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Arte, maternità, femminismo: Grossi Maglioni in dialogo da AlbumArte
Arte contemporanea
Donna, madre, artista, professionista, lavoratrice, sono termini difficilmente compatibili e, a causa della separatezza che continua a frapporvisi, metterli in relazione, oggi, diventa un’operazione critica e, in certi casi, radicale. Eppure, si tratta “semplicemente” di cura, che sia di se stessi, di individui e di comunità, di attività e di intenzioni. Ed è anche sulla rivalutazione del concetto di cura e sulla possibilità di estenderne l’applicazione in tutti i settori della vita, tanto nella sfera personale quanto in quella sociale, partendo proprio dalla maternità, dalle sue sfumature e dalle sue figure, che è incentrato il progetto di ricerca “Beast Mother”, a cura del duo Grossi Maglioni.
Vincitore della X edizione dell’Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, il progetto conta su una rete di partner internazionali, tra cui Kaunas Biennial, MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, Vision Forum, < rotor > Centre for Contemporary Art di Graz. Sabato, 12 novembre, il progetto sarà presentato da AlbumArte, centro di produzione artistica indipendente di Roma, in occasione di un simposio su “Arte, maternità e femminismo, un dialogo intergenerazionale tra The Glorious Mothers, Mariuccia Secol e Manuela Gandini”.
Durante il simposio si alterneranno le voci dell’artista Mariuccia Secol, della curatrice e critica d’arte Manuela Gandini e delle artiste che compongono il collettivo, attivo dal 2020, The Glorious Mothers. Sarà un incontro dove condividere riflessioni come madri, artiste e lavoratrici precarie in relazione alle esperienze del Gruppo Femminista Immagine di Varese, fondato da Milli Gandini, Mariuccia Secol e Mirella Tognola, che ha portato avanti tra gli anni ‘70 e ’80 una lotta politica ed estetica, radicata nell’arte e nel femminismo, di cui Mariuccia Secol riporterà, in qualità di fondatrice, la sua diretta testimonianza. Abbiamo raggiunto Francesca Grossi e Vera Maglioni, che hanno costituito il duo nel 2006, per farci dire di più.
Il simposio ospitato da AlbumArte rientra nell’ambito di un progetto di ricerca più ampio, Beast Mother. Potete raccontarci le varie tappe già realizzate, che hanno portato a questo momento di incontro?
«Il progetto di ricerca Beast Mother finanziato dalla X Edizione dell’Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, nell’ambito del “Grant per il sostengo della ricerca di artisti, curatori e critici”, che esamina la maternità, la relazione di cura e il suo potenziale trasformativo. La ricerca trae origine da diverse linee di pensiero: il discorso post-femminista e antropologico, la scrittura psicoanalitica, la letteratura e il cinema di fantascienza, l’analisi teorica, nonché l’esperienza diretta della maternità e l’interazione delle artiste con un gruppo di madri e bambini.
Il progetto indaga la maternità come momento di autorappresentazione della donna e la relazione di cura nella sua potenzialità trasformativa attraverso ricerche sul campo e gli strumenti che l’arte e il pensiero filosofico possono offrire. Partendo dal passato arcaico, Grossi Maglioni studia il lavoro dell’archeologa di origini lituane Marija Gimbutas, che ha dedicato attenzione particolare alle raffigurazioni preistoriche della creatività e fertilità femminile legate al culto della Grande Dea, dove il corpo femminile si fonde con elementi vegetali e zoomorfi.
La ricerca è alimentata da un approfondito confronto con il pensiero di autrici come Donna Haraway con “Le promesse dei mostri”, Rosi Braidotti con “Madri, Mostri e Macchine” e con l’immaginario della scrittrice di fantascienza Octavia E. Butler nella trilogia di “Xenogenesis”, che dall’iconografia della preistoria ci porta ad un futuro post-umano. L’argomento appare tanto delicato quanto urgente: i temi legati alla cura si fondono con quelli sulla rappresentazione della madre, facendo emergere tabù e conflitti, ma anche possibilità poetiche feconde di una diversa visione del ruolo della donna nella società.
Tra novembre 2021 e aprile 2022 la ricerca di Grossi Maglioni proseguirà in collaborazione con una rete di partner internazionali e verrà rilanciato e ampliato grazie al sostegno della X Edizione dell’Italian Council. La ricerca di Grossi Maglioni coinvolge accademici si sviluppa tramite talk e workshop.
Il primo workshop si è svolto presso la Biennale di Kaunas nel novembre 2021 con un gruppo di bambini indagando la figura della Beast Mother dalla prospettiva del bambino. Un Talk presso il museo Mac di Lissone nel dicembre 2021 svoltosi dentro l’installazione chiamata The Cave sui temi legati alla rappresentazione della madre nella cultura contemporanea. Un workshop sostenuto da Vision Forum presso la fondazione Lac O le Mon in Puglia maggio 2022 ha indagato l’immaginario inconscio legato alla Best Mother. Un workshop con donne e madri presso il museo < rotor > Centre for Contemporary Art di Graz ha avuto come focus le posture e posizioni del parto e la sua iconografia nei secoli.
AlbumArte che è partner culturale del progetto ospita il simposio nel quale abbiamo invitato il nostro gruppo di ricerca e studio chiamato The glorious Mother e alcune esponenti del gruppo femminista immagine di Varese per un confronto su arte, maternità e femminismo. Il MAXXI di Roma ospiterà in primavera 2023 la presentazione della pubblicazione conclusiva del progetto di ricerca che vedrà anche il contributo teorico di Isabella Pinto e Francesco Ventrella».
Come si inserisce il progetto nel vostro percorso di ricerca? E in che modo si è intersecato con AlbumArte?
«Beast Mother è una spontanea conseguenza del nostro lavoro, nasce da un’esigenza personale ma anche formale. Accoglie la nostra natura di artiste studiose/ricercatrici e ci permette di entrare in consonanza con altre realtà e soggetti che riflettono come noi sui temi di maternità, creatività e femminismo.
Con Albumarte abbiamo una relazione da molto tempo, è uno spazio che ha sempre avuto un’attenzione particolare per le artiste donne e per temi difficili come il femminicidio che è stato oggetto di molti incontri pubblici. Cristina Cobianchi ci ha sempre sostenute ospitando il nostro lavoro nel suo spazio ma anche appoggiando le nostre lotte in ambito artistico e politico».
L’incontro è incentrato su un tema sensibile in ogni senso del termine, il rapporto tra arte e maternità, che assume una valenza sociale e politica in rapporto ai movimenti femministi. Si parte dunque una prospettiva storica, per arrivare a comprendere la situazione attuale…
«Sì esattamente nei nostri studi abbiamo incontrato difficoltà ad individuare una visione femminista univoca sulla maternità, abbiamo capito che questo argomento ha avuto diverse visioni nel movimento a secondo degli anni, delle classi e della collocazione geografica e che ancora rappresenta un aspetto da riempire di significati».
Dopo l’appuntamento da AlbumArte, come proseguirà il lavoro?
«Il simposio sarà l’ultimo incontro del nostro anno di ricerca e rappresenterà l’inizio di una nuova fase di elaborazione e scrittura che ci porterà alla presentazione della pubblicazione Beast Mother al MAXXI di Roma in primavera».