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Artiste, galleriste e collezioniste: quattro mostre in Europa
Arte contemporanea
Una rassegna che si apre con “CLOSE -UP” alla Fondazione Beyeler di Basilea (dal 19 settembre 2021 al 2 gennaio 2022). La mostra collettiva spazia con coraggio tra generazioni e continenti e presenta le opere di nove artiste che occupano posizioni di rilievo nella storia dell’arte moderna dal 1870 ad oggi: Berthe Morisot, Mary Cassatt, Paula Modersohn-Becker, Lotte Laserstein, Frida Kahlo, Alice Neel, Marlene Dumas, Cindy Sherman, Elizabeth Peyton. L’interesse per il ritratto e l’autoritratto e quindi l’enfasi per la rappresentazione umana i focus intorno a cui ruota il percorso espositivo. Quello di CLOSE UP è un primo piano sulle prime incursioni significative che le donne artiste in Europa e in America fecero nel mondo professionale dell’arte. Una ricognizione che, attraverso le scelte, i destini e le attività delle artiste traccia lo spostamento graduale di poli dell’arte contemporanea da Parigi, in cui sono attive sia la francese Berthe Morisot e l’americana Mary Cassatt negli anni 1870 e 1880 a New York, centro occidentale dell’arte contemporanea stabilito dalla nuova generazione del dopoguerra e in cui è attiva Cindy Sherman. Elizabeth Peyton viaggia invece tra New York e l’Europa dagli anni ’90.
Tra le artiste in viaggio un posto di tutto rilievo è occupato da Paula Modersohn-Becker, che si muove nei primi anni del 1900 tra la cosmopolita Parigi e la città di provincia della Germania settentrionale di Worpswede. A questa figura di artista leggendaria, prematuramente scomparsa a 32 anni, la Schirn Kunsthalle di Francoforte dedica un’ampia retrospettiva con 120 dipinti e disegni di tutte le fasi della sua opera (dal’8 ottobre 2021 al 6 febbraio 2022). Un’opera che nasceva spesso nel confronto solitario con la storia dell’arte più antica, ma anche con le tendenze artistiche attuali, che Modersohn-Becker studiò nella metropoli francese, durante quattro lunghi soggiorni. Spirito libero e anticonvenzionale, Paula Modersohn-Becker a Parigi si era ricavata una stanza tutta per se “… qui per me è come una piccola patria. Adoro dormire tra le mie opere e svegliarmi circondata dai miei quadri la mattina” scriveva all’amica Martha Vogeler da Parigi il 21 maggio 1906. È datato pochi giorni dopo Selbstbildnis am 6. Hochzeitstag uno dei suoi dipinti iconici, che sarà in mostra alla Schirn di Francoforte: l’opera è un potente esempio di modernità per il suo linguaggio formale essenziale e anche per il soggetto, come autoritratto nudo di una artista donna.
Rimaniamo a Parigi, dove il Musée Marmottan Monet presenta la prima mostra in assoluto dedicata a Julie Manet, unica figlia di Berthe Morisot e nipote di Edouard Manet (dal 19 ottobre 2021 al 20 marzo 2022). La figura di Julie Manet, cresciuta “respirando” impressionismo, musa, collezionista, personaggio della vita artistica della capitale francese, è messa in luce attraverso oltre centro opere legate a lei i suoi rapporti familiari. Oltre ai pezzi ereditati da Berthe Morisot, la mostra presenta anche le opere acquisite da Julie Manet insieme con il marito Ernest Rouart di artisti come Hubert Robert, Corot, Degas e i grandi pannelli delle Ninfee di Monet. Una sezione della mostra è dedicata ai lasciti e alle donazioni fatte da Julie Manet ai musei francesi e, più in generale, all’impegno della famiglia per promuovere l’opera di Berthe Morisot e Edouard Manet.
È invece la prima mostra in Germania dedicata alle artiste concrete quella organizzata dal Kunstmuseum di Stoccarda. “Zwischen system & intuition: konkrete Künstlerinnen” (tra sistema e intuizione: le artiste concrete, fino al 17.10.2021) presenta oltre cento opere tra dipinti e installazioni di dodici artiste, ma soprattutto guarda al loro percorso, alle loro storie e alle condizioni di produzione dell’arte nell’Europa del novecento. Il progetto di mostra e ricerca, che fa leva sull’ampio fondo di arte concreta donato dal gallerista Franz Teufel al museo nel 2009, mira a scardinare la narrazione sul movimento dell’arte concreta, ancora ampiamente considerato un dominio puramente maschile e associato a nomi illustri come Theo van Doesburg e Max Bill.
Grazie alle ricerche della curatrice Eva-Marina Froitzheim emerge così una nuova mappa sul movimento, che include nella costellazione dell’arte concreta nomi noti e meno noti, come Marcelle Cahn, Geneviève Claisse, Sonia Delaunay, Clara Friedrich-Jezler, Lily Greenham, Katarzyna Kobro, Verena Loewensberg, Vera Molnar, Aurelie Nemours, Charlotte Posenenske, Sophie Taeuber-Arp e Mary Vieira. Oltre all’attività delle artiste, viene messa in luce l’attività di diverse galleriste che, nella Parigi del dopoguerra, si muovevano in un mondo dell’arte prettamente maschile, con la Nouvelle École de Paris. Colette Allendy, Denise René e Anne Lahumière cercarono vie alternative, trovandole nell’arte concreta e astratta.