Un maestro della pittura e un iconoclasta dell’arte, entrambi immersi nelle vicende del Novecento, l’uno da riscoprire, l’altro da ritrovare. Sono Edmondo Bacci e Marcel Duchamp, che entreranno idealmente in dialogo in uno spazio altrettanto intriso di storia, come Palazzo Venier dei Leoni, sede della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Saranno loro i protagonisti della stagione espositiva 2023 dell’istituzione lagunare, che renderà omaggio ai due grandi interpreti della scena artistica nazionale e internazionale del XX Secolo con due mostre monografiche. Dalla prima e più esaustiva retrospettiva mai realizzata dedicata al veneziano Bacci, in apertura il primo aprile 2023, si passerà, in autunno, al prezioso tributo a Duchamp, tra gli artisti più influenti ed eclettici del Novecento, amico e consulente della mecenate Peggy Guggenheim, ex moglie dell’artista Max Ernst e nipote del magnate Solomon R. Guggenheim.
Ad aprire la stagione espositiva, dunque, “Edmondo Bacci. L’energia della luce”, a cura di Chiara Bertola, responsabile del programma di arte contemporanea alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia, e attualmente nella shortlist dei direttori del Museo Madre di Napoli. In esposizione, un’ottantina di opere, tra dipinti e disegni inediti, provenienti da musei e collezioni private nazionali e internazionali, per quella che sarà la prima ampia retrospettiva dedicata all’artista nato nel 1913 e scomparso nel 1978.
Pienamente veneziano, si formò all’Accademia di Belle arti con Ettore Tito e Virgilio Guidi. Nel 1945 la prima personale alla Galleria del Cavallino di Venezia, nel 1948 la prima partecipazione alla Biennale di Venezia e nel 1951 alla prima Biennale di Genova. Nel 1953, a Venezia, partecipò a una mostra del Movimento spaziale, fondato da Lucio Fontana, sottoscrivendo anche il manifesto “Lo spazialismo e la pittura Italiana nel sec. XX”, redatto da Anton Giulio Ambrosini.
Fu in questi anni che conobbe Peggy Guggenheim, la quale rimane affascinata dalla sua pittura e ne diventò attiva sostenitrice. Nel 1956 espose per la prima personale negli Stati Uniti, alla Seventy-Five Gallery di New York, nel 1957 alla Galleria La Cittadella di Ascona, in Svizzera e, nello stesso anno, alla mostra “Between Space and Earth” alla Marlborough Gallery di Londra. Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, l’apice del successo: nel 1958 gli fu dedicata una sala alla Biennale di Venezia e nel 1959 gli venne assegnato il Premio del Comune di Venezia alla Terza Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea. Bacci si colloca entro la ristretta cerchia di eccellenze artistiche venete, insieme a Tancredi Parmeggiani ed Emilio Vedova che, negli stessi anni, ottenere successi e riconoscimenti internazionali.
La mostra vuole rendere omaggio all’artista concentrandosi sul periodo più lirico e felice della sua produzione, ovvero gli anni ’50, che hanno segnato il suo successo, nella cornice veneziana, suo luogo di nascita e d’ispirazione, nonché la sua consacrazione alla XXIX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1958.
Di Marcel Duchamp si è scritto tantissimo ma mai tutto. La sua enorme influenza non solo è più che attiva anche oggi ma, in un certo senso, rimane ancora da scoprire, anzi, da rintracciare. Non solo nell’arte in senso stretto ma anche nella tecnica, nella tecnologia, negli strumenti – oggettuali e concettuali – che modificano e regolano la nostra percezione dello spazio e del tempo in rapporto alla nostra identità. Dal 14 ottobre 2023 al 25 marzo 2024, andrà dunque in scena alla Collezione Guggenheim di Venezia la mostra “Marcel Duchamp e la seduzione della copia”, a cura di Paul B. Franklin, studioso indipendente residente a Parigi ed esperto dell’opera duchampiana. «In tutta la sua opera, Duchamp ha messo in discussione la gerarchia tradizionale tra originale e copia», spiegano dal museo veneziano. «Replicando il suo lavoro in diversi media con dimensioni variabili e in edizioni limitate, l’artista ha ridefinito radicalmente ciò che costituisce un’opera d’arte e, per estensione, l’identità dell’artista stesso».
Fulcro della mostra è Scatola in una valigia (1935–41), capolavoro oggi parte della Collezione Peggy Guggenheim, un museo portatile contenente 69 repliche e riproduzioni in miniatura dell’opera di Duchamp, che la mecenate americana acquistò dall’artista nel 1941. L’esposizione presenta importanti prestiti da prestigiosi musei italiani e americani, come il Philadelphia Museum of Art, nonché da diverse collezioni private, tra cui una trentina di opere provenienti da una collezione privata veneziana.
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