Ai Weiwei ha scelto la capitale tedesca per realizzare la sua nuova opera: si tratta di un monumento dedicato a Mikhail Gorbaciov, ex presidente dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e ultimo leader dell’Unione Sovietica. L’artista considera Gorbaciov «Uno dei pensatori più importanti che hanno contribuito a dare una nuova possibilità alla società, simbolo e punto di riferimento per le persone in cerca di libertà». L’opera era stata annunciata il 2 ottobre, in occasione della vigilia del trentesimo anniversario della riunificazione della Germania. L’opera prevede la collaborazione con la fondazione Cinema for Peace dell’attivista sloveno Jaka Bizilj.
Si tratta di un’opera dall’ingente carica politica. L’artista sostiene infatti che il lavoro vuole veicolare il processo democratizzante della Russia per la Cina comunista. Ai Weiwei ha dichiarato che «Fino a oggi non c’è nessuno come Gorbaciov in Cina e se la Cina non avvia una riforma politica come quella di Gorbaciov non avrà buoni risultati per quanto riguarda lo sviluppo economico».
Particolare è la scelta di Berlino, città con cui l’artista non ha certo un bel rapporto. Ai WeiWei si è espresso negativamente sulla Germania e Berlino a causa di due episodi razzisti da lui subiti in Germania. Aveva anche dichiarato che Berlino è la città più brutta e noiosa che ci sia, che è impossibile insegnare agli studenti delle accademie tedesche e aveva denunciato la corruzione del sistema.
Bisogna ricordare che Ai Weiwei ha particolarmente caro il tema della libertà individuale. Come ricorderete, l’artista è stato imprigionato e torturato dai funzionari del Partito Comunista Cinese nel 2011 per le sue opere critiche nei confronti dello stato. Dissidente fin da giovanissimo, a causa di idee contrastanti con il regime comunista cinese, la sua famiglia era stata spedita in un campo di lavoro. La rottura definitiva con il governo cinese si è avviata ufficialmente nel 2008, quando dopo un violento terremoto erano crollate diverse scuole, probabilmente a causa della scarsa qualità del materiale impiegato. Dato che il governo aveva sottostimato il numero delle vittime, l’artista aveva esortato la popolazione a stilare un elenco dei ragazzi deceduti. La reazione del governo è stata violenta, con l’oscuramento del sito web dell’artista. Nel 2015 Amnesty International gli ha conferito il premio Ambassador of Conscience e successivamente il governo cinese gli ha restituito il passaporto, così da lasciarlo libero di portare la sua arte nel mondo.
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