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Bergamo, l’ex Chiesa di San Rocco riapre con l’arte di Wilfredo Prieto
Arte contemporanea
L’esposizione di Wilfredo Prieto (1978), dal titolo Troppo facile per l’incredulo vedere da lontano, inaugura la Chiesa sconsacrata di San Rocco come nuovo spazio espositivo di SpazioVolta. Questa piccola chiesa cinquecentesca, situata sopra un’antica fontana, è un luogo suggestivo e ricco di storia, dove da anni l’associazione SpazioVolta anima il cuore di Bergamo Alta con eventi e installazioni artistiche. Il progetto di recupero della chiesa, inagibile dagli anni Ottanta, è strutturato in due fasi: l’inaugurazione della mostra segna il completamento della prima fase, con interventi di consolidamento del tetto e messa in sicurezza dell’edificio. La seconda fase del progetto di restauro, prevista per il 2025, si propone di restituire alla comunità di Bergamo questo prezioso bene storico e culturale.
La mostra di Prieto si sviluppa in dialogo costante con l’architettura, invitando il visitatore a esplorare le interazioni tra le opere e il contesto, giocando con le problematicità e le bellezze del luogo e creando installazioni capaci di offrire momenti inaspettati. Il pubblico viene stimolato a osservare l’ambiente circostante con occhi rinnovati, scoprendo nuove prospettive e significati nascosti.
Nell’area della fontana, Prieto presenta Trappola un’installazione che sintetizza perfettamente questo approccio: un bastone incastrato in un foro della pavimentazione in pietra sostiene uno specchio circolare, posizionato all’interno di una scanalatura del pavimento. L’effetto visivo è sorprendente: lo specchio, apparentemente sospeso nello spazio, sembra sorretto dall’architettura stessa. Questa installazione offre una visione diversa e poetica dell’ambiente, rivelandone la fragilità antica e invitando il pubblico a riflettere sulla capacità dell’arte contemporanea di donare nuova vita a luoghi storici.
Nel nuovo spazio della chiesa, il visitatore si imbatte in altre quattro opere di Prieto. La prime che incontriamo sono Cielo e terra e L’anima portata via dalla materia, rispettivamente, una patata illuminata da una lampadina e una boccetta di profumo, appoggiata a terra ma che sembra in procinto di essere trascinata verso l’alto da un cavo. Le due opere lasciano il visitatore confuso, sembrano nascondere significati criptici posti a confronto con la complessità dell’architettura circostante. Seguendo con lo sguardo i cavi, l’attenzione è indirizzata verso il soffitto, dove le travi in legno, segnate dal tempo e dall’usura, rivelano dettagli e segreti dell’edificio, suggerendo un legame tra l’arte e l’architettura, tra terra e cielo, come suggerisce il titolo della prima opera.
Troppo facile per l’incredulo vedere da lontano, opera che dà il titolo alla mostra, è collocata sull’altare, spazio tradizionalmente destinato a contenere simboli sacri come una croce o un tabernacolo, e si compone di un cervello e di un cuore custoditi all’interno di una teca. Il trasferimento del significato proposto da Prieto, sostituendo l’elemento religioso con due organi umani, stimola una riflessione profonda e attuale. Oggi ci troviamo spesso divisi tra ragione e sentimento, in una continua lotta per scegliere quale dei due seguire. In una società caratterizzata dalla confusione e dalla nascita di nuovi idoli, questo dualismo riflette la perdita di una guida spirituale certa, una funzione che un tempo la chiesa svolgeva attraverso i suoi simboli e insegnamenti.
Il percorso espositivo culmina con un’opera particolarmente delicata e sottile: un uovo e una pallina da biliardo, collocati sullo zoccolino lungo una delle pareti della chiesa. Uovo e palla 8 è un’opera è tanto silenziosa quanto potente, e proprio nella sua fragilità e discrezione risiede la sua forza espressiva. L’incontro con questa installazione è sorprendente e pieno di rimandi simbolici. L’uovo, infatti, è un simbolo ricorrente nell’iconografia cristiana, rappresentando la resurrezione di Cristo, mentre la pallina da biliardo, con il numero 8, rimanda al simbolo dell’infinito. La combinazione di questi due elementi, posizionati in una situazione di precarietà, suggerisce un equilibrio tra il sacro e il profano, tra la fragilità umana e l’eternità.
Le opere di Prieto, allestite all’interno di SpazioVolta, ci invitano a riflettere su come l’arte contemporanea possa diventare uno strumento di valorizzazione e rinascita per un patrimonio culturale dimenticato e trascurato. Attraverso interventi che si intrecciano con l’architettura e la storia del luogo, Prieto dimostra come l’arte sia in grado di donare una nuova vitalità agli spazi, rendendoli nuovamente rilevanti per la comunità. Il percorso proposto all’interno della Chiesa di San Rocco è un viaggio alla riscoperta del significato degli spazi e degli oggetti, dove il visitatore è invitato a osservare e riflettere, scoprendo il potenziale poetico nascosto dietro ogni angolo.
L’iniziativa di SpazioVolta rappresenta non solo un progetto di restauro fisico, ma un atto di restituzione culturale, un’opportunità per rinnovare il legame tra la collettività e il suo patrimonio storico, mostrando come l’arte contemporanea possa riattivare la memoria di un luogo. Il bene culturale torna a vivere e a dialogare con la comunità, suggerendo una rinascita fatta di cura, attenzione e dialogo tra il vecchio e il nuovo.