rosa Barba, From Source to Poem, alle fotografie di Sophie Calle, dall’installazione sonora di Janet Cardiff alla Colonna di Adrian Paci, le implicazioni di queste ricerche possono assumere risvolti politici, poetici, visionari, realistici, quotidiani, tutti resi ancora più suggestivi dalla presenza di fondo dell’architettura industriale, con le sue storie trascorse. Tra i prossimi progetti, “The Bricks 1828–2020”, una commissione attraverso la quale gli artisti invitati potranno trasformare i vecchi mattoni dell’edificio in opere d’arte.

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