Sulla soglia della visione: tre artisti all’Istituto Vico di Bologna

di - 1 Febbraio 2023

Giovedì, 2 febbraio 2023, alle ore 18:30, nello spazio dell’Aula d’Arte dell’Istituto di Istruzione e Formazione Giambattista Vico, apre al pubblico la mostra collettiva “Ma non tutto è nero”. Dopo due mostre svoltesi nelle ultime stagioni estive, nell’ambito di ART CITY Bologna 2023, in occasione di Arte Fiera, l’Istituto Giambattista Vico si apre nuovamente al contemporaneo con lo scopo di avviare un programma di future collaborazioni con artisti emergenti e non. Per questa occasione, l’Istituto Vico diviene promotore della collettiva insieme ad ART(BO), un collettivo curatoriale formato da Linda Carluccio ed Elisa Zanta, che indaga le pratiche artistico-contemporanee all’interno del territorio che abita: Bologna e aree limitrofe. ART(BO) nasce nel terreno del digitale per comunicare e condividere le ricerche di spazi indipendenti, gallerie e istituzioni, con la volontà di promuovere un pensiero maggiormente critico e consapevole. Il progetto si dirama inoltre nello spazio fisico del reale, entrando in diretto contatto con gli artisti attraverso una mappatura in corso di studio visit. Si ricorda che, per Art City White Night 2023, il giorno 4 febbraio 2023 alle ore 21, “Ma non tutto è nero” presenta la performance arpa e live electronics di Chiara Zaccaria dal titolo Controluce.

La collettiva vede esposte le opere di Vittoria Cafarella, Domenico Canino e Vincenzo D’Argenio, con un testo di Emilia Angelucci. “Ma non tutto è nero” nasce a partire da un terreno comune nella poetica degli artisti, i quali individuano un punto di contatto negli aspetti materiali e simbolici dell’Eigengrau. Esso indica il peculiare colore che emerge dall’assenza di luce. Generato dalla percezione di un campo in continua evoluzione formato da piccoli punti bianchi e neri, Eigengrau è il termine coniato dallo psicologo tedesco Gustav Theodor Fechner a metà del XIX secolo e interpretato dallo stesso come una condizione psicofisica di grigio interiore in cui le immagini rimangono sulla soglia della visione. Una percezione provata, ad esempio, al risveglio, nel cuore della notte, quando si aprono gli occhi e non si vede quasi nulla. Questo momento di durata indefinita, in cui la realtà e sogno convivono, i pensieri e le immagini si confondono nel grigio profondo prossimo al buio assoluto.

Il lavoro proposto dagli artisti presenta molteplici strati di lettura, il frutto di ricerche e di pratiche che toccano differenti tematiche e linguaggi, quali pittura, installazione ambientale e sonora, video e collage. In mostra, gli interessi comuni verso la fisiologia del corpo, la dimensione dell’onirico e la suggestione dell’ignoto divengono dimensioni per confrontarsi su temi derivanti dai concetti attinenti all’Eigengrau: il buio, l’illusione, l’(in)consapevolezza e il ricordo.

Vittoria Cafarella, collage digitali delle opere della mostra “Ma non tutto è nero”

Vittoria Cafarella parla del suo contributo in “Ma non tutto è nero” come un desiderio di porsi nella zona grigia tra la veglia e il sonno e far emergere le dinamiche reali e oniriche dove si scorge ancora una traccia del sogno. Il lavoro svela la suggestione dell’immagine che sfugge al risveglio, ma persiste influenzando irrimediabilmente la realtà.

Domenico Canino spiega che, partendo dalla riflessione affrontata insieme agli altri artisti sul tema della mostra, ha deciso di sviluppare la sua opera seguendo un percorso incentrato sul medium, inteso come la luce che restituisce le sfumature ai colori e al nero. Il suo lavoro scaturisce da un percorso a ritroso: partendo da una luce accesa, a tratti fantastica, ha ricercato nella materia informe composta da smalto un accenno alla figura di dormiente. Il risultato è un trittico di grandi dimensioni, che vuole presentarsi come un portale tra la visione e la realtà, allo scopo di trasportare il visitatore in un’esperienza onirica coincidente con il tempo sognante del dormiente soggetto dell’opera.

Vincenzo D’Argenio parte dal ricordo e dal confronto tra due archivi: referti medici e video di famiglia: «Ho voluto mettere in comunicazione uno stralcio audiovisivo di una polisonnografia del 2019 con alcune riprese fatte con lo smartphone della mia compagna nel 2021 quando, gestante, era solita riprendersi la pancia durante i movimenti del nostro primo figlio ad alcune settimane dalla sua nascita. Riguardandoli, entrambi i momenti hanno suscitato in me sentimenti contrastanti, a cavallo tra gioie e paure, curiosità e incertezze». A completare l’installazione, due stativi sorreggono dei simboli dicotomici legati alla testa: un casco da bici e una maschera termoplastica.

Il testo di Emilia Angelucci, “Forse un mattino. Radiodrama #1”, deriva da un intreccio tra i suoi scritti e una ricerca bibliografica sugli autori del passato e del presente che hanno narrato di stati interiori tra la veglia e il sonno alle prime luci del giorno o di immagini prossime alla condizione onirica. Il risultato assume la forma di una partitura corale con il fine di esprimere un possibile stato emotivo e visivo condiviso. Alla fase di stesura del testo di accompagnamento a “Ma non tutto è nero”, Angelucci aggiunge una sperimentazione sulla traduzione dello scritto in un linguaggio alternativo al medium pagina. “Forse un mattino” diviene, in mostra, un contenuto del foglio di sala e un’installazione audio e, sulla piattaforma SoundCloud, il primo lavoro del progetto “radiodrama”. In collaborazione con Davide Bartolomei (sound design), “radiodrama” riprende il formato del Radio Dramma per dare vita a una collezione di narrazioni amplificate con una stratificazione di suoni ambientali.

La mostra sarà visibile fino al 5 febbraio 2023 con i seguenti orari: venerdì 3 febbraio dalle ore 14 alle ore 20; sabato 4 febbraio dalle ore 14 alle ore 24 e domenica 5 febbraio dalle ore 10 alle ore 17.

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