Dopo le tre fortunate edizioni biennali, ecco il nostro nuovo focus sulla ricerca artistica emergente in Italia con il 90.1% di new entry rispetto alle precedenti edizioni. Stesso metodo adottato. Una pluralità di “segnalatori” (che rimangono anonimi), diversi da quelli individuati per le scorse ricerche, molti scelti tra curatori anch’essi “emergenti”, giovani e giovanissimi, attivi tra l’Italia e l’estero, con una pratica direi quasi quotidiana di studio visit. Il prodotto finale è una nuova istantanea – senza velleità enciclopediche – delle artiste e degli artisti emergenti italiani (oppure stranieri, ma attivi da anni nel Belpaese). Cambiando il “fotografo”, è cambiata anche l’inquadratura. Così la ricognizione comprende, rispetto alle precedenti edizioni, una più residuale conferma di nomi (in questa occasione solo il 9,9).
La massiccia presenza di pittori e pittrici in questa edizione conferma la “riscoperta” del mezzo pittorico. Lo metto tra virgolette perché nei fatti non sta avvenendo ora. Si tratta di un processo in atto da tempo all’estero, solo che in Italia si è compiuto più lentamente, in particolare rispetto ai critici e ai curatori.
Cultori della qualità e del “ritorno al mestiere”, gli autori qui selezionati mostrano, ancora una volta, la rivoluzione silenziosa della pittura, in particolare di quella figurativa, la sua capacità di rinnovarsi nel tempo in forme sempre più attuali, muovendosi sui sentieri accidentati quanto effimeri del presente in divenire. Tutti i pittori che riflettono direttamente o incidentalmente sui problemi legati al medium, alla metapittura (la sua estensione semantica, per esempio, dai territori dell’installazione a quelli della scultura e della videoarte), al rapporto tra figurazione e astrazione. Ci sono quadri intesi ora come dispositivi di rappresentazione ora come presenze nella loro dimensione oggettuale, immersi nell’alveo della ridefinizione di alcuni generi tradizionali della storia dell’arte (come il ritratto, il paesaggio e la natura morta), oltre che nell’appropriazione consolidata di temi e di generi provenienti da altri ambiti linguistici, dalla letteratura e dal cinema (giallo, noir, pulp, fantascienza) fino ai video musicali e all’animazione digitale.
Come tutte le etichette, anche quella di “emergente” comprende un ampio margine di ambiguità. Tuttavia, sarebbe un errore a mio avviso non cogliere l’intenzione positiva e la spinta propulsiva di questa classificazione.
L’età media che emerge dal focus è di 32 anni. Sono artisti cosmopoliti tanto per vocazione, appartenendo a una generazione cresciuta con la globalizzazione, che per necessità, date le opportunità di studio e di affermazione che offrono altri Paesi. Anche se la formazione primaria viene spesso da accademie nostrane che, in alcuni casi, presentano delle eccellenze attrattive pure per studenti stranieri.
Le artiste si confermano sempre più preminenti con una presenza giunta al 38.7%. Confermando una tendenza in progressiva crescita. Una svolta benemerita, anche se sempre troppo lenta, che comincia a compensare la secolare preponderanza maschile nel campo delle arti visive.
Quanto alla loro provenienza geografica, il 63% è nato nel centro-nord Italia, il 28% nel sud. Per completare l’analisi del campione rappresentato va aggiunto il 9% di artisti nati all’estero, ma stabilmente attivi in Italia, dove spesso sono arrivati per completare la loro formazione.
Interessante è anche il dato dei linguaggi praticati dagli artisti inseriti in questa edizione. Ben il 43.2% di loro pratica la pittura, il 10% la fotografia, l’1.8% la video arte. In costante crescita è la ricerca nel campo delle tecnologie, del 3D (9.4%) spesso immersa nel mare in ebollizione – molte bolle sono già scoppiate – degli NFT. La scultura (ceramica compresa) dimostra di essere in buona salute con il suo 13.5%, nonostante i costi dei materiali, di produzione (complice il caro energia) e dei trasporti sempre più elevati in questo ambito, nonché il mercato di riferimento tradizionalmente più ridotto. Coloro che svolgono la loro pratica classificabile come arte urbana, come i murali, sono qui il 3.15%, mentre il 13.5% sceglie di esprimere la propria indagine attraverso installazioni ambientali. Le pratiche performative, invece, sono presenti in quota del 5.4%.
Solo il 34.7 % degli artisti presenti nel “222” è rappresentato oggi da una galleria. La maggior parte non ne ha ancora mai avuta una di riferimento, qualcuno ha interrotto il rapporto di collaborazione senza trovare nell’immediato un’alternativa.
Il prezzo medio di una loro opera si aggira su poco meno di 6.000 euro (esattamente 5.800 euro).
La quasi totalità del campione è presente con il proprio lavoro su almeno un social network (Instagram è ancora il preferito), ma solo il 55.8% ha un sito Internet personale dedicato.
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