Lo sguardo del museo d’arte contemporanea come prospettiva privilegiata da cui osservare il mondo ma anche per trasformarlo, per innestare nuovi pensieri, sviluppare argomenti e confronti. Da questa attitudine parte il programma di mostre e attività del 2024 del MAN di Nuoro che, per il nuovo anno, si concentrerà sul momento dell’ecosistema, su ciò che sta succedendo intorno a noi, nel mondo che abbiamo creato, tra cambiamenti climatici e nuove politiche energetiche.
«Per il terzo anno al MAN vorrei rinnovare l’immagine di museo come memoria attiva della storia corrente, come osservatorio critico e luogo di incontro e discussione di temi sensibili», ci ha raccontato Chiara Gatti, direttrice del museo che, dal 1999, ha sede all’interno di un edificio degli anni Venti, situato tra le arterie del centro storico di Nuoro.
«Dopo le esperienze di Guernica e Odessa, ci dedicheremo ora al rapporto fra tecnologia e mondo naturale, in una prospettiva volutamente non distopica, ma con una visione di ri-creazione, con nuovi scenari possibili affidati al racconto degli artisti che trasformeranno il MAN in un grande diorama da attraversare come una biosfera», ha continuato Gatti, facendo riferimento a due progetti presentati dal MAN: la mostra sulla genesi di Guernica di Picasso – raccontata anche attraverso le immagini della grande fotografa Dora Maar, all’epoca compagna dell’artista spagnolo – e Odessa Steps, progetto tra arte e architettura focalizzato sulla storia della Scalinata di Odessa.
Si parte dunque il 29 marzo 2024, con una nuova tappa di Le affinità immaginate, progetto dedicato alla collezione storica del MAN, con un nuovo allestimento all’indomani della pubblicazione del catalogo, edito da Officina Libraria, con il titolo 100 Capolavori dalla collezione del MAN.
Nella Project Room sarà presentata La montagna magica, Opera video installativa di Micol Roubini con Lo Schermo dell’Arte, a cura di Gabi Scardi, vincitore del bando della DGCC del Ministero della Cultura Italian Council. Attraverso le atmosfere della cava d’amianto dismessa di Balangero, a una trentina di chilometri da Torino, l’opera analizza la fitta rete di relazioni tra uomo e territorio, un vero e proprio ecosistema che si estende dalla cava fino ai piccoli centri abitati alle sue pendici.
Sarà quindi la volta di In girum imus nocte, opera di Giorgio Andreotta Calò. Il film, girato dall’artista in notturna sulle tracce di un cammino svolto accanto ai lavoratori nella miniera di Carbosulcis, è entrato, insieme alle sculture Pinna Nobilis e Dogod, nella collezione del MAN grazie al bando PAC del Ministero, vinto nel 2023.
The Last Lamentation – L’ultimo compianto è invece l’opera video, performativa e installativa di Valetina Medda. Orchestrato da 15 donne che, dando le spalle al pubblico, scandiscono il paesaggio attraverso le loro oscure presenze, il rituale è costituito da una partitura vocale e coreografica ripetitiva e ipnotica che rielabora i codici rituali in forme contemporanee e astratte, gesti semplici che ibridano il vocabolario della danza con segni provenienti dal patrimonio archeologico ed etnografico.
A marzo si aprirà la open call della seconda edizione del progetto di scambio di residenze d’artista tra Sardegna e Svizzera Ritorno a Monte Verità. Ancora residenze nell’estate del 2024, con ISKRA. Flotta culturale, di Leonardo Boscani: artisti in viaggio lungo le coste della Sardegna e poi nell’entroterra, per documentare memorie di luoghi remoti. Dal 17 al 25 maggio 2024, la celebre compagnia di danza di Virgilio Sieni tornerà per animare una serie di performance aperte alla cittadinanza, fra Piazza Satta, la Solitudine e il Nuraghe di Tanca Manna.
Dopo la mostra Sensorama del 2022, il museo propone per l’estate 2024 un nuovo, gigantesco ambiente che, dipanandosi su tutti i piani dell’edificio, evochi un viaggio, un attraversamento di opere d’arte site specific, legate fra loro da un unico tema attuale. «L’idea – suffragata anche da indiscutibili ragioni scientifiche – che la nostra generazione sia la prima costretta a confrontarsi con l’ipotesi realistica della fine della specie, comporta un forte senso di smarrimento e ansia», spiegano dal museo. «Rovesciando tale prospettiva, la proposta di Diorama offre una sequenza di ambienti che ospitano le visioni di artisti internazionali, le cui opere, realizzate con media diversi, prospettano l’immagine di una natura trasformata, manipolata o appositamente ricreata quale riflesso indiretto della nuova realtà che si sta determinando».
Aprirà infine a novembre 2024 Un petalo a forma di spillo, un ciclo di mostre personali con protagonisti dell’arte contemporanea italiana e internazionale, sensibili al tema corrente dell’ecologia e del nostro abitare il pianeta. Christane Löhr, Una Szeemann, Alessandro Biggio e Gregorio Botta presenteranno quattro diversi percorsi inediti, studiati per il museo, dove si rifletterà sull’arte che custodisce, conserva, testimonia, ma anche re-immagina la terra.
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