Avamposti costieri per il contemporaneo, in Puglia

di - 23 Agosto 2020

Con i suoi 865 km di coste, la Puglia è la regione peninsulare d’Italia con il litorale più lungo. Un patrimonio turistico ma anche identitario, che storicamente ha costituito – non solo per il territorio pugliese – una fonte di ricchezza ma anche di pericolo e su cui, oggi come ieri, s’intrecciano opportunità e confronto. Alla valorizzazione culturale di questo straordinario patrimonio è dedicato il progetto espositivo “Sta come torre”, curato da Paolo Mele (scelto in seguito ad una consultazione della short list di curatori approntata lo scorso anno dalla Regione Puglia), promosso e finanziato con fondi regionali dal Teatro Pubblico Pugliese, nell’ambito del progetto “Destinazione Puglia”. Il concept ideato dal curatore pone un suggestivo parallelismo (efficacemente sintetizzato nel verso dantesco “sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti”),  tra la torre costiera, radicata in un luogo ma con lo sguardo proiettato all’orizzonte, e l’artista, interprete di un presente veicolato nel futuro.

Luigi Presicce, La Torre Trasmittente, 2020, photo Dario Lasagni, courtesy the artist

Ad imitazione delle torri costiere, avamposti di avvistamento capaci di porsi in collegamento tra loro in un’efficace rete difensiva, la mostra coinvolge sei luoghi prospicienti il mare (uno per ciascuna provincia pugliese) uniti non più con scopi difensivi ma di conoscenza. Sei luoghi per sette artisti, quattro dei quali nati in Puglia, invitati a riflettere sui rispettivi contesti e a porsi in relazione con i lavori fatti dai colleghi nella torre precedente e seguente, in un percorso circolare che oltre ad offrire un preciso tragitto al fruitore ricalca la geografia della Puglia, dal Gargano al bacino ionico, dallo sperone al tacco. Si parte da Vieste, dall’Auditorium San Giovanni, piccola chiesa contigua alla Cattedrale rifunzionalizzata con finalità culturali. Qui è possibile vedere il video della performance La torre trasmittente messa in scena da Luigi Presicce alla Torre dell’Aglio, in località Pugnochiuso. Una performance corale, com’è nella ricerca dell’artista, in cui Presicce rende dichiaratamente omaggio al Pasolini dei Racconti di Canterbury, capolavoro cinematografico che con il video pugliese condivide il riferimento a Bruegel il Vecchio. Più precisamente la performance è la riproposizione scenica di un dettaglio del dipinto fiammingo raffigurante la costruzione della Torre di Babele, in cui Nembrot, re di Babilionia, è rappresentato in visita al fantastico cantiere. Dal Gargano si passa nella Villa Comunale di Trani dove Pamela Diamante firma, in uno chalet del XIX secolo, l’installazione immersiva intitolata Le origini, la terra, il mare. Grandi lastre di filetto rosso di Apricena, inserite all’interno di strutture tubolari, riempiono verticalmente lo spazio generando una torre potenzialmente infinita, elogio alla creazione. Il tracciato lapideo si somma a quello audio, risultato di tutti i rumori possibili, interpretati dall’artista in collaborazione con il composer Marco Malasomma. Traccia acustica e geologica compongono una grammatica minimale che accompagna il visitatore in un percorso sinestesico alle origini dell’esistenza.

Lucia Veronesi, È successo il mare, 2020, photo Augusto Maurandi, courtesy the artist

Proseguendo lungo la linea adriatica si approda alla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare. Qui Lucia Veronesi, in È successo il mare, riflette sulla calma apparente, su ciò che accade anche senza essere notato. Tessuti cuciti sono la metafora di molteplici stati d’animo, di paesaggi interiori che si sovrappongono a quello del mare in un dialogo costante, in un perpetuo divenire, tra ricordo e contingente, tra serenità e turbamento. Scendendo ancora lungo il litorale pugliese, a Brindisi, nel Monumento al Marinaio, struttura d’epoca fascista costruita per commemorare i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra, Luca Coclite e Giuseppe De Mattia dialogano in Torri orizzontali, complessa installazione multimediale a quattro mani composta da video, fotografie e risultanze performative, incentrata sul concetto del vedere. Concentrandosi sul paesaggio a loro più prossimo, i due artisti riflettono sulla visione mediata quale generatrice di distorsioni e aberrazioni. Scrutare l’orizzonte nelle loro speculazioni, da operazione meramente meccanica, marinaresca per l’appunto, si trasforma in gesto rivelatore e memoriale. Mettendo in atto un’operazione meramente concettuale, mentre Coclite restituisce il paesaggio con i suoi miraggi e con alcuni inciampi visivi che ne compromettono la familiarità, De Mattia seziona l’orizzonte ricalcato nei pressi di casa dei suoi genitori, attuando il paradosso di percorrere la verticalità della torre con i segmenti del “sua” visione.

Elena Bellantoni, Corpo Morto, 2020, courtesy the artist

Spostandosi ancora più giù, verso il capo di Leuca, nel porto di Tricase, si assiste all’intervento site specific di Elena Bellantoni. In Corpo morto, azione performativa realizzata in mare tra le coste frastagliate di un’insenatura del basso Salento, l’artista, in un susseguirsi di gesti fisici quanto poetici, compone la frase “ancóra corpo-morto tra cielo e terra coraggio”. Giocando con le parole e mixando riferimenti linguistici e semantici, riflette sulla tragedia dei naufraghi che quotidianamente tentano la traversata. “Corpomorto” e “ancoraggio” sono termini desunti dal linguaggio marinaresco che nella riflessione della Bellantoni si tramutano in testimonianze tragiche ma anche in ancore di salvezza. Chiude il percorso la mostra “Radio Fonte Centrale _ Stazione Puglia” di Gabriella Ciancimino al Crac di Taranto, centro di ricerche artistiche contemporanee ospitato nell’ex convento dei Padri Olivetani affacciato sul Mar Grande. Una serie di opere grafiche realizzate su carte lavorate a mano, impastate con semi, sovrapposte e tagliate col bisturi, raccontano vicende umane plurime, di naufragi, di spaesamento sociale ed economico, di derive culturali. Labirinti segnici che attraverso l’immagine al tempo stesso concreta e simbolica del Fiordaliso di Creta (“pianta vagabonda” come l’ha definita Gilles Clément, diffusa a Creta e nel Nord Africa, dalla Cirenaica all’Egitto fino in Siria e Palestina, e di cui sono stati ritrovati degli esemplari anche nel basso litorale ionico) raccontano l’incontro con l’Altro, i riti di passaggio e di stanziamento, i naufragi e gli approdi, rinnovando l’invito alla reciproca conoscenza e all’unione, ribadito anche dalla traccia sonora del gruppo reggae siciliano degli Shakalab.

Gabriella Ciancimino, Radio Fonte Centrale, 2020, photo Fausto Brigantino, courtesy the artist

Un tracciato coinvolgente (che a partire dal 17 settembre sarà possibile ripercorrere in toto negli spazi del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce) condensato in un’esposizione diffusa che si fa architettura, design, infrastruttura. Non una mostra itinerante, ma una mostra unitaria che è essa stessa un viaggio, un’esplorazione dello straordinario paesaggio costiero pugliese ma anche dei nostri ricordi, delle nostre visioni e delle nostre percezioni, fonti di conoscenza ma anche di equivoci, ambigue e ambivalenti, proprio come quelle che si potevano cogliere dalle torri costiere, tra avvistamenti di navi amiche e nemiche, tra sbarchi di invasori e salvifici arrivi di alleati.

Nato a Terlizzi nel 1980, è giornalista, critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi di Lecce, si perfeziona sull'Arte del Novecento all'Università degli Studi di Bari. Già cultore della materia in Museologia presso l’Università degli Studi della Calabria e docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia, ha condotto studi specialistici e curato mostre per Soprintendenze, istituzioni e musei.  

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