Nella cornice della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, il padiglione del Kazakistan si presenta con un’ampia selezione di opere che illuminano la ricca storia culturale e l’innovazione artistica del paese. Curata da Danagul Tolepbay e Anvar Musrepov, Jerūiyq: Viaggio oltre l’orizzonte, si configura come un manifesto dell’arte contemporanea kazaka, offrendo una prospettiva unica che abbraccia passato, presente e futuro. L’obiettivo è quello di approfondire tutti i principali movimenti e tendenze artistiche che hanno caratterizzato il Kazakistan dal 1967 ad oggi, illustrandone e concretizzandone le influenze culturali e le prospettive storiche.
Il progetto si distingue per il suo approccio multidimensionale, in quanto Danagul Tolepbay si è concentrata sull’analisi delle dinamiche politiche e istituzionali necessarie per la realizzazione di un padiglione nazionale, mentre Anvar Musrepov ha approfondito la relazione tra poesia e arte visiva. Queste due personalità, apparentemente distanti, mirano a racchiudere la produzione artistica del Kazakistan, colmando la lacuna nella concezione dell’arte contemporanea locale spesso esclusa dal dibattito artistico europeo.
L’esposizione vuole dunque creare un manifesto storico che rifletta l’essenza profonda del Kazakistan, un paese che ha attraversato significative trasformazioni politiche nel corso del XX secolo. Dalla dominazione sovietica degli anni ’30 alla dichiarazione di indipendenza negli anni ’90, il Kazakistan ha vissuto un percorso tumultuoso che ha profondamente influenzato la sua produzione artistica. Le opere esposte intendono esplorare questo clima di resistenza che ha coinvolto molti artisti kazaki, in contrasto con il dominio sovietico percepito come estraneo alla cultura locale. Va ricordato che la cultura kazaka ha incorporato molti elementi della propria tradizione dall’URSS e dall’Asia, ma la vicinanza a queste due entità statali dominanti non ha permesso una piena adozione degli elementi culturali, che rimangono il risultato di un’interazione complessa tra le due.
L’intera esposizione, suddivisa in tre sezioni distinte, ruota intorno al concetto apocalittico, il quale assume, nella prima parte, dei connotati ostili, in quanto la visione viene presentata come propizia ad una concezione umano-centrica. Ma man mano che si procede con l’esposizione, l’uomo comincia progressivamente a sbiadire, arrivando ad assumere una posizione marginale. Jerūiyq: Viaggio oltre l’orizzonte vuole dimostrarci come la visione post-apocalittica diffusa nello stato e all’interno dell’identità individuale, influenzata dall’immaginario sociale, politico ed economico dell’Unione Sovietica, abbia plasmato nell’uomo una percezione “addolcita” di ciò che potrebbe sembrare una catastrofe apocalittica.
La coesistenza dell’uomo con la natura si manifesta nel progressivo prevalere di quest’ultima, che finisce per dominare l’uomo stesso, destinato a cadere nell’oblio e a dissolversi nella natura, di cui assume le sembianze. La progressiva dispersione della razza umana non è presentata in modo drammatico, ma quasi naturale, come se l’influenza politica avesse indotto i cittadini e gli artisti a adattarsi a questa visione apocalittica, accettando il loro destino anziché opporvisi.
Nella prima sezione, Danagul Tolepbay, figura chiave dell’arte contemporanea kazaka, presenta due dipinti significativi che incarnano la tensione tra speranza e distruzione in un contesto apocalittico. New Child. Rebirth, 2023-2024, raffigura un bambino come simbolo di salvezza, reinterpretando in chiave michelangiolesca il tema della redenzione. In dialogo con le sue opere troviamo l’installazione sonora Presence, 2024 di the2vvo, duo artistico composto da Eldar Tagi e Lena Pozdnyakova, che va crea un’esperienza immersiva attraverso un ologramma sonoro basato sugli archivi di suoni tipici della tradizione centro-asiatica.
Nella sezione successiva, l’arte di Sergey Maslov e Yerbolat Tolepbay si distingue per l’audace esplorazione della connessione tra l’umanità e il cosmo. Sergey Maslov, pioniere della fotografia digitale come forma artistica, ha sfidato i confini della percezione visiva combinando la yurta kazaka con immagini di astronavi e extraterrestri. In Baikonur-2, emerge la sua visione provocatoria del futuro esplora la possibilità di una coabitazione tra umani e altre specie aliene, riflettendo sulle implicazioni culturali e cosmiche di un’interazione interplanetaria. Mentre in Six Lives of One Soul, The End of the Beginning and the Beginning of the End, Mobile Unit, Saken Narynov propone un progetto di sinergia abitativa fra tradizione kazaka e vita-interplanetaria, in cui si immagina delle strutture abitative singole, che richiamano per la struttura architettonica alla tradizione kazaka, pronte ad staccarsi dall’albero maestro per viaggiare nello spazio.
La sezione finale della mostra esplora il tema della simbiosi tra uomo e natura attraverso i dipinti, e una installazione che proietta il folklore kazako nel futuro. I dipinti, Kamil Mulashev, del 1978, Over the White Desert e Youth, intrisi di visioni utopiche e tecnologiche, mettono in dialogo la tradizione kazaka con mondi alternativi e futuristici. La video installazione, Alastau, 2024, di Anvar Musrepov, chiude dunque l’esposizione, ad illustrare come il futuro possa vedere l’uomo cedere alla natura, la quale lo domina prendendo il sopravvento sul suo corpo e sul suo posto nel mondo.
Jerūiyq: Viaggio oltre l’orizzonte, presso il padiglione del Kazakistan non è dunque solo un’esposizione artistica, ma un invito a riconsiderare le narrazioni culturali che definiscono il Kazakistan moderno. Attraverso l’arte, la mostra offre una chiave di lettura che mette in luce la capacità degli artisti kazaki di mescolare tradizione e innovazione, creando una sintesi unica e contemporanea del loro patrimonio culturale. In un’epoca di globalizzazione e rinnovata identità nazionale, Jerūiyq: Viaggio oltre l’orizzonte si pone come testimonianza della resilienza e dell’innovazione culturale di una nazione in continua evoluzione.
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