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Ballad of the end: la scultura in trasformazione di Greg Jager, a Bologna
Arte contemporanea
Sabato, 22 ottobre, nella cornice della programmazione di “Arte negli Spazi Temporanei”, ha inaugurato, presso lo Spazio Petroni della Fondazione Rusconi di Bologna, “Ballad of the End”, operazione di Greg Jager, a cura di Hidden Garage. Il progetto, presentato – per la prima volta – lo scorso febbraio nell’ambito nella mostra “Materia Nova”, curata da Massimo Mininni presso la Galleria d’arte Moderna di Roma, si sviluppa sotto una cifra performativa e partecipativa, utile a coordinare la pluralità di rimandi e risvolti racchiusi in questo lavoro.
L’intervento parte dalla costruzione, da parte dell’autore, di una struttura composta da grandi mattoni di tufo dalle sembianze scabre che, similmente a una sorta di archeologia contemporanea, trasmette, nel suo insieme, il senso transeunte della rovina. I blocchi, invero, non corrispondono esclusivamente agli elementi convenzionali di un assemblaggio scultoreo ma, di concerto, costituiscono il dispositivo d’attivazione dell’intera operazione artistica. Difatti, il pubblico è chiamato a interagire con le pietre, a disseminarle, traslandole da una posizione della sala a un’altra, cambiandone l’assetto, fino ad alterarne considerevolmente l’ordinamento iniziale.
Attraverso l’esercizio della fase performativa, fruitore e opera si permeano a vicenda, sull’effetto dei rapporti di azione e reazione originati dal movimento delle masse rocciose e da coloro che lo provocano. Corpo vivo e corpo inerte, così, stabiliscono un nesso di reciprocità, al punto da vedere le rispettive differenze lenirsi, nel moto unico e transitivo – sia passivo che negativo – di un’azione condivisa e in divenire. Tale svolgimento, nella sua fenomenologia, riformula la fisica dell’opera, ne libera il tempo interno e, così, la iscrive nel decorso dell’esperienza, tanto da condizionare collateralmente il contesto circostante e da dimostrare la rete di influenze che la stessa è in facoltà di animare, ponendo sinergia tra pubblico, spazio, materia, evento.
Secondo un processo del genere, l’opera acquisisce configurazioni nuove, perciò possibilità di significato ulteriori. Negli effetti, i riferimenti plausibili, manifestando la natura interdisciplinare di un progetto che interseca le arti visive con pratiche afferenti ad altri ambiti di studio, svariano dall’antropologia alla sociologia, fino a tematizzare nozioni quali la prossemica, l’interoperabilità, la spazialità, la materialità. Ricombinare le componenti non modifica solo l’impostazione concreta dell’opera, ovvero la sua oggettività, ma raccorda sotto nuova forma anche una serie di qualità metaforiche e intangibili che, seppur innervate nella medesima materia, diversamente, rimarrebbero inespresse.
Si tratta del ruolo costitutivo del tempo in funzione dell’articolarsi dell’intervento, della dimensione storica implicita nelle sembianze uniche di ogni singola parte di tufo utilizzata, dell’irripetibilità delle dinamiche che determinano la conformazione conclusiva.
Nella performance di Bologna, a tutto ciò si è aggiunto un contributo sonoro, elaborato dalle sound designer Maru Barucco e Lorenza Ceregini, le quali – nella giornata d’apertura – hanno interpretato in tempo reale il rumore causato dalla movimentazione delle pietre, ampliando la natura estetica dell’intero lavoro.
La sinestesia posta in essere da “Ballad of the End” – testimoniata da una pubblicazione edita in collaborazione con DITO Publishing – trova, infine, una restituzione statica in una serie di frottage realizzati dall’artista a partire dal deterioramento successivo alla manipolazione del tufo e in due fotografie di Martha Micali estratte dall’omonima pubblicazione, che riflettono l’andamento del momento performativo.
“Ballad of the End”, di Greg Jager e a cura di Hidden Garage, è visibile fino all’11 novembre.