Artificial Intelligence, Marianne Heske – QB Gallery

di - 10 Novembre 2020

Marianne Heske ha deciso di rivisitare il proprio passato e l’interesse giovanile per la Frenologia. L’artista presenta un nuovo ciclo di opere alla QB Gallery di Oslo, che é il sofisticato update di una porzione del suo archivio personale, con il quale riattiva una serie di lavori legati ai suoi esordi. Negli anni ’70, Heske si era interessata ad una pseudo scienza che aveva attirato la sua attenzione, sui primitivi sistemi di controllo delle funzioni del cervello.
Oggi che i sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di insegnare a loro stessi e probabilmente sono in grado di elaborare una grande quantità di dati, Marianne Heske sembra suggerire che la differenza nell’elaborarli é però quella tra conoscenza ed intelligenza.
È attraverso un confronto con A.I., che l’artista ha deciso di ritornare sui propri passi. Londra, Parigi, Amsterdam, Oslo, Tromso, Karaskjok e Marrakesh, i luoghi della sua avventura artistica si trasformano in una rinnovata mappatura delle sue intuizioni. Proprio perché conscia dei contenuti assurdi di quella pseudo scienza, aveva condotto una ricerca, attraverso quelli che erano allora i nuovi media dell’arte concettuale (video e fotografia) con l’intento evidente di opporsi ai fenomeni di massificazione e omologazione, manifestatisi precocemente nella società occidentale.

Veduta della mostra, foto Ivo Bonacorsi

Una visione ante litteram di ciò che sarebbe successo nella nuova epoca digitale, per la quale l’omologazione entra nella nostra quotidianità, generando piacere e l’assuefazione . Quando pensiamo all’Intelligenza Artificiale immaginiamo lo sviluppo di algoritmi di apprendimento, filtri spam o nuove applicazioni come Instagram o Tik Tok o il riconoscimento facciale per lo sblocco dei nostri smartphone. L’intelligenza artificiale è una tecnologia integrata efficace, per nulla visibile ma sempre attiva ‘sullo sfondo’.
Heske ha lavorato sulla preistoria di questo mimetizzarsi della tecnologia, sottolineando che si stava producendo un problema, dietro lo schermo. Rapporti di forza e potere costituiti e governati da protocolli, software e macchine interagenti, che gli utilizzatori degli schermi non vedono e non controllano nemmeno più.
Proprio paragonando i nostri nuovissimi strumenti allo studio del cervello di qualche secolo orsono, in ambito positivista, é dopo un primo sorriso che ci accorgiamo che in quelle false elucubrazioni frenologiche sulla forma del cranio appare la prima mappature di bisogni, sentimenti, emozioni, in cui affondano le radici i tanti format della nostra epoca digitale.
Le icone delle emoji contemporanee con cui chiudiamo, chiosiamo o con le quali punteggiamo il nuovo ordine dei nostri discorsi, e della nostra comunicazione, altro non sono che le teste senza nome delle bambole di Marianne Heske.

Marianne Heske, Artificial Intelligence, QB Gallery, Oslo

È il motivo per cui l’artista può con successo riappropriarsi dei protocolli del suo stesso passato concettuale. Appaiono allora profetiche, queste sue fotografie, nella rielaborazione dei vecchi formati. Accompagnate dai video e dalle performance rendono palese la sua forza ed il potere della sofisticazione dell’immagine, dei pionieri della video arte.
Nei testi associati al lavoro dell’artista negli anni settanta si insistette molto sull’idea di maschera. È evidente nei nuovi ingrandimenti a colori, di questa mostra nella loro manipolazione analogica, che altro non sono se non la forma germinale di tutte le pratiche digitali, utilizzate dall’artista negli anni successivi.
È la digitalizzazione che contribuisce in misura eccezionale alla trasformazione della vita stessa in una struttura di dati. Tutto può essere incarnato e visualizzato – con l’aiuto di interfacce. Ora però, la bambola, la marionetta ed il collage non sono più utilizzati per originare maschere ma per incarnare contemporanei avatar. La loro funzione simbolica si adatta ad un’altra epoca.
La differenza tra coscienza ed intelligenza é tutta qui sembra suggerire Marianne Heske, con una pratica artistica costantemente venata di umorismo. Non é così remota l’ipotesi che l’artista esista proprio per proporre, a dispetto della scienza, le ipotesi più corrette a sostenere la trasformazione del cosmo in informazione o a ricordarci che siamo tutti probabilmente posseduti da un personalissimo algoritmo.

Articoli recenti

  • Mostre

L’occhio del secolo di Henri Cartier-Bresson a Rovigo

Palazzo Roverella espone fino al 26 gennaio 2025 “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, la più completa monografia incentrata sul rapporto tra…

17 Novembre 2024 0:02
  • Mercato

All’asta il capolavoro in scultura di Leonora Carrington

Un’opera che dà vita alle visioni ultraterrene dell'artista, in scala umana. "La Grande Dame" andrà in vendita da Sotheby’s, a…

16 Novembre 2024 20:14
  • Arte moderna

Ecco com’è la grande mostra su Matisse e il viaggio, in corso alla Fondation Beyeler di Basilea

Dalla Costa Azzurra alla “luce morbida” delle città del Marocco: la fondazione elvetica mette in mostra la produzione del pittore…

16 Novembre 2024 19:31
  • Arte contemporanea

Venezia, Milano, Firenze, Roma: le città ridisegnate da Jacopo Ascari sono labirinti fittissimi di dettagli

L’artista ha realizzato per il gruppo di boutique hotel LDC una serie di otto lavori che ritrae le principali città…

16 Novembre 2024 16:53
  • Progetti e iniziative

Atmosfere da Lo Schermo dell’Arte: carrellata dai film del festival

Il Festival Lo Schermo dell’Arte è arrivato alla 17ma edizione e conserva intatta la magia dei sui film: una rapida…

16 Novembre 2024 15:53
  • Fotografia

Other Identity #135, altre forme di identità culturali e pubbliche: Valentina Erre

Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…

16 Novembre 2024 13:30